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Cronaca

Relazione Dia: «Nei porti liguri sequestrato il 39,67% di tutta la cocaina intercettata nel Paese»

Nella relazione semestrale della Dia è spiegato come il momento emergenziale potrebbe favorire le mafie, anche nella nostra regione

«La descrizione delle dinamiche criminali non può non tenere conto dell'emergenza sanitaria, tuttora in corso, connessa con la diffusione del covid-19. La storia giudiziaria passata e più recente ha ampiamente documentato come, in particolari periodi di crisi emergenziale, la camorra abbia sempre saputo strumentalizzare a proprio vantaggio le occasioni di disagio».

Lo si legge nella relazione semestrale della Dia (riferita al periodo gennaio-giugno 2020), che evidenzia come per i casalesi una «rete di relazioni con altre organizzazioni criminali anche al di fuori del contesto provinciale e regionale», abbia contribuito al rafforzamento del potere dell'organizzazione criminale. Come sempre la relazione contiene un'analisi dettagliata della situazione in ogni regione.

Liguria

Il territorio della Liguria ha nel tempo originato una forte attrattiva per le varie organizzazioni criminali in ragione sia della sua posizione geografica, quale crocevia tra Versilia, Costa Azzurra, regioni del nord Italia e nord Europa, sia dei collegamenti verso gli altri continenti offerti dall’importante sedime portuale di Genova.

Le risultanze investigative vedono la 'ndrangheta quale principale attore di tipo mafioso che agisce anche in forma strutturata, con articolazioni territoriali autonome ma strettamente collegate sia con la casa madre, sia con analoghe formazioni attive nelle regioni limitrofe.

La criminalità calabrese ha progressivamente adottato un prudente ridimensionamento dei comportamenti violenti, tipici del suo modus operandi nelle aree d’origine, al fine di infiltrare in modo silente il territorio di proiezione. Condotte criminali orientate a mimetizzarsi nel contesto socio-economico, propedeutiche comunque a massimizzare i profitti illeciti e ad acquisire sempre maggiori quote di mercato, tra l’altro strumentali per instaurare rapporti privilegiati con il mondo imprenditoriale, politico-istituzionale e delle professioni.

Gli esiti giudiziari recenti, taluni ormai definitivi, hanno consentito di definire una mappatura geo-criminale delle strutture periferiche della 'ndrangheta attivi nel territorio ligure, confermata anche dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, in particolare sulla presenza di neoformazioni a Genova, Lavagna (GE), Ventimiglia (IM) e Bordighera (IM).

Secondo un’importante ricostruzione investigativa, non ancora passata in giudicato, nell’ambito della macro area 'ndranghetista denominata Liguria, influente anche nel basso Piemonte, il locale di Genova rivestirebbe anche il ruolo di Camera di controllo regionale, con al vertice un esponente della famiglia Gangemi, responsabile del raccordo con le unità periferiche liguri e il Crimine reggino.

La formazione insediata a Ventimiglia svolgerebbe la funzione di Camera di passaggio, dovendo garantire una “continuità” operativa e strategica con le analoghe proiezioni ultra nazionali attive in Costa Azzurra (Francia).

Una presenza crescente stigmatizzata anche dal Procuratore del Repubblica presso il Tribunale di Genova, Francesco Cozzi, che ha segnalato «l’interesse della criminalità (in particolare modo calabrese) per i porti liguri attraverso i quali importare in Italia ingenti partite di cocaina provenienti dal Sud America» e «l’esistenza di rapporti diretti tra esponenti di cosche 'ndranghetiste e soggetti dimoranti nel ponente ligure, anche per aiuto ai latitanti».

In relazione alle altre organizzazioni strutturate, sebbene nel semestre non siano emerse evidenze riguardo alla presenza di gruppi organizzati e radicati nel territorio, alcune indagini hanno documentato la presenza di elementi o di gruppi familiari in collegamento con la camorra e la mafia siciliana, nell’ambito di affari illeciti ovvero in contesti di infiltrazione del
sistema economico.

