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Cronaca

Omicidio di Sestri Levante, Ginocchio nega ancora: «Non l'ho ucciso io»

Il 45enne di Lavagna, in carcere da dicembre con l'accusa di avere ucciso il 50enne di Sestri Levante Antonio Olivieri, è stato nuovamente interrogato. E non fornisce valide spiegazioni sulla presenza del suo dna sul luogo del delitto

«Non l’ho ucciso io»: ribadisce la sua innocenza nel corso dell’ennesimo interrogatorio Paolo Ginocchio, l’uomo di 45 anni accusato di avere aggredito e colpito a morte l’artigiano Antonio Olivieri, 50 anni, nello scantinato del suo palazzo di Sestri Levante, poco distante dalla stazione.

Ginocchio, in carcere dallo scorso dicembre insieme con la compagna Gesonita Barbosa, ex moglie di Olivieri e considerata la mandante del delitto, è stato interrogato dal sostituto procuratore Fabrizio Givri e da Marco Calì, dirigente della Squadra Mobile di Genova, tra i primi ad arrivare sul posto il 23 novembre del 2017, quando alcuni colleghi di Olivieri scoprirono il suo corpo in cantina.

Alla base del nuovo interrogatorio, il ritrovamento di dna compatibile con quello di Ginocchio sulle fascette da elettricista trovate intorno al collo di Olivieri: attirato nello scantinato con la scusa di un black-out, l’artigiano 50enne era stato colpito alla testa con un oggetto pesante che ancora non è stato ritrovato, e poi strangolato con fascette di plastica del tutto simili a quelle trovate nell’auto di Ginocchio durante una perquisizione. Eppure il 45enne di Lavagna nega ogni accusa: la presenza del suo dna sulle fascette sarebbe normale, ha sostenuto, tenuto conto del fatto che erano le sue e che ci lavorava. Non si spiega però come le fascette siano passate dalla sua auto al collo di Olivieri, e su questo Ginocchio non ha fornito spiegazioni, ribadendo di essere rimasto a casa con la compagna, a Lavagna, e di avere dormito tutta la notte.

Da chiarire anche il ruolo di Gesonita Barbosa, 35 anni e madre dei due figli di Olivieri: la donna, secondo gli investigatori, avrebbe convinto Ginocchio a uccidere l’ex marito per risolvere i loro problemi economici e per rifarsi dopo un divorzio molto difficile e turbolento. Anche lei nega ogni accusa, ma una traccia del suo dna, trovata sul volante dell’auto di Ginocchio, individuata dalle telecamere nei pressi dell’abitazione della vittima la notte precedente all’omicidio e la mattina stessa, lascia aperti diversi scenari. In particolare: era lei che guidava nel corso del primo viaggio, intorno alla mezzanotte del 22 novembre, e all’alba del 23?

Stando a quanto ricostruito dagli investigatori, che hanno analizzato la posizione dei cellulari e le riprese delle telecamere di sorveglianza, Olivieri sarebbe infatti stato ucciso dopo due tentativi di agguato: il primo, avvenuto nella notte, non avrebbe funzionato, perché l'uomo già addormentato non si sarebbe accorto del finto black-out architettato per attirarlo in cantina. Il secondo, invece, è stato quello fatale: la mattina del 23 novembre l’artigiano si stava preparando per andare a lavorare quando ha notato mancare la luce, è sceso in cantina a controllare e lì è stato barbaramente aggredito e ucciso. 

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