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Cronaca Multedo / Lungomare di Pegli

Omicidi di Pegli, un testimone smentisce la "legittima difesa" del killer

Proseguono le indagini sul delitto di Adriano e Walter Lamberti, padre e figlio uccisi a colpi di pistola davanti a un bar: con loro quella sera c'era una terza persona, che ha smentito il racconto di Salvatore Maio. E un secondo uomo sarebbe stato invece con il killer

Arrivano nuovi sviluppi nell'inchiesta sul doppio omicidio che lunedì sera ha scosso il quartiere di Pegli: sul lungomare, all’interno del bar Risveglio, insieme con le due vittime Adriano e Walter Lamberti c’era una terza persona, genero e cognato delle due vittime, che sarebbe rimasto coinvolto nella lite con Salvatore Maio, il 62enne calabrese che ha freddato i due rivali a colpi di pistola. Non solo: quella sera Maio non sarebbe entrato solo nel bar, ma insieme con un uomo che si sarebbe poi dato alla fuga insieme con le due giovani donne che li accompagnavano. Già identificato dalla polizia, nei prossimi giorni verrà voncocato in Questura per raccontare la sua versione dei fatti.

Ma facciamo un passo indietro. Stando alle testimonianze raccolte dagli investigatori, coordinati dal dirigente della Squadra Mobile, Annino Gargano, la sera del 25 aprile Adriano Lamberti si trovava all'interno del bar Risveglio con il figlio Walter e il genero quando Maio (arrestato e condannato nel 1980 per l’omicidio di un marittimo 19enne) è entrato in compagnia di due donne. Ancora non è chiaro chi abbia pronunciato gli apprezzamenti che hanno acceso la rabbia del killer, di certo c’è che la lite, iniziata a parole, si è spostata fuori dal bar, dove Maio ha estratto una semiautomatica e ha fatto fuoco su Adriano Lamberti, 51 anni, e sul figlio Walter, 27. Entrambi raggiunti al petto, il primo è morto pochi minuti dopo, il secondo ha lottato per la vita all’ospedale Villa Scassi, dove il suo cuore ha ceduto meno di un’ora dopo lo sparo.

Qualche dubbio, in una vicenda che inizialmente sembrava chiara, c’è: Maio, che dopo il delitto si è dato alla fuga abbandonando l’auto sulla scena ed è stato così rintracciato nella sua casa al Cep, davanti al pm Patrizia Ciccarese ha ammesso l’omicidio, sostenendo però di essere stato aggredito per primo e di avere agito per legittima difesa. Una tesi che non reggerebbe non soltanto per le testimonianze - tra cui anche quella della terza persona coinvolta nella lite - ma anche per i video delle telecamere presenti sul posto e già acquisiti dagli inquirenti, e dai risultati dell'autopsia. Che evidenziano come i colpi siano stati sparati a distanza, e non a bruciapelo, escludendo così di fatto l'ipotesi di una lite e una colluttazione come sostenuto da Maio.

E ancora: chi è stato a rivolgere alle giovani in compagnia di Maio le parole che hanno fatto infuriare il killer? All’inizio si pensava fosse stato il più giovane dei Lamberti, e che il padre fosse intervenuto per difenderlo, ma potrebbe essere stato in realtà il nuovo testimone, genero di Adriano Lamberti, di cui gli altri due avrebbero preso le difese nel vedere la reazione di Maio. E che cosa è successo negli istanti immediatamente precedenti al primo sparo? Maio aveva già intenzione di uccidere, o la situazione è ulteriormente degenerata? La dinamica di quanto successo esattamente tra le 20.30 e le 21.30 di lunedì’ 25 aprile sul lungomare di Pegli, insomma, è ancora da chiarire, mentre la famiglia di Adriano e Walter Lamberti, rappresentata dagi avvocati Nicola Scodnik e Sandro Vaccaro, aspetta risposte e continua a invocare giustizia.

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