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Cronaca

Morandi, secondo la procura Aspi e Spea sapevano del grave degrado della struttura

I pubblici ministeri Massimo Terrile e Walter Cotugno hanno preso parola nel corso dell'udienza preliminare, per esporre le tesi dell'accusa a sostegno della richiesta di rinvio a giudizio dei 59 indagati

È ripresa il 28 gennaio l'udienza preliminare del processo Morandi, per accertare le responsabiltà per il crollo del ponte sul Polcevera, che nel 2018 ha provocato 43 vittime e nel quale sono indagate 59 persone, oltre alle società Aspi e Spea. 

Dopo il lungo rinvio che ha lasciato il tempo alla Corte di Cassazione di esprimersi, rigettandola, sull'istanza si ricusazione del Gup Faggioni, il processo è ricominciato nella tensostruttura al quarto piano del Tribunale di Genova. È la giornata in cui i magistrati della Procura, che hanno coordinato le indagini preliminari, devono illustrare le accuse a carico degli indagati a sostegno delle richieste di rinvio a giudizio. 

Durante la prima parte della requisitoria, i pubblici ministeri hanno sostenuto che Aspi e Spea fossero a conoscenza dello stato di degrado e ammaloramento delle strutture del ponte Morandi almeno dagli anni '90. In quel periodo sono stati eseguiti infatti i primi interventi sulla pila 11 del viadotto, da allora però non è stato più eseguito alcun intervento per evitare il crollo.

Secondo quanto ricostrutio dalla pubblica accusa, gli allora manager di Società Autostrade e Spea non pianificarono interventi per evitare costi eccessivi e non intaccare gli utili delle società. I magistrati proseguiranno l'esposizione delle loro tesi accusatorie per tutta la giornata, probabilmente sarà necessaria un'ulteriore udeinza per completare le requisitore. 

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