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Cronaca

Questura, Stefano Signoretti è il nuovo capo della Squadra Mobile

Originario di Roma, per questi tre anni dirigente della stessa sezione a Venezia, raccoglie il testimone dal collega e amico Marco Calì, promosso a Milano

Arriva da Venezia, anche se è originario di Roma (e tifoso della Lazio) il nuovo dirigente della Squadra Mobile della Questura di Genova, Stefano Signoretti.

Signoretti, 51 anni, raccoglie il testimone dal collega e amico Marco Calì, promosso alla Questura di Milano. Il primo giorno di servizio è stato proprio lunedì 7 ottobre, giornata in cui il nuovo dirigente della Mobile ha fatto la conoscenza del procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi.

Ai giornalisti, Signoretti si è presentato con il questore Vincenzo Ciarambino, che già lo aveva conosciuto come giovane funzionario ai tempi della sua esperienza alla Questura di Venezia: dopo un breve ritorno a Roma, il nuovo dirigente è stato nuovamente richiesto a Venezia, dove ha preso il comando della locale Squadra Mobile, salutata per quella del capoluogo ligure dopo poco meno di 3 anni.

«Devo ancora conoscere Genova, è la prima volta che ci vengo - ha sorriso Signoretti - Devo approfondire la conoscenza sia dal punto di vista del territorio sia da quello più professionale. Sabato ho già fatto un giro nella movida del centro storico e ho avuto modo di vedere quanto sia animata, ricorda un po’ Trastevere. Genova è una città più grande di quanto si possa pensare, e le criticità sono diverse, ma conto di proseguire al meglio il lavoro avviato dal mio predecessore».

Nel curriculum di Signoretti, diverse operazioni portate a termine con l’affiatata squadra veneta: dallo smantellamento della rete di spaccio intorno alla stazione di Mestre, gestita da gang nordafricane, a un’importante operazione contro la camorra messa in campo nella zona di San Donato, che ha portato all’arresto di camorristi e funzionari pubblici, arrivando sino al furto messo a segno a gennaio 2018 a Palazzo Ducale di Venezia, dove una banda di ladri si era introdotta nelle sale espositive in cui era allestita la mostra "Tesori dei Moghul e dei Maharaja" rubando gioielli per 8 milioni di euro appartenenti alla collezione privata di Hamad bin Abdullah Al Thani, membro della famiglia reale del Qatar. 

A novembre dello stesso anno, la Squadra Mobile di Venezia era riuscita a incastrare una banda di uomini di origini serbe e croate in collaborazione con i colleghi croati.

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