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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Super gommoni per portare la droga dall'Albania all'Italia, 29 arresti

L'indagine dei carabinieri ha preso il via nell'ottobre del 2016 a seguito del recupero a Rapallo di 38 kg di marijuana nascosti all'interno del bagagliaio di un'autovettura

Volevano radicarsi nel Tigullio, ma, resisi conto di essere finiti nel mirino dei carabinieri, hanno preferito tornare a Roma e da lì gestire i loro loschi traffici. I carabinieri, al termine di un'indagine iniziata alla fine del 2016, hanno sgominato una banda, dedita al traffico d'ingenti quantitativi di sostanza stupefacente. Al vertice del sodalizio criminale tre albanesi, legati da parentela, finiti in carcere.

Nel complesso l'operazione ha portato all'esecuzione di 29 ordinanze di custodia cautelare, di cui 20 in carcere, fra cui un mandato di arresto internazionale nei confronti di un soggetto dimorante in Albania. Tra i destinatari, un soggetto è già detenuto in carcere, a Brindisi, per altra causa, mentre uno è a Sulmona, già in regime di arresti domiciliari. Eseguiti inoltre nove obblighi di dimora, di cui uno a carico di un soggetto già agli arresti domiciliari a Bari.

Le misure cautelari sono state eseguite tutte fuori dalla Liguria. L'indagine ha coinvolto in tutto cinquanta persone, accusate a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale, detenzione e vendita di stupefacenti, estorsione e detenzione di armi clandestine.

VIDEO | Le immagini dell'operazione

L'indagine, avviata a ottobre 2016 con il coordinamento della Dcsa, sotto la costante direzione della locale Ddaa, a seguito del recupero a Rapallo di 38 kg di marijuana nascosti all'interno del bagagliaio di un'autovettura, ha condotto all'individuazione di un più vasto e articolato traffico di sostanze stupefacenti di portata internazionale.

I successivi sviluppi investigativi hanno consentito progressivamente d'individuare una ramificata organizzazione di origine albanese, coinvolta sia nel traffico di marijuana, della quale curava direttamente la produzione nei territori di origine, sia nella commercializzazione di cocaina, reperita sul mercato romano grazie all'intermediazione di connazionali.

L'organizzazione albanese riusciva a operare sul territorio nazionale avvalendosi della stretta collaborazione di esponenti della criminalità organizzata pugliese, in accordo con i quali venivano predisposte e organizzate le operazioni di ricezione dei carichi di marijuana, provenienti via mare dall'Albania e successivamente accolti in vari punti (definiti all'occorrenza), dislocati sulle coste pugliesi e abruzzesi, tra i comuni di Lesina (Fg) e Fossacesia (Ch).

Gli esponenti della Sacra Corona Unita, oltre a fornire delle basi logistiche per lo sbarco dello stupefacente, ne gestivano in proprio la quota a essi riservata, quale corrispettivo del supporto fornito agli operatori albanesi. Tale quantitativo di stupefacente veniva successivamente inserito dall'organizzazione italiana nel proprio circuito di traffico e spaccio al dettaglio, arrivando a raggiungere anche altri paesi europei, tra i quali la Germania.

La rimanente parte dello stupefacente veniva, invece, presa in carico dagli operatori albanesi e convogliata sulla Capitale, dove l'organizzazione aveva allestito un deposito centrale, ubicato in zona Tiburtina, nel quale confluiva anche la cocaina approvvigionata sul mercato romano e altre tipologie di sostanze oggetto di spaccio. Dal citato hub di stoccaggio venivano quindi prelevati dei quantitativi di minore entità, successivamente veicolati in differenti punti della città attraverso l'impiego di autovetture intestate a prestanome, utilizzate come vere e propri mini depositi itineranti, con capacità di carico variabili dai 15 ai 40 kg.

Tale meccanismo, oltre a consentire un'elevata mobilità del carico, avrebbe dovuto evitare - in caso di sequestro da parte delle forze dell'ordine - di risalire al deposito centrale, compromettendo in tal modo l'intera partita. E fu proprio in una di tali vetture, come accennato sopra, sequestrata a Rapallo nel 2016, che venne sequestrato il primo importante carico di stupefacente.

Gli esponenti di vertice della citata organizzazione albanese avevano stabilito nella cittadina del Tigullio la propria base operativa, dalla quale gestivano, oltre alla famiglia, l'intero traffico di stupefacenti, in particolar modo di marijuana.
Mentre lo stupefacente destinato alla capitale veniva affidato a una rete di spacciatori locali, gestita da nordafricani (in prevalenza di origine nigeriana), le connesse attività di vendita e distribuzione al dettaglio nel territorio ligure venivano condotte in parte dagli stessi esponenti albanesi e in parte da criminalità locale all'uopo assoldata.

Oltre alla riviera ligure, le attività di traffico del gruppo albanese - condotte con il medesimo e collaudato modus operandi dei mini depositi mobili - si estendevano in altre città italiane, da Bologna a Firenze, fino a coinvolgere anche cittadine oltre confine, in Francia e in Germania.

Nel corso delle attività sono state effettuati ingenti sequestri di sostanze stupefacenti avvenuti soprattutto sulle coste pugliesi, e in molti casi alcuni carichi, provenienti dall'Albania, sono stati intercettati al momento dello sbarco, operando in sinergia con le unità Aero-navali della guardia di finanza, attivate dal comando provinciale carabinieri di Genova nell'ambito di un protocollo d'intesa stipulato tra le due forze di polizia e volto a favorire la razionalizzazione dell'impiego dei servizi navali.

In particolare, sono stati sottoposti a sequestro (per un valore complessivo di circa 50 milioni di euro) oltre 7 tonnellate di stupefacente (marijuana, hashish e cocaina); tre litri di droga sintetica liquida del tipo 'ayahuasca', detta anche 'droga dello sciamano'; tre gommoni oceanici con motori da 500 cv, del valore complessivo di 200mila euro; una pistola semiautomatica 'imi jericho' calibro 9x19, completa di caricatore e 15 cartucce dello stesso calibro; 8.850 euro ritenuti provento di attività illecita; nove veicoli fittiziamente intestati a prestanome.

L'operazione 'Ottobre Rosso', in sintesi, oltre a infliggere un duro colpo all'intera organizzazione albanese, con lo smantellamento dell'intero vertice, ha messo in evidenza l'esistenza di consolidati ed efficienti rapporti di cooperazione tra sodalizi nazionali e stranieri coinvolti, a vario titolo, nel traffico internazionale di grosse partite di stupefacenti.

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