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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Sampierdarena / Via Enrico Porro

Sfollati, ansie e paure prima dei rientri: «Due ore per raccogliere una vita»

Giovedì mattina - meteo permettendo - iniziano le operazioni per il recupero degli oggetti personali nelle case abbandonate dopo il crollo del Morandi. E i pensieri dei residenti corrono in ogni direzione

«Meno due, e la paura di non farcela»: inizia così lo sfogo di Giusy Moretti, una dei residenti di via Porro costretti ad abbandonare le loro case per il crollo di ponte Morandi, voce e volto degli sfollati non solo nella zona rossa, vicino al ponte di ferro dove si ritrovano ogni giorno ormai da oltre due mesi, ma anche su Facebook, cui spesso affida pensieri, parole e riflessioni sulla tragedia che ha colpito lei, i suoi vicini e la sua città.

La preoccupazione di Giusy deriva dal fatto che mancano ormai meno di 24 ore all'inizio delle operazioni di rientro nelle case per il recupero degli oggetti personali, un processo che - meteo permettendo - dovrebbe durare in totale 13 giorni: giovedì 18 ottobre, per la prima volta da quel maledetto 14 agosto, gli sfollati potranno rientrare nei palazzi e negli appartamenti abbandonati e, insieme con tre vigili del fuoco, recuperare tutto ciò che gli è caro e che può essere contenuto nei 50 scatoloni messi a disposizione dal Comune. Per ogni famiglia potranno entrare un massimo di due persone, che avranno due ore per scegliere cosa prendere, sistemarlo nelle scatole e dare un ultimo sguardo a quella che, in alcuni casi da decenni, è la loro casa. Che con tutta probabilità verrà demolita per costruire il nuovo viadotto sul Polcevera.

L’ansia, insomma, è quasi scontata e comprensibile, e Giusy Moretti se n’è fatta ancora una volta portavoce: «Mi immagino lì a fare la cernita dei vestiti, le giacche e i piumini. Tanta roba usata, la mia con il mio profumo. Dopo 65 giorni l'impatto sarà forte, dovrò controllare il respiro, dovrò dire al mio cuore di rallentare i battiti, che le mie mani non tremino nel raccogliere quel po' di vita che mi porterò via».

Il comune ha già messo a punto il piano e diffuso il calendario degli accessi nelle case: come confermato dal consigliere delegato alla Protezione Civile, Sergio Gambino, si partirà dai palazzi ai margini della zona rossa, con 6 accessi contemporanei in altrettanti edifici, e si inizierà poi ad avvicinarsi verso il centro, lasciando quelli proprio sotto il Morandi per ultimi per strappare quanto più tempo possibile ai sensori e avere dati più precisi su eventuali movimenti del ponte. Giovedì mattina Giusy, come decine di altre persone, potrà finalmente rientrare nella sua casa, da cui è fuggita lasciando le luci accese, i panni stesi ormai logori, il cibo nel frigorifero: tutto congelato alla mattina del 14 agosto, quando il Morandi si è accartocciato su se stesso portando con sé 43 vite e causando danni incalcolabili.

«I muri non li potrò portare con me - prosegue Giusy su Facebook - mi hanno visto sposa felice, mamma di gemelle, hanno udito i loro vagiti, i pianti, le risate, gli urli. Momenti belli e altri brutti, hanno visto il mio dolore quando ho dovuto lasciare mia mamma e dopo alcuni anni il mio papà. Mi rifugiavo in casa, la mia casa era il porto sicuro, dove le mie ansie trovavano quiete, le paure svanivano.Ora sono in preda all'incertezza: ricominciare mi fa paura». 

Giovedì mattina, però, ansie e paure verranno messe da parte per cercare di sfruttare al massimo il poco tempo a disposizione, con la consapevolezza che in caso di bisogno il Comune ha già predisposto un eventuale secondo, e persino terzo accesso: «Coraggio - è l’invito di Giusy - andiamo decisi e un po' incazzati a prenderci quello che è nostro».

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