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Cronaca Nervi / Via Guglielmo Oberdan

CasaPound, convegno blindato e presidio antifascista

Viale delle Palme chiusa al traffico, 500 militanti arrivati a Nervi, 30 antifascisti

Lo stemma "antifascista" sul giubbotto rosso e un cappellino di lana in testa, di fronte a lui una testa rasata e una giacca nera. Un barista e uno degli avventori del suo locale, l'antifascista e il militante di CasaPound, si sono incontrati in via Oberdan all'inizio della zona rossa. Cercano in qualche modo di confrontarsi, parlano finché un poliziotto non li divide. È l'immagine dell'incontro impossibile tra due barricate opposte; da una parte 500 militanti di estrema destra al convegno di CasaPound all'hotel Astor di Nervi, dall'altra un presidio di 30 antifascisti radunati sotto una bandiera dell'Anpi all'inizio di viale delle Palme.

In mezzo 150 uomini delle forze dell'ordine, l'accesso vietato verso la stazione, la rabbia e lo sconforto di alcuni residenti e commercianti del quartiere. «Piazza Pittaluga, cosa c'è scritto sotto la targa? Caduto per la libertà, in fondo alla strada dove ci sono altre 22 camionette della polizia, c'è piazza Sciolla, un'altra vittima del fascismo, i nonni, i papà di tanti abitanti di Nervi hanno fatto i partigiani e noi siamo in trenta contro CasaPound è una fitta al cuore», dice Margi Orlando abitante di Nervi in pensione.

A porte chiuse, il movimento ha scelto nel frattempo il suo vicepresidente come candidato alle prossime elezioni politiche. È Simone Di Stefano: «Casapound è dappertutto e dappertutto parla, compresa Genova, perché è nel nostro pieno diritto - dichiara alla stampa - che Genova sia una città rossa è un dato di fatto, ma esiste una tradizione popolare molto forte a cui noi parliamo perché Casapound parla in quegli spazi sociali che erano ritenuti appannaggio esclusivo della sinistra, giustissimo essere a Genova perché è una città di lavoratori e di portuali».

Intorno alle 18.30 l'uscita dei militanti dal convegno e scoppia la rabbia di alcuni cittadini nerviesi: «Ci hanno blindato, ho chiuso il negozio perché credo sia giusto essere qui - si sfoga la commerciante Roberta Sulfaro - è libertà di ognuno poter manifestare ma non in questo modo, loro comunque hanno idee estreme e alla città di Genova, medaglia d'oro per la Resistenza, è stata inferta l'ennesima ferita».

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