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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Processo Morandi, escluse 502 parti civili su 700. Ammesso il Comitato parenti delle vittime

Pesante e attesa "sforbiciata" decisa dal collegio, commozione per i familiari delle vittime che potranno entrare nel dibattimento

In 502 sono stati escusi dal processo del ponte Morandi, 220 le parti civili ammesse.

La "sforbiciata" è stata decisa dal collegio del tribunale di Genova, presieduto dal giudice Lepri, durante la sesta udienza del processo sul crollo del ponte Morandi (14 agosto 2018, 43 vittime), che vede imputate 59 persone imputate tra ex dirigenti di Autostrade e Spea e tecnici, ex e attuali dirigenti del Mit e del provveditorato delle opere pubbliche. Le due società sono uscite dal processo patteggiando 30 milioni. Per l'accusa tutti sapevano delle condizioni del Morandi ma nessuno fece nulla.

A sorpresa è stata invece accolta la richiesta di costituzione del Comitato parenti delle vittime, che era stata escluso dal gup in quanto ente costituito solo dopo la tragedia. Una notizia che ha provocato commozione in aula fra i familiari presenti. Tra loro un abbraccio liberatorio, per una decisione attesa da mesi.

Comitato vittime, Possetti: "Notizia storica"

 "Una decisione importantissima che fa comprendere quanto fossero motivate le nostre richieste", commenta a GenovaToday Egle Possetti presidente del Comitato parenti vittime del Morandi dopo la decisione del tribunale di ammettere l'associazione come parte civile. "È una notizia storica per tutte le persone che si troveranno in condizioni come la nostra in futuro, sperando che non ne avvengano più di così gravi".

E sull'esclusione delle parti civili: "Scelta che alleggerisce il processo, spero che le parti escluse possano trovare un ristoro alle loro richieste in sede civile e credo anche che sarebbe opportuno per loro fare una class action accumulativa".

Come riporta l'Ansa, i legali di Aspi avevano depositato nei giorni scorsi il documento nel quale vengono indicate le cifre corrisposte, ovvero messe a disposizione dalla società a titolo di risarcimento ai vari soggetti costituitisi parte civile nell'ambito del processo penale per il crollo del ponte Morandi.

La società ha messo a disposizione dei familiari delle
vittime che non hanno accettato i risarcimenti (l'unica è la famiglia Possetti) un assegno depositato da un notaio. Attualmente, Aspi ha risarcito il 99% degli eredi delle vittime per un valore complessivo pari a circa 67 milioni. Inoltre, Aspi ha previsto un importo di 3.4 miliardi come compensazione legata ai fatti del crollo del Ponte Morandi. In questa cifra è stato individuato l'importo per definire l'accordo transattivo con la Città di Genova, l'Autorità Portuale e la Regione Liguria. Sono stati stanziati nel periodo
2018-2019-2020 la quasi totalità dei circa 500 milioni di cui 314 milioni per attività di demolizione e sgombero delle aree, ricostruzione del ponte e delle opere accessorie nonché delle attività relative alla direzione dei lavori e collaudo; 39,35 milioni come indennità di esproprio relativa agli immobili
produttivi ubicati nelle aree sottostanti e limitrofe al ponte; 75,5 milioni come indennità di esproprio relativa agli immobili residenziali ubicati nelle aree sottostanti e limitrofe al ponte, riconoscendo ai proprietari, sulla base di quanto previsto dai provvedimenti normativi, oltre al valore di circa 3
mila euro/mq per i 287 appartamenti abitazioni anche
un'indennità di accelerato sgombero pari a 36 mila euro un Pris di 45 mila euro per ciascuna famiglia; e 32 milioni a circa 20 aziende della zona rossa come indennizzi per la perdita delle attrezzature. A questi si aggiungono 32 milioni in iniziative ai privati che, a vario titolo, hanno subito disagi nell'immediatezza dell'evento nonché a imprese e ad attività commerciali operanti nel capoluogo ligure che hanno subito un pregiudizio economico sulle proprie attività a cui è stata riconosciuta la differenza di fatturato rispetto al periodo antecedente all'evento. Le due società hanno patteggiato e la scorsa settimana sono state escluse come responsabili civili, fatta salva la possibilità citarle in eventuali cause civili.

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