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Cronaca Chiavari

Delitto di Chiavari, attesa per l'autopsia. Proseguono gli interrogatori

La polizia lavora ormai da oltre 24 ore per fare luce sull'omicidio di Orazio Pino, ex collaboratore di giustizia freddato in un parcheggio con un colpo alla nuca

Proseguono ormai da più di 24 ore le indagini sulla morte di Orazio Pino, l’ex collaboratore di giustizia, da ormai due decenni orefice, freddato al quinto piano del silos di corso Dante, a Chiavari, con un’arma che potrebbe essere sia una pistola di piccolo calibro, forse una 22, sia un’arma lunga e appuntita, come per esempio uno stiletto, o un rompighiaccio.

E la prima, fondamentale risposta che potrebbe aiutare a far luce sul delitto arriverà venerdì, massimo sabato, dall’autopsia: affidato ai medici legali Francesco Ventura e Gian Luigi Bedocchi, l’esame autoptico dovrà stabilire le cause della morte partendo dal piccolo foro individuato sulla nuca di Pino. Il cui passato criminoso, dopo anni di discrezione, è stato portato a galla proprio dal suo omicidio.

Originario di Misterbianco, in Sicilia, Pino era infatti uno degli uomini chiave della famiglia mafiosa di Giuseppe Pulvirenti detto “u Malpassotu”, a sua volta vicino al clan di Benedetto “Nitto” Santapaola, uno dei boss più potenti e sanguinari di Cosa Nostra. Gli investigatori della Squadra Mobile del dirigente Marco Calì, coordinati dal vicequestore Alessandro Carmeli, hanno accertato che dopo anni in cui ha partecipato a faide interne macchiandosi di diversi omicidi e regolando conti nella guerra tra cosche del catanese (la famiglia del “Malpassotu” l’aveva dichiarata a quella di Mario Nicotra), aveva cambiato strada decidendo di collaborare con la giustizia. 

L'ex amante e socia interrogata

Qualche anno fa - 7, per la precisione - Pino aveva deciso di uscire dal programma di protezione e aveva investito la somma ottenuta nell’acquisto della gioielleria “Isola Preziosa”, aperta prima nel carruggio di Chiavari e poi anche a Rapallo e Sestri Levante, punti di compro oro gestiti dalle figlie. E proprio la sua attività è stata prevedibilmente passata al setaccio dagli investigatori, che nel pomeriggio di mercoledì hanno anche perquisito la gioielleria dell’ex compagna ed ex socia di Pino: è stata lei, lo scorso anno, a denunciare l’uomo per furto, un’accusa che era stata analizzata dalla procura e poi archiviata, e il rapporto tra i due era rimasto pessimo.

La donna è stata interrogata, così come il fratello e tutte le altre persone che gravitavano intorno al mondo dell’ex sicario di mafia: gli investigatori non hanno intenzione di escludere alcuna pista, neppure quella passionale, anche se il passato e la modalità dell’omicidio (praticamente un’imboscata, vista la ferita alla nuca e la quasi totale assenza di segni di lotta) conducono inevitabilmente su quella dell’esecuzione a sangue freddo. Sono inoltre già stati requisiti i filmati delle telecamere di sorveglianza della zona, e gli inquirenti stanno ricostruendo tutte le connessioni legate al passato che ancora restavano nella vita di Pino.

La Regione: «Fatto gravissimo, massima attenzione»

Sui sanguinosi fatti di Chiavari è intervenuta anche la Regione Liguria, che in una nota firmata dalla vicepresidente Sonia Viale ha chiarito che «rimane alta l’attenzione di Regione Liguria nel contrasto alla criminalità organizzata».

«In attesa di ulteriori sviluppi nell’inchiesta su questo fatto gravissimo e nell’auspicio che il Consiglio regionale costituisca al più presto la Commissione regionale antimafia, la vicepresidente ricorda che a maggio verrà convocato il tavolo regionale della Legalità con la partecipazione di rappresentanti delle parti sociali, del mondo dell’imprenditoria, dell’Ufficio scolastico regionale, del Terzo settore e di tutti i soggetti chiamati a dare segnali importanti sotto il profilo del contrasto fermo e determinato alla criminalità oltre che dell’educazione nella lotta alle mafie e al degrado urbano. Verrà inoltre presentato il Rapporto annuale sulla criminalità organizzata e la sicurezza urbana, giunto all’undicesima edizione. Nell’ambito del lavoro, svolto su incarico di Regione dall’Università degli Studi di Genova, è stato realizzato un sondaggio tra gli studenti liguri: gli intervistati hanno affermato in modo netto che è necessario parlare del fenomeno della criminalità organizzata».

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