Scontri a Corvetto, Anpi e Cgil: "Condanne dure agli antifascisti, irrisorie agli agenti"
Anpi e Cgil erano stati tra i promotori del presidio: "Ci preoccupa il mancato accoglimento delle ragioni attenuanti, in primo luogo l’antifascismo"
La sentenza sui disordini del 23 maggio 2019 a Corvetto durante il comizio elettorale del partito neofascista CasaPound (oggi tornato movimento) è criticata da Anpi e Cgil.
"Si scontra drammaticamente contro un’altra sentenza relativa alla stessa vicenda - comunicano in una nota congiunta - e cioè quei 40 giorni a cui furono condannati quattro agenti del reparto mobile che massacrarono a manganellate le mani del cronista di Repubblica Stefano Origone, mentre si proteggeva dalle botte dei poliziotti e che, nonostante gridasse di essere un giornalista, era stato messo senza alcuna pietà nel mirino perché ritenuto un manifestante".
Due fatti preoccupano l'associazione e il sindacato: "Il mancato accoglimento delle ragioni attenuanti, in primo luogo l’antifascismo, visto che quel comizio di Casapound, allora partito e attualmente tornato ad essere movimento, si rifà largamente e apertamente a idee e modi del fascismo e la scelta dei giudici di pronunciare condanne superiori a quelle chieste dalla pubblica accusa, quasi fosse un avvertimento".
Anpi e Cgil erano stati tra i promotori di quel presidio ed erano in piazza insieme a molti altri: "Anpi e Cgil continueranno ad esserci ogni volta che i neofascisti torneranno a rivendicare di riunirsi nel cuore di una città medaglia d’oro della Resistenza", concludono.