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Cronaca

Orche in porto, i timori di un gruppo di esperti: «Il piccolo sta morendo»

Ormai da domenica il "pod" staziona nella stessa zona, monitorato dalla Guardia Costiera e dagli esperti dell'Acquario. Ma alcune foto mostrano un comportamento che lascia temere per le sorti del piccolo

«Il piccolo non è in buone condizioni di salute, forse sta morendo». L’allarme riguarda la famiglia, il “pod”, di orche che da domenica si aggira nel bacino del porto di Pra’- Voltri, e che dopo avere incantato con la sua presenza ora sta iniziando a preoccupare gli esperti. Che si pongono due domande principali: perché nuotano sempre nello stesso punto, e perché non riprendono il largo?

L’ipotesi sollevata da diversi esperti, osservando il comportamento dei cetacei, è che il piccolo che accompagna la madre e gli altri due esemplari adulti non stia bene. Anzi, sia in condizioni disperate: «Come se fosse in agonia, o già morto», sottolineano da Seame Sardinia, onlus sarda che si occupa di tutela dell’ambiente e della fauna marina che da domenica segue, come molti altri, l’avventura delle orche. Sperando che sia a lieto fine, anche se alcune foto circolate in rete nei giorni scorsi mostrano un comportamento specifico di mamma orca, che sembra portare sul muso il piccolo, quasi spingerlo, come rilevato anche da un ricercatore dell'Università di Genova.

E se a un occhio profano possono sembrare giochi ed evoluzioni, agli occhi di un esperto questi movimenti appaiono molto preoccupanti: «Questi animali hanno bisogno di essere lasciati soli, monitorati al massimo da esperti, perché sono visibilmente stressati - scrivono da Seame - dalle foto sembra anche vedere qualche "tail-slapping" (letteralmente, schiaffeggiare la coda sull'acqua con forza) che i cetacei possono mettere in atto in condizioni appunto di stress e pericolo percepito, anche per la presenza di barche nei dintorni».

Stando a quanto ricostruito da Ugo De Cresi, osservatore naturalista che ha monitorato la rotta, il viaggio del pod, se si tratta effettivamente di quello avvistato nelle ultime settimane nel Mediterraneo, sarebbe iniziato lo scorso 14 novembre a Cartagena, in Spagna. Da lì le orche si sarebbero spostate di poco, a Formentera, poi un tragitto che la notte del 30 novembre le avrebbe portate sino a Genova: «Mille km in 20 giorni, con circa 50 km al giorno. Qualcosa però non è andato bene».

Un ulteriore elemento che lascia pensare che il pod sia in difficoltà è il fatto che il primo ad avvistarle in porto, il pescatore Giulio Zemiti, abbia raccontato di avere visto due piccoli. Eppure del secondo non ci sarebbe traccia, neppure dal monitoraggio della Guardia Costiera, che con una pilotina ha accompagnato i biologi dell'Acquario nella zona in cui le orche nuotavano: il timore è che sia già morto, e che i cetacei stiano restando nei paraggi proprio per la presenza del piccolo, ormai privo di vita.

«Il desiderio della madre di riunirsi al proprio piccolo “scomparso” potrebbe spiegare il comportamento di permanenza del gruppo nella stessa zona per un periodo così lungo e in una zona di porto - è il commento di Guido Gnone, coordinatore scientifico dell’Acquario di Genova - Stiamo cercando di raccogliere dati e informazioni utili per verificare la possibilità che originariamente vi fossero non uno ma due cuccioli e che cosa possa essere successo».

Acquario: «Il piccolo sembra in difficoltà»

I ricercatori dell'Acquario, che stanno monitorando le orche con il personale degli operatori di Whale Watching Genova e del Consorzio Liguria Via mare, matedì mattina a bordo della motovedetta della Guardia Costiera hanno intravisto tra le onde la femmina che aiutava il suo piccolo a raggiungere la superficie. Gli addetti ai lavori lo chiamano "comportamento epimeletico", che si osserva quando un cetaceo è in difficoltà e altri esemplari della stessa specie lo sostengono in superficie per garantirne la respirazione.

Le condizioni meteo marine di mercoledì hanno impedito ai ricercatori di uscire in mare, ma i Piloti del Porto di Genova, su richiesta della Capitaneria di porto di Genova, stanno cercando di raccogliere ulteriore documentazione sulle condizioni di salute del piccolo.

Sembra perdere consistenza, dunque, l’ipotesi iniziale che il gruppo sia entrato in porto attratto dai pesci forniti dal pescoso mar Ligure: troppi i giorni di permanenza in un mare che non è il loro, inconsueti e preoccupanti i movimenti ripetuti. Il monitoraggio degli animali comunque continua, con un appello da parte degli esperti: evitare di andare loro vicino con barche o altri mezzi per evitare di stressarli inutilmente, e lasciare che siano appunto gli esperti a osservarli e raccontarne i movimenti. Sperando che le condizioni del piccolo non siano gravi come appaiono dalle foto, e di vederle presto prendere il largo.

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