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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Prostituzione, scoperto un impero cinese di case chiuse: nove arresti

Sgominata una banda dedita allo sfruttamento della prostituzione di donne cinesi in tutta Genova. Nove gli arresti, sei le denunce. Ecco come funzionava un vero e proprio impero

Una banda dedita allo sfruttamento della prostituzione di donne cinesi. I carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Genova hanno tratto in arresto ben nove persone e denunciatone altre sei.

Le indagini avevano avuto inizio nel mese di febbraio del 2013 a seguito di numerose segnalazioni di cittadini genovesi che lamentavano ‘strani andirivieni’ nei condomini di residenza.

I servizi di osservazione e le altre attività di indagine avviate dal Nucleo Investigativo permettevano di constatare quanto riferito. Emergeva inizialmente un cittadino iraniano, che si adoperava, conoscendo la lingua italiana, per procurarsi abitazioni in città che poi venivano di fatto usate dalle lucciole cinesi per ricevere i clienti; quest’ultimo, oltre a svolgere le pulizie per una ditta genovese, aveva pertanto un’intensa frequentazione con donne cinesi che si prostituivano.

Aveva contatti diretti con le agenzie immobiliari e i proprietari degli appartamenti che ispezionava personalmente, unitamente alle donne cinesi. Oltre a tale incarico, lo stesso predisponeva le inserzioni ‘sotto la voce massaggi’ sui quotidiani e/o siti internet. Tale ultimo compito era altresì svolto anche dai due, residenti in questo centro ed iscritti rispettivamente all’Università di Genova e Milano-Bicocca.

Inoltre le investigazioni consentivano di accertare che quattro soggetti s’intestavano fittiziamente i contratti d’affitto, mentre altri tre soggetti avevano consapevolmente locato unità immobiliari ove donne cinesi si prostituivano. Infine veniva delineata ampiamente l’attività di sfruttamento della prostituzione posta in essere da quattro donne cinesi che “impiegavano” connazionali in molti casi sprovviste di documenti e quindi clandestine. Le quattro lucciole controllavano quasi militarmente le connazionali mantenendo la contabilità dei clienti che chiamavano le utenze riportate nelle inserzioni e le somme ricevute, nonché gli orari di lavoro (circa 15 - 17 ore al giorno). Le lucciole sfruttate dovevano chiedere il permesso per uscire dagli appartamenti ed in alcuni casi anche per lavarsi.

Nel corso dell’attività venivano individuate a Genova e provincia 24 abitazioni in cui vi erano lucciole cinesi nonché venivano deferite altre 12 lucciole poiché sprovviste di documenti inerenti il soggiorno in Italia.

L’attività d’indagine permetteva di evidenziare il potenziale criminale della comunità cinese genovese, con forti ramificazioni in quella milanese, che era in grado di far arrivare in Italia svariate donne per poi essere avviate alla prostituzione all’interno delle abitazioni; i soggetti che avevano invece un regolare permesso di soggiorno fittiziamente s’intestavano i contratti d’affitto anche di lunga durata. All’interno degli appartamenti vi era sempre un ricambio, con cadenza mensile, di lucciole per fornire ‘novità’ ai clienti, mentre il canone di locazione veniva pagato da chi aveva in uso l’appartamento e non dall’affittuario, che ovviamente prendeva un compenso per essersi intestato il contratto d’affitto.

Sono tuttora al vaglio degli inquirenti, le posizioni di alcuni proprietari di appartamenti al fine di verificare la regolarità dei contratti d’affitto e se gli stessi erano consapevoli di quanto avveniva nelle unità abitative, atteso che in molti appartamenti venivano identificate anche lucciole cinesi senza documenti.

Accertamenti fiscali in corso a carico delle lucciole che sfruttavano le connazionali; in anni di crisi le stesse riuscivano a guadagnare tra i 4.000 e i 6.000 euro al mese escludendo ogni ‘spesa’ ovvero l’affitto dell’abitazione, le inserzione sui quotidiani e/o siti internet ed il compenso per le connazionali sfruttate (tra i 150 – 200 euro al giorno – per 15 - 17 ore al giorno).

Durante l’attività venivano registrati alcuni aspetti singolari ed in alcuni casi anche ‘curiosi’:

- le prostitute ricevevano esclusivamente italiani, dato che in passato avevano subito rapine o mancati pagamenti da connazionali e/o altri extracomunitari;

- riducevano contemporaneamente (quelle presenti in città e provincia) le richieste economiche per le prestazioni sessuali per via della crisi economica, per non perdere i clienti, che in alcuni casi erano fissi e di tutte le età;

- tra i molti clienti controllati vi era anche un cittadino italiano, che sebbene sottoposto agli arresti domiciliari sfruttava un permesso di alcune ore, concesso dall’A.G. per ‘esigenze di vita’ per recarsi da una lucciola cinese;

- molte lucciole avevano un passato lavorativo in fabbriche della zona di Prato, ma a causa della pesantezza del lavoro preferivano prostituirsi iniziando a farlo per conto di connazionali ed in seguito per conto proprio;

- la forte coesione nella comunità cinese che permetteva a moltissime lucciole di ottenere dei prestiti di denaro da connazionali per locare gli appartamenti senza particolari garanzie.

Ecco le vie "dell'amore"

Delegazione di Sampierdarena e Cornigliano:

  1. Piazza Barabino;
  2. Via Sampierdarena;
  3. Via Cantore;
  4. Corso Martinetti;
  5. Via Scaniglia;
  6. Via Cornigliano;
  7. Via Porro;
  8. Via Minghetti;

Delegazione di Genova centro e Marassi:

  1. Via Gradisca;
  2. Via Fereggiano;
  3. Via Venezia;
  4. Via Tolemaide;
  5. Vico Gibello;
  6. Via Crimea;
  7. Piazza Renzi;
  8. Via Giacometti;
  9. Via San Lorenzo;
  10. Via Turati;

Comuni del Tigullio:

  1. Rapallo, Via S.Anna;
  2. Rapallo, Via Marsala;
  3. Rapallo via Tito Speri;
  4. Chiavari via Prandina;
  5. Lavagna, Corso Buenos Aires
  6. Sestri Levante via Mazzini
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