rotate-mobile
Cronaca

Morte di Roberta, i soci e i collaboratori del Centro Anidra: «Estranei ai fatti, ricostruzioni non veritiere»

La posizione ufficiale della struttura di Borzonasca: «Solidarietà umana agli indagati per la gogna mediatica, restiamo fedeli al principio della presunzione di innocenza»

I soci e i collaboratori del Centro Anidra intervengono ufficialmente sull’inchiesta nata dopo la morte di Roberta Repetto, la 40enne di Chiavari deceduta all’ospedale San Martino per un tumore della pelle andato in metastasi sviluppato dopo la rimozione di un neo nei locali della struttura.

Per la morte di Roberta sono indagati Paolo Bendinelli, fondatore del centro di Borzonasca, Paolo Oneda, il chirurgo lombardo che l’ha operata, e la moglie Paola Dora, psicologa. Secondo gli inquirenti Repetto sarebbe stata sottoposta a intervento chirurgico senza anestesia, su un tavolo da cucina, e nessun esame sarebbe stato condotto né prima l’operazione né dopo, men che meno l’istologico che avrebbe potuto accertare la natura di quel neo sanguinante che Oneda aveva rimosso. E l’inchiesta si è allargata anche alla gestione interna del centro da parte di Bendinelli, capo spirituale della comunità (molto nota nel Tigullio), a prescrizioni a base di rimedi naturali per curare i dolori provocati dal tumore, e alle richieste che Bendinelli e Oneda avrebbero fatto a Roberta di non essere coinvolti quando la donna si è rivolta all’ospedale, ormai gravissima.

«I soci e i collaboratori del Centro Anidra si dichiarano estranei ai fatti di cronaca che vedono coinvolti come indagati il Prof. Paolo Bendinelli, il Dott. Paolo Oneda e la Dott.ssa Paola Dora - scrive la portavoce del centro, Francesca Cambi - Esprimiamo la nostra umana solidarietà per la gogna mediatica che stanno subendo e auspichiamo che la magistratura possa fare chiarezza nel più breve tempo possibile sui fatti contestati. In attesa i soci e i collaboratori del Centro Anidra rimangono fedeli al principio della presunzione di innocenza stabilito nella nostra Carta costituzionale».

I collaboratori di Anidra hanno voluto smentire «alcune ricostruzioni di fantasia che vorrebbero i soci e i collaboratori del Centro Anidra consapevoli della malattia di Roberta prima che le fosse diagnosticata, tutto ciò non corrisponde al vero», così come «non corrisponde al vero l’immagine di una ragazza soggiogata e manipolata in quanto la nostra amica Bobby, ancor prima che socia e collaboratrice, era una persona perfettamente capace di intendere e di volere, libera di autodeterminarsi e indipendente nelle proprie scelte». Roberta, figlia dell'ex sindaco di Chiavari Renzo Repetto, era agente immobiliare e insegnante di yoga, lezioni che teneva anche nel centro Anidra.

«La sua presenza presso il Centro era abituale durante i fine settimana mentre durante la settimana viveva e lavorava a Chiavari presso l’azienda di famiglia - proseguono i soci e i collaboratori di Anidra - organizzava corsi di yoga con la sua scuola di formazione, viaggiava e incontrava tantissime persone. Pertanto, lasciar intendere che fosse “prigioniera” della struttura non corrisponde al vero perché Roberta Repetto viveva una vita normale come tutti noi nella totale libertà di movimento e autodeterminazione».

Chi lavora nella struttura di Borzonasca ha quindi annunciato il ricorso a un avvocato - Andrea Vernazza - «a tutela dell’immagine e del decoro professionale di ciascun socio e collaboratore, affinché tuteli i soci in ogni sede competente da ogni azione minacciosa, diffamatoria o calunniosa nei loro confronti».

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Morte di Roberta, i soci e i collaboratori del Centro Anidra: «Estranei ai fatti, ricostruzioni non veritiere»

GenovaToday è in caricamento