Omicidio Biggi, Matteo uccide Matteo: stessa età, stesso lavoro
Colleghi, coetanei e omonimi. Uno è morto e l'altro è finito in carcere con l'accusa di omicidio. Matteo Biggi che accoltella Matteo Biggi nella palestra della sala chiamata. Entrambi trentenni, entrambi in Compagnia Unica da generazioni
Genova - La depressione, che si trasforma in follia omicida. Matteo Biggi che accoltella a morte Matteo Biggi. Entrambi trentenni, uno si sta allenando in palestra presso la sala chiamata del porto della Culmv e l'altro esce di casa con un coltello da cucina e raggiunge la struttura di San Benigno.
I FATTI - Questa tragica storia è talmente assurda che è inutile perdere tempo a cercare aggettivi o commenti. Basta raccontare i fatti. I protagonisti della vicenda sono fondamentalmente due: colleghi, coetanei e omonimi. Uno è morto e l'altro è finito in carcere con l'accusa di omicidio. Il fatto che il trentenne omicida avesse con sé un coltello fa pensare alla premeditazione.
LA DEPRESSIONE - Il Matteo Biggi arrestato abita a Oregina. Ieri, lunedì 12 novembre 2012, come tutti gli altri giorni negli ultimi tempi, era in compagnia del padre Massimo, 57 anni. Il ragazzo soffriva di depressione e il papà non lo mollava un momento. Ma una volta davanti all'entrata della palestra ha perso di vista un attimo il figlio.
IL POSSIBILE MOVENTE - Dentro un altro Matteo Biggi si sta allenando, anch'egli quasi trentenne (il compleanno sarebbe stato domenica prossima). Il giovane di Apparizione, a quanto riferito dall'aggressore, ultimamente frequentava la sorella dello stesso assassino. Ma su questo particolare dalla questura non si sbilanciano.
DRAMMATICHE COINCIDENZE - Fatto sta che il Matteo Biggi appena arrivato in palestra ha estratto il coltello e ha colpito il collega omonimo. La depressione, confermata dalla questura, ha di certo un ruolo fondamentale per cercare di spiegare il folle gesto. Ma forse è inutile speculare sulle drammatiche coicidenze di cui è intrisa questa vicenda. Il lavoro, lo stesso da generazioni, il nome e il cognome uguali e l'età. Elementi forse importanti per capire lo stato di malessere, che da qualche tempo affliggeva il Matteo arrestato.
PER CONCLUDERE - Saranno le indagini a fare ulteriore luce sulla vicenda. Due famiglie, entrambe con lunghe tradizioni portuali, sono distrutte. Per questo, al di là del dovere di cronaca, non abbiamo preteso di avvicinare parenti e colleghi di vittima e assalitore per rispettare il dolore di tutti.