Medici sul piede di guerra, 48 ore di sciopero il 17 e 18 marzo
I camici bianchi tornano a incrociare le braccia dopo la protesta dello scorso 16 dicembre, chiedendo al Governo interventi concreti per garantire il diritto di cura ai cittadini e salvaguardare il servizio sanitario nazionale
Due giorni di sciopero per protestare contro i tagli al servizio sanitario nazionale e spingere le istituzioni a prendere provvedimenti concreti per garantire ai cittadini il diritto di cura: i medici di tutta Italia incrociano le braccia i prossimi 17 e 18 marzo per ribadire il proprio “no” a quella che i sindacati definiscono «indifferenza del Governo ai problemi».
La protesta dei camici bianchi arriva a poco più di un mese da quella del 16 dicembre, che aveva fatto saltare oltre un milione di visite dei medici di famiglia e 40mila interventi chirurgici, e ha come obiettivo «la salvaguardia del servizio sanitario nazionale», come ha spiegato in una nota Costantino Troise, segretario dell’Anaao-Assomed, sottolineando che «le questioni che abbiamo posto al Governo a dicembre, dal nodo della sostenibilità economica della Sanità pubblica al ruolo professionale dei medici alla garanzia del diritto di cura ai cittadini, sono rimaste tutte sul tappeto e non vi è stata alcuna interlocuzione».
Da qui la decisione di scioperare per altre 48 ore, nella speranza di sensibilizzare opinione pubblica e istituzioni «sull’importanza del diritto alle salute e dell’avere servizi omogenei in tutte le regioni, fortemente a rischio con questa visione solo ragioneristica della sanità pubblica, a vantaggio di quella privata».