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Cronaca

Femminicidio Scagni, indagati due poliziotti e un medico

L'indagine, nata su pressione dei genitori di Alice, non è più a carico di ignoti. Gli iscritti sono due agenti, che il primo maggio non intervennero, e la dottoressa della salute mentale, che non ricoverò Alberto, come chiedeva la famiglia

"Noi genitori rimaniamo solo spettatori". Così Antonella Zarri, madre di Alice e Alberto Scagni, commenta l'iscrizione nel registro degli indagati di tre persone nell'ambito dell'inchiesta sulle presunte omissioni, indagine nata dopo l'omicidio della ragazza, uccisa dal fratello il primo maggio scorso a Genova.

I tre indagati per omissione d'atti d'ufficio e omessa denuncia sono due poliziotti e un medico della Salute mentale: i primi in quanto il primo maggio non si attivarono nonostante gli appelli della madre e del padre di Alice e la dottoressa della Salute mentale in quanto non diede seguito alla richiesta dei genitori di ricoverare Alberto.

Giovedì 3 novembre era prevista la discussione delle consulenze effettuate su Alberto, da svolgere nella forma dell'incidente probatorio quindi già con valore processuale, invece l'udienza è stata rinviata al 22 dicembre. Secondo Giacomo Mongodi, psichiatra e consulente della procura di Genova, Alberto era capace d'intendere e di volere quando ha ucciso la sorella Alice.

Invece, Elvezio Pirfo, il perito incaricato dal giudice dell'indagine preliminare Paola Faggioni, aveva dichiarato Scagni "seminfermo" e "socialmente pericolo". L'accertamento sulle condizioni mentali di Scagni è un passaggio importante perché potrebbe avvalorare le accuse dei familiari, per i quali è totalmente infermo, contro l'inerzia di polizia e medici.

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