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Cronaca

Decapitò lo zio nei boschi, Cassazione conferma condanna a 30 anni

Resta in carcere Claudio Borgarelli, l'ex infermiere che nell'ottobre del 2016 uccise lo zio Albano Crocco al culmine di una lite per un sentiero che conduce nei boschi di Lumarzo

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 30 anni di carcere per Claudio Borgarelli  l'ex infermiere di 57 anni che nel 2016 a Lumarzo uccise e decapitò lo zio, Albano Crocco, al culmine di un litigio legato alla proprietà di un sentiero.

 Borgarelli, difeso dall'avvocato Antonio Rubino, in primo grado era stato dichiarato capace di intendere e volere sia al momento del delitto sia nelle fasi successive, quando si era disfatto della testa e delle armi utilizzare per l’omicidio, una scena immortalata dai video delle telecamere di sicurezza della sua stessa casa.

L’ex infermiere aveva chiesto più volte in aula perdono alla famiglia di Crocco: nell’ottobre del 2017, un anno dopo il delitto, era stato condannato a 30 anni di carcere, condanna confermata anche in appello lo scorso ottobre. Alla base dell’omicidio, secondo i carabinieri che lo hanno alla fine arrestato, continue liti legate a un sentiero che conduce al bosco e che Borgarelli riteneva di sua esclusiva proprietà, tanto da mettere dei paletti per impedire a estranei di utilizzarlo.

Con lo zio Albano Crocco la situazione era degenerata, e un pomeriggio di ottobre l’ex infermiere lo aveva seguito nel bosco, gli aveva sparato alla schiena e poi aveva decapitato il corpo per cercare di far sparire eventuali prove.

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