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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Pestaggio sul bus, un assegno e una lettera dall'autista Amt

Simone Furfaro, che il 14 luglio 2015 era alla guida dell'autobus su cui un barista 44enne è stato picchiato quasi a morte, ha nuovamente presentato richiesta di messa alla prova

Una lettera in cui esprime “tutto il dispiacere per quanto accaduto”, e un assegno circolare da 1000 euro come contributo per la riabilitazione: Simone Furfaro, l’autista Amt che nel luglio del 2015 si trovava alla guida del bus su cui un gruppo di ragazzi picchiò quasi a morte un barman 44enne, si è presentato in mattinata in un'aula del tribunale di Genova per la prima udienza del processo che lo vede indagato per omessa denuncia e favoreggiamento.

Furfaro era stato rinviato a giudizio al termine della stessa udienza in cui il giudice aveva condannato a 4 anni e 4 mesi ciascuno dei due ragazzi che hanno partecipato al pestaggio (le due ragazze sono state invece assolte per non avere commesso il fatto). Luca Ciurlo, avvocato dell’autista Amt, ha ripresentato istanza per la messa alla prova, che il giudice Panicucci si è riservato di valutare dopo la presentazione del programma, dicendosi comunque favorevole alla concessione: «L’imputato è incensurato, e mi sembra ci siano tutti i presupposti per accordare la messa alla prova”. 

La decisione verrà presa il 18 settembre, giorno in cui le parti torneranno in aula, ma nel frattempo Umberto Pruzzo, avvocato del barista mandato in coma a calci e pugni - e rimasto parzialmente invalido dopo il pestaggio - ha accettato l’assegno «a titolo di acconto sul maggior dovuto”, confermando l’imminente deposito di una richiesta di risarcimento danni nei confronti di Amt, che verrà stabilito in sede civile.

«Il mio cliente ha redatto la lettera di suo pugno, aggiungendo un assegno del valore pari a un mese del suo stipendio - ha spiegato l’avvocato Ciurlo al termine dell’udienza - Non è una richiesta di scuse, ma l’espressione di tutto il suo dispiacere per quanto accaduto. Aspettiamo settembre, quando il giudice deciderà sulla messa alla prova”.

«E’ il primo gesto umano che riceviamo - è stato il commento dell’avvocato Pruzzo in riferimento alla lettera - Il risarcimento non è ovviamente sufficiente, tenuto conto anche del fatto che la vittima è rimasta invalida al 75% e ha davanti ancora un lungo processo di riabilitazione. Ma in questa sede accettiamo il contributo, rimandando tutto a quella civile”.

I fatti, come detto, risalgono alla notte del 14 luglio 2015 in piazza Caricamento, dove il barista era salito sul bus in compagnia di un amico inglese. Sul mezzo era poi salito un gruppetto di ragazzi (uno dei quali alora ancora minorenne) e due ragazze, con cui era scoppiata una lite rapidamente degenerata in violenza, il tutto alla presenza di Furfaro, autista dell'autobus, che aveva da subito sostenuto di non avere visto granché e di non essersi reso conto della gravità di quanto stava accadendo.

I ragazzi - che hanno sempre sostenuto di essersi accaniti sulla vittima per un apprezzamento rivolto a una delle ragazze - si erano scatenati a calci e pugni contro il barista, che alla fine era riuscito in qualche modo a tornare a casa dalla compagna, cui aveva raccontato tutto. Poche ore dopo però aveva accusato un malore ed era corso all'ospedale, dove era stato ricoverato d'urgenza in coma

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