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Cronaca Via Beata Chiara

Aggredisce e rapina in casa due pensionate, "mente" del colpo la zia badante

Arrestato l'autore della violenta rapina dello scorso agosto ai danni di due anziane sorelle di Pontedecimo: si tratta di un minorenne, "ingaggiato" e istruito dalla parente

Dopo settimane di indagini, si è stretto il cerchio intorno all'autore della violenta rapina commessa ai danni di due anziane sorelle nella loro casa di via Beata Chiara, nel quartiere genovese di Pontedecimo, lo scorso 1 agosto: ad aggredire e derubare le due pensionate sarebbe stato il nipote minorenne della badante che da circa un anno le assisteva, che proprio dalla zia avrebbe avuto l’idea, e le indicazioni, per mettere a segno il colpo.

Tutto succede la mattina del primo agosto nell’appartamento dove le due donne vivono insieme: pochi minuti dopo l’arrivo della badante, una 53enne di origini ecuadoriane, dalla porta fa irruzione un giovane con il volto semi coperto che minaccia la più giovane delle due sorelle, una 78enne, con una pistola (molto probabilmente giocattolo), la spinge nella camera della sorella di 86 anni, costretta a letto e malata di Alzheimer, la getta sul letto e dopo averla insultata la schiaffeggia e le ordina di consegnargli i soldi, 700 euro di pensione appena ritirati. Poi fugge, facendo perdere le sue tracce.

Le indagini sono partite immediatamente, ed è bastato poco perché gli agenti della Squadra Mobile del dirigente Annino Gargano si accorgessero dei tanti, troppi elementi sospetti che puntavano nella direzione della badante, incensurata e da tempo alle dipendenze delle due sorelle: innanzitutto il fatto che la rapina fosse stata messa a segno proprio nel giorno del ritiro della pensione, e dunque quando in casa c'erano contanti; in secondo luogo il modo in cui il rapinatore è riuscito a penetrare nell'appartamento. 

La porta non presentava infatti segni di scasso, e, sentita dagli investigatori, la 53enne si era mostrata imprecisa, confusa, ipotizzando di "averla forse chiusa male", consentendo così al rapinatore di entrare in casa, sostenendo anche di essere stata a sua volta vittima del malvivente, che a suo dire le aveva portato via 400 euro in contanti, appena ricevuti come pagamento dello stipendio. Fatto mai avvenuto: messa alle strette, anche grazie ai tabulati telefonici in cui risaltavano alcune telefonate ed sms inviati a un numero fatto risalire poi al nipote, la donna ha confessato, ammettendo di essere stata proprio lei a contattare il giovane per concordare il colpo, dandogli tutte le indicazioni necessarie per entrare in azione.

A rendere l’episodio ancora più grave, il fatto che la donna dopo la rapina abbia continuato, almeno sino alla confessione, a lavorare come se niente fosse per le due anziane sorelle, che nonostante i sospetti sempre più fondati di una sua responsabilità, si sono comunque offerte di pagarle i giorni dedicati alla loro assistenza. La 53enne è stata quindi arrestata, e alla luce dell’ammissione di responsabilità le è stata concessa la misura alternativa al carcere dell’obbligo di dimora. Il nipote, invece, che nonostante la certezza della confessione della zia è rimasto latitante, è stato rintracciato, arrestato e trasferito nel carcere minorile di Torino. Per entrambi l'accusa è di rapina pluriaggravata in concorso.
 

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