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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Ragazzina accoltellata, il padre resta in carcere con l'accusa di tentato omicidio

Il gip ha convalidato il fermo della Squadra Mobile dopo un interrogatorio in carcere in cui l'uomo ha confermato di avere ferito la figlia pensando al suicidio

Resta in carcere il 42enne di origini ecuadoriane fermato lunedì mattina con l’accusa di avere accoltellato la figlia di 12 anni, operata d’urgenza al Gaslini domenica pomeriggio. 

Il giudice per le indagini preliminari ha convalidato il fermo in mattinata, al termine di un interrogatorio in carcere durante il quale l’uomo ha confermato la versione sostenuta nella giornata di ieri davanti al sostituto procuratore Marcello Maresca: «Volevo uccidermi e portarla con me», aveva ammesso, spiegando di avere contratto debiti ingenti con alcuni strozzini in Ecuador, di temere per l'incolumità della compagna e gli altri figli rimasti in patria e di essere ormai «disperato».

Confermata ulteriormente, dunque, l’iniziale ricostruzione degli investigatori della Squadra Mobile del dirigente Marco Calì, che nella mattinata di lunedì, meno di 24 ore dopo che il 42enne aveva varcato le porte del Gaslini con la figlia sanguinante in braccio, hanno fatto irruzione nel suo appartamento di Chiavari in cerca di indizi che potessero smentire o confermare il racconto: «Siamo stati aggrediti da uno straniero vicino a un distributore di benzina in via Teglia, a Rivarolo - aveva detto ai medici e poi agli agenti - Lui ha iniziato a insultarmi, ha tirato fuori un coltello e mia figlia si è messa in mezzo finendo per essere colpita». 

Un racconto che sin dall’inizio non ha convinto gli investigatori né il pubblico ministero, e che è stato smantellato pezzo per pezzo: dall’assenza di sangue sul luogo indicato come teatro dell’aggressione, al tempo trascorso (minimo due ore) prima di andare in ospedale, passando per la decisione di non chiamare un’ambulanza e la strana angolazione dei tagli sul corpo della ragazzina. A confermare i sospetti ha pensato poi la madre dell’uomo, la nonna della piccola, che all’ingresso dei poliziotti nell’appartamento ha tentato di disfarsi di un sacchetto con all’interno alcuni abiti insanguinati.

Proprio la posizione della donna è adesso al vaglio della Procura: il 42enne, accusato di tentato omicidio, ha ribadito al pm che la madre dormiva al momento dell’aggressione, ma gli investigatori vogliono chiarire se fosse al corrente di quanto accaduto e abbia deciso di coprire il figlio (in quel caso si tratterebbe di favoreggiamento, non perseguibile penalmente in caso di rapporto madre-figlio), o se possa rispondere di omissione. 

Di certo al momento c’è che dopo avere colpito la ragazzina, il padre avrebbe tentato di medicarla a casa con garze e disinfettante, ma rendendosi conto che la ferita era troppo grave si è infine deciso a chiedere a un amico di accompagnarlo in ospedale: «Quando ho visto il sangue mi sono reso conto di cos’avevo fatto, e mi sono fermato». Ancora da chiarire, invece, quanto tempo sia passato tra il ferimento e la decisione di portarla in ospedale.

Le condizioni di salute della 12enne, intanto, migliorano. Dopo l’operazione e un periodo di osservazione la prognosi è stata sciolta, e fisicamente sta reagendo bene alle cure. Più delicato il quadro psicologico: nei prossimi giorni la ragazzina verrà ascoltata dagli inquirenti, insieme con psicologi e assistenti sociali, per avere la sua versione di quanto accaduto.

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