Sulle dinamiche mafiose attive nella regione sono intervenuti, nel semestre, alcuni significativi pronunciamenti giudiziari. Al riguardo, la sentenza della Cassazione depositata il 7 maggio 2020 che ha confermato gli esiti giudiziari del processo-bis “La Svolta”. Il giudice di legittimità si è soffermato sull’aspetto dell’autonomia operativa riconosciuta alla “diramazione associativa” attiva a Bordighera, facente capo alla famiglia Barilaro-Pellegrino originaria di Seminara (RC). Una struttura dotata di forza intimidatrice “propria” ed esteriorizzata in maniera tipica, quindi in contrasto con il modello della “mafia silente” a cui viene ricondotto il sodalizio attivo a Ventimiglia.

I tentativi di infiltrazione mafiosa, non solo di matrice calabrese, dell’imprenditoria ligure trovano tuttora conferma specie nel settore degli appalti pubblici per l’esecuzione di grandi opere e in quello del ciclo dei rifiuti, oltre al comparto della cantieristica navale. Sul punto il Questore di Genova, Vincenzo Ciarambino, ha dichiarato che risulta «di assoluto rilievo il settore della cantieristica, legato soprattutto alle note problematiche connesse alle infrastrutture autostradali, delle quali il crollo del ponte Morandi ha rappresentato la massima, ma non unica, espressione, soprattutto sotto il profilo della sua ricostruzione, torta appetibile alle organizzazioni criminali».

Infatti, gli interessi mafiosi e la necessità di riciclare i proventi illeciti interessano anche altri settori, come la ristorazione, le strutture alberghiere e le società di gioco e scommesse, più esposte rispetto al passato per la stagnazione dell’economia ligure degli ultimi anni. Una situazione resa più precaria dall’emergenza sanitaria connessa con la diffusione del covid-19 che ha determinato un’improvvisa battuta di arresto del sistema economico-produttivo nazionale e regionale incidendo in generale su tutti i vari campi.

Anche in Liguria, il momento emergenziale potrebbe favorire le mafie nell’avvicinarsi agli imprenditori in difficoltà nel tentativo di subentrare mediante prestiti usurai nella gestione delle attività e acquisirne il controllo.

In tale contesto anche nel semestre è proseguita l’azione della Dia volta al costante monitoraggio delle infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici, per l’eventuale emissione, a cura delle Prefetture, di interdittive antimafia. Sul piano della prevenzione sono proseguite anche le complesse attività d’istituto connesse con le opere di ricostruzione del viadotto del “Polcevera” (cd. “Ponte Morandi”), inaugurato il 3 agosto 2020.

Nel periodo di riferimento, le indagini concluse hanno accertato condotte volte all’infiltrazione dell’economia legale anche da parte di soggetti riconducibili a contesti di camorra che avevano investito proventi illeciti rilevando attività di ristorazione in località ad alta vocazione turistica. Si fa riferimento all’operazione della Dda di Napoli, conclusa a Chiavari (GE) il 6 febbraio 2020 dai Carabinieri nei confronti di due esponenti del clan napoletano Rinaldi di San Giovanni a Teduccio, in rapporti operativi anche con un referente del clan D’Aamico del Rione Villa di Napoli, da tempo residente a Rapallo (GE).

Tra l’altro, proprio quest’ultimo, amministratore di fatto di una società con sede legale a Napoli, già impegnata in sub-appalto nei lavori di demolizione del “Ponte Morandi”, era stato già colpito nel giugno 2019, nell’ambito dell’operazione “Var” della Dia, da un’ordinanza di custodia cautelare, unitamente a una donna considerata come prestanome nell’ambito della medesima compagine societaria.

Particolarmente indicativa della capacità di infiltrazione criminale è stata anche un’altra inchiesta dell’Arma, l’operazione “Caronte”, conclusa a Genova il 16 giugno 2020 con l’arresto di 9 soggetti per traffico illecito di rifiuti e violenza privata aggravata dal metodo mafioso.

Gli indagati avevano effettuato più operazioni illecite connesse con il recupero e il successivo smaltimento dei relitti dei natanti affondati nel porto di Rapallo a seguito di un’improvvisa mareggiata dell’ottobre 2018.

Pur in considerazione della spiccata vocazione imprenditoriale dimostrata dai sodalizi mafiosi, la principale attività criminale riguarda anche in quest’area il narcotraffico. Un settore illecito transnazionale che vede nelle aree portuali della regione (Genova, La Spezia e Vado Ligure) gli snodi cruciali per lo smercio dei carichi. Non a caso, anche nel semestre in esame, sono stati effettuati importanti sequestri di cocaina.

