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Cronaca

Strage di Capaci, il presidente della commissione antimafia ligure Centi: "C'è uno Stato parallelo che lavora nell'ombra"

"Questo Stato parallelo potrebbe essere ancora lì, a lavorare nell’ombra, a evitare che si sappia o che si faccia. Ma noi sappiamo e lavoriamo": così Roberto Centi ha ricordato la strage di Capaci dopo trent'anni

A trent’anni esatti dalla strage di Capaci il presidente della commissione Antimafia ligure, il consigliere regionale Roberto Centi, interviene con un messaggio in memoria di Giovanni Falcone, della moglie e degli uomini della scorta.

"Nella strage di Capaci morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Sono passati trent’anni esatti – scrive Centi – e nel frattempo ho conosciuto personalmente, nel mio ruolo di presidente della commissione Antimafia ligure, un sopravvissuto, parenti, esperti della tecnica di strage, magistrati e testimoni diretti di quegli anni in Sicilia e non solo. Tutti dicono la stessa cosa: in Italia coesistevano e coesistono due Stati: uno di servitori che ne tutelano regole e futuro, uno di traditori che tramano, depistano e sono complici di morte".

Per Centi, ci sono stati pezzi dello Stato che hanno lasciato soli Falcone e Borsellino, e che li hanno accompagnati alla morte: "E ci sono state figure che li hanno isolati anche dal vivere quotidiano, e di fatto li hanno indeboliti: da giornalisti a pseudo intellettuali polemisti, da politici, a funzionari, persino a vicini di casa che scrivevano lettere al Giornale di Sicilia perché erano disturbati, poverini, dal rumore che facevano le scorte quando accompagnavano a casa i due magistrati.
Queste cose allora le intuivo, ora le so. E questo Stato parallelo potrebbe essere ancora lì, a lavorare nell’ombra, a evitare che si sappia o che si faccia. Ma noi sappiamo e lavoriamo".

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