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Cronaca Bogliasco

«Troppa paura del coronavirus», pallanuotista del Bogliasco torna in California

Rachel Whitelegge, 23 anni, ha abbandonato all'improvviso le compagne di squadra del Bogliasco 1951 per timori del contagio: «Stupiti e rammaricati»

Troppa paura del contagio da coronavirus, e così capita che anche un’atleta perda il sangue freddo e decida di fuggire. È quanto è successo nel caso di Rachel Whitelegge, pallanuotista in forze nella formazione femminile del Bogliasco 1951. 

Sino a ieri, quantomeno, perché nei giorni scorsi la 23enne americana ha comunicato prima alle compagne e poi alla direzione della squadra di voler tornare nella sua California, a Costa Mesa, e riunirsi alla famiglia e alle ex compagne dell’Ucla.

Troppa paura, per Rachel, che ha colto l’invito del suo presidente Donald Trump - che ha invitato a tenersi a distanza dall’Italia - e ha prenotato un volo di ritorno per gli Stati Uniti senza pensarci due volte. Alla squadra non è rimasto altro da fare che «prendere atto con rispetto e stupore della decisione di Rachel Whitelegge di far rientro in patria a causa dell'emergenza coronavirus».

«Una scelta personale, comunicata dalla diretta interessata alle compagne nelle scorse ore», fanno sapere dalla direzione, ricordando che «pur non avendo avuto alcun tipo di contatto con persone affette dal virus, Rachel ha preferito porre fine alla sua esperienza nel nostro paese, optando per un prematuro e inaspettato rientro in California».

«Siamo molto delusi e rammaricati da questa inaspettata situazione - ha detto il presidente del Bogliasco, Simone Canepa - abbiamo provato a spiegare a Rachel che, come lei stessa ha avuto modo di appurare negli ultimi giorni, restando a Bogliasco non avrebbe corso nessun pericolo e che la situazione in Italia è assolutamente sotto controllo. Purtroppo ciò che negli altri paesi si sta percependo evidentemente non corrisponde alla realtà del nostro Paese. Abbiamo fiducia nel nostro sistema sanitario e nelle indicazioni che arrivano dalle istituzioni. Quanto alla squadra e agli aspetti prettamente agonistici, la nostra attenzione deve concentrarsi sulla salvezza. Questa inaspettata defezione deve fare capire al gruppo che può andare in acqua solo chi è convinto di poter essere utile alla causa. Chi non pensa di esserlo è meglio che si sia chiamato fuori».

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