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Cronaca

Processo Morandi, gli avvocati della difesa: "La Procura disconosce vere cause del crollo"

Nell'udienza preliminare del 21 febbraio hanno preso la parola i legali degli imputati che hanno accusato la Procura di aver operato una ricostruzione dei fatti parziale e scorretta. In particolare, secondo gli avvocati dell'ex ad Castellucci, i Pm avrebbero ignorato le reali cause del crollo

Nell'udienza preliminare del processo Morandi del 21 febbraio hanno preso la parola gli avvocati difensori degli imputati che hanno contestato le ricostruzioni della Procura. I pm, nell'udienza del 16 febbraio, hanno chiesto il rinvio a giudizio di tutti i 59 imputati nel processo per il crollo dei viadotto sul Polcevera che nel 2018 ha provocato 43 vittime.

Secondo l'accusa le cause del crollo sarebbero da imputare ad un'inadeguata manutenzione delle strutture del Morandi. I pm Terrile e Cotugno, nelle loro requisitorie, hanno accusato l'ex ad Castellucci di essere arteficie di una gestione di Aspi incentrata sul massimo risparmio nei costi di manutenzione, anche per quelle infrastrutture di cui si conosceva l'avanzato stato di degrado, come il ponte Morandi.

Gli avvocati di Giovanni Castellucci hanno contestato l'intero impianto accusatorio dei pubblici ministeri, sostenendo che la ricostruzione operata dalla Procura non spiega le reali cause del crollo, ma si è limitata ad esporre generiche mancanze nella gestione della rete autostradale che però non evidenziano le reali responsabilità per i fatti del 14 agosto 2018.

In particolare, durante l'udienza, l'avvocato Accini ha dichiarato:

"La domanda da porsi è se il difetto costruttivo riscontrato all'interno del reperto 132 che è quello che ha fatto crollare il ponte perché gli altri stralli hanno tenuto, fosse prevedibile e se prevedibile da chi".

I legali sono poi entrati nel merito del processo, lamentando una violazione dei principi del giusto processo garantiti dalla Costituzione, in quanto la difesa non avrebbe avuto accesso completo ed effettivo agli atti di indagine. In questo modo sarebbe stato menomato il diritto alla difesa degli imputati, che non avrebbero potuto avere completa conoscenza delle prove raccolte a loro carico.

I legali, duante l'udienza hanno affermato:

"Le difese non hanno avuto ancora effettivo accesso agli atti d'indagine in violazione dei principi basilari di un giusto processo: atti per gran parte accessibili solo ai software in possesso della procura".

I legali dell'ex ad Castellucci hanno peranto richiesto l'annullamento del secondo incidente probatorio, quello che ha rilevato le cause concrete del crollo, dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari e della richiesta di rinvio a giudizio. 

"Il castello di accuse costruito dalla procura disconosce le vere cause del crollo così come accertate dall'incidente probatorio e legate ad un grave difetto di costruzione rimasto occulto ad Autostrade. E si è evitato di porsi il vero quesito di un corretto processo: chi lo aveva causato e chi avrebbe potuto o dovuto accorgersene? ".

La difesa ha inoltre sostenuto che le ricostruzioni della Procura non spiegherebbero il nesso causale tra le condotte di Aspi e il crollo del ponte Morandi, elemento centrale nel processo penale. 

Le accuse dei pubblici ministeri, insomma, per i legali della difesa, sarebbero insufficienti e eccessivamente semplicistiche. Infatti, da una parte, avrebbero ridotto la gestione di una società complessa come Aspi alle scelte e volontà di Giovanni Castellucci e, dall'altra, riconducendo le cause della tragedia ad un generico taglio dei costi di manutenzione:

"La procura ha preferito seguire un teorema costruito sulle sistematiche semplificazioni: ignorando totalmente che un'entità complessa come quella del gruppo Atlantia non è riconducibile ad un'unica entità monocratica impersonata dall'esclusiva persona di Castellucci; dall'altro lato, paventando il taglio sistematico delle manutenzioni per dare dividendi agli azionisti, perseguito da tutti coloro che in 30 anni si sono occupati del ponte. Teorema d'accusa basato su dati di bilancio proposti in aula come oggettivi ma in realtà del tutto errati, ossia senza vera corrispondenza nella realtà".

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