In merito, particolarmente significativa appare l’operazione “Halcon”, del gennaio 2020, incentrata su un’associazione criminale di sudamericani collegata al cartello messicano di Sinaloa, che approvvigionava la droga dalla Colombia. I carichi di cocaina venivano inviati in Italia lungo la direttrice del Messico e della Spagna ed erano destinati a varie piazze di spaccio, tra cui quella di Genova. Tra gli arrestati figura anche un pregiudicato sanremese ritenuto contiguo alla ‘ndrangheta di Ventimiglia, residente in Spagna nella zona costiera di Barcellona, ove curava i traffici illeciti e dove è stato tratto in arresto il 4 febbraio 2020.

La centralità degli scali marittimi liguri nelle dinamiche del narcotraffico è stata, peraltro, ribadita anche nell’ultima Relazione Annuale della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, pubblicata nel luglio 2020, che ha segnalato per la regione un aumento dei sequestri di droga, nel 2019, del 133,8%. In dettaglio, in Liguria è stato sequestrato, grazie al rinvenimento di ingenti carichi nelle aree portuali, il 39,67% di tutta la cocaina intercettata nel Paese.

Un aspetto che viene sottolineato anche dal Prefetto di Genova, Carmen Perrotta, che richiamando i dati sui sequestri di droga effettuati nell’ambito dell’area portuale, afferma che «i maggiori sequestri di cocaina registrati nei porti di Genova e di Livorno … indicano che le organizzazioni criminali, dopo aver utilizzato per anni il porto calabrese quale varco privilegiato, di recente hanno posto l’attenzione anche ad altri scali del Mediterraneo … al fine di diminuire i rischi di sequestro… Nel gennaio l’operazione “Neve genovese”, svolta con la cooperazione di Spagna, Colombia e Regno Unito, ha consentito di eseguire a Genova il più ingente sequestro registrato in Italia negli ultimi 25 anni».

In linea di continuità con il passato, il panorama criminale ligure è fortemente connotato dall’operatività di sodalizi stranieri, principalmente costituiti da extracomunitari irregolari di origine africana, sudamericana e dell’est Europa, operativi a macchia di leopardo in tutte le province. Tuttavia è il capoluogo, con il suo centro storico, ad essere da tempo controllato da un punto di vista criminale da bande di irregolari, rappresentando una piazza privilegiata per le attività illecite principalmente connesse con il mondo della droga. Le nazionalità prevalenti coinvolte nella gestione degli stupefacenti sono quelle marocchina, senegalese, nigeriana, albanese e tunisina.

Sebbene allo stato non risultino relazioni stabili e strutturate tra delinquenza straniera e quella organizzata nostrana, si riscontrano sempre più di frequente forme di collaborazione proprio nel settore del narcotraffico. In tal senso, si segnala l’operazione “Eat Enjoy” della Dda di Trieste, conclusa dalla Polizia di Stato l’11 giugno 2020, che ha evidenziato connessioni operative tra un narcotrafficante attivo nell’estremo ponente ligure, vicino alla cosca Gallico e un’organizzazione albanese con base logistica in Olanda, per l’approvvigionamento di droga.

Oltre ai sodalizi albanesi, nel citato settore criminale sono operative anche consorterie nordafricane, specie marocchine, particolarmente attive nella filiera dello smercio dell’hashish proveniente dal Marocco. Nel contesto rilevano gli esiti dell’operazione “Touran” condotta, il 15 gennaio 2020, dalla Polizia di Stato nei confronti di 8 componenti di un gruppo marocchino, dediti al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina e hashish.

Nel capoluogo ligure è anche emersa, con l’inchiesta “Skydive” conclusa l’8 giugno 2020 dai Carabinieri, l’operatività di un gruppo senegalese, attivo nel centro storico di Genova in ordine allo spaccio di cocaina e crack, con collegamenti anche a Vercelli, Torino e Perugia.

Altro settore d’interesse per la criminalità straniera è il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sviluppato approfittando della posizione della Liguria quale area sottoposta al transito di flussi migratori di irregolari verso altri Paesi del nord Europa. Nel lasso temporale in analisi, si segnala l’operazione “Taken”, conclusa il 5 marzo 2020 dai Carabinieri di Genova nei confronti di un’associazione italo-albanese finalizzata alla immigrazione clandestina, con base logistica a Genova e ramificazioni anche a Savona, Imperia e Palermo.

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