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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Cogoleto

Stoppani, la sentenza del giudice: assolti i quattro operai

Maruska Piredda, responsabile Lavoro e Welfare per Idv, racconta la sentenza del giudice sulla tormentata vicenda che riguarda l'ex stabilimento Stoppani di Cogoleto

E' arrivata la sentenza tanto attesa sulla vicenda dell'ex Stoppani di Cogoleto. Il giudice dà ragione ai quattro operai che a luglio 2009 erano stati sospesi dal lavoro e dallo stipendio per tre giorni dai vertici commissariali con l'accusa di insubordinazione, falso e danno ambientale.

La sentenza, di cui domani si conosceranno le motivazioni, assolve i dipendenti dell'ex industria chimica, rappresentati dall'avvocato Massimiliano Aloi, accusati di non aver segnalato la disattivazione di due pozzi di emungimento delle acque di falda da depurare, durante i lavori di demolizione dell’ala sud del manufatto.

“Annullata la sanzione disciplinare e considerato l'esito della sentenza – spiega Maruska Piredda, consigliere regionale e responsabile Lavoro Welfare Idv per la Liguria – si può presumere che il giudice abbia ritenuto veritiere le dichiarazioni rilasciate dagli stessi operai, che hanno sempre sostenuto di aver scollegato i pozzi su ordine preciso dei vertici della struttura commissariale. Infatti, per obbligo della magistratura, perché fosse garantito il barrieramento idraulico del sito, doveva essere registrata la continuità di funzionamento dei pozzi nei documenti da consegnare ad Arpal”.

"Da quanto risulta secondo alcune testimonianze raccolte dal giudice e messe agli atti - continua Maruska Piredda - nel 2008 i due pozzi di emungimento sono stati scollegati per sei mesi in concomitanza con le operazioni di demolizione della vecchia struttura industriale sul lato Sud. “Secondo alcune testimonianze registrate durante il processo, la chiusura dei pozzi nel 2008 non è stata un fatto isolato. Risulta che siano stati chiusi, successivamente, in occasioni di piogge e di operazioni di sfangamento, nonostante secondo i dati consegnati ad Arpal risultassero sempre in funzione. A questo punto mi domando: alla luce dell'annullamento della sanzione disciplinare a carico degli operai e di alcune testimonianze, a chi dovranno essere rivolte le accuse di falso e danno ambientale?”.

In quattro anni sono stati spesi 40 milioni di euro che, secondo il preventivo fatto dall'ex assessore regionale all'Ambiente Zunino, doveva essere la cifra necessaria alla messa in sicurezza del sito. Oggi, invece, secondo quanto dichiarano i vertici commissariali ne servirebbero addirittura 820 per terminare la bonifica. Ma cosa è stato fatto in questi anni?

“Mi risulta – dice Piredda – che i 13 pozzi di emungimento, che nel 2006 l'Arpal dichiarava essere solo il punto di partenza per ottemperare alle indicazioni della conferenza dei servizi, siano rimasti tali anche dopo il passaggio dall'ex proprietà privata alla gestione commissariale, avvenuta nel luglio 2007. Inoltre i depuratori, durante la gestione privata del sito, erano due e ritenuti insufficienti. A fine 2007 il maggiore dei due si ruppe e il sito lavorò per ben tre anni con un solo depuratore in funzione. A oggi il depuratore funzionante è ancora uno, anche se sostituito da un impianto di nuova generazione. Sempre dalle dichiarazioni rilasciate durante il processo, pare che l'ordine delle nuove pompe di collegamento dei pozzi agli impianti di depurazione sia arrivato ai meccanici solo dopo l'avvio della causa contro i quattro operai”.

Quali sono state le conseguenze sull'ambiente delle ripetute chiusure dei pozzi?

“A questo punto penso che Arpal debba chiedere spiegazioni sulle modalità della messa in sicurezza del sito dell'ex industria chimica. Da parte mia, presenterò un'interrogazione in consiglio regionale al presidente Burlando e all'assessore Briano per chiedere al più presto chiarimenti al neoministro degli Interni Cancellieri, che ancora ricopre la carica di commissario straordinario dell'ex Stoppani”.

La sentenza del giudice, oltre ad assolvere i 4 operai, obbliga i vertici commissariali alle spese legali e a risarcire gli operai per il tempo lavorativo mancato.

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