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Cronaca

Neet, in Liguria il 21% dei giovani non lavora e non studia: è il dato peggiore del nord Italia

 Un quadro preoccupante che ActionAid e Cgil hanno analizzato nel rapporto "Neet tra disuguaglianze e divari. Alla ricerca di nuove politiche pubbliche"

Si chiamano 'neet', ovvero 'Not in Employment, Education or Training' e in sintesi sono i giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni che non sono più inseriti in un sistema scolastico o formativo e nemmeno impegnati in un'attività lavorativa. L'Italia detiene il triste primato per quello che riguarda l'Europa. Nel 2020 sono più di 3 milioni, con una prevalenza femminile di 1,7 milioni, l'incidenza raddoppia nel sud rispetto al nord, è maggiore tra le donne e nelle due fasce d’età più adulta, 25-29 anni (30,7%) e 30-34 anni (30,4%). La Liguria è la prima regione del nord per incidenza dei Neet sulla popolazione giovanile con una percentuale pari al 21,1%. Un quadro preoccupante che ActionAid e Cgil hanno analizzato nel rapporto "Neet tra disuguaglianze e divari. Alla ricerca di nuove politiche pubbliche", presentato a Roma insieme alle raccomandazioni verso il nuovo Governo e Parlamento per indirizzare le politiche nazionali e territoriali per i giovani, a partire anche dalle lezioni apprese dai principali programmi di intervento, tra cui Garanzia Giovani.

I dati in Italia e in Liguria

In questa particolare classifica si confermano ai primi posti tutte le regioni del sud, con quote molto alte per Sicilia (40,1%), Calabria (39,9%) e Campania (38,1%), e così via fino a raggiungere l’Abruzzo con il 20,7%. Per il Centro Italia, il Lazio ha la più alta incidenza di questa zona geografica con circa il 25,1%, a seguire l’Umbria (20%), le Marche (19,9%) e la Toscana (18,7%). La prima regione del nord per incidenza delle e dei Neet è invece la Liguria (21,1%), a seguire il Piemonte (20,5%) e la Valle d’Aosta (19,6%).

I Neet in Italia sono per il 56% donne e la prevalenza femminile resta invariata negli anni, a dimostrare che per una donna è molto più difficile uscire da questa condizione, in Liguria però il dato va in controtendenza perché nella nostra regione (unica del Nord Italia) abbiamo più Neet uomini (52,4%) che donne (47,6%), un dato condiviso solamente con Calabria, Lazio e Campania.

I giovani di origine straniera o senza cittadinanza italiana sono in numero inferiore rispetto agli italiani (il 18% del totale), in Liguria il dato è superiore alla media perché si stanzia al 27,8%.

Nell'analisi del rapporto emerge anche un altro dato interessante, nelle grandi città la quota di Neet maggiore risiede nel grande comune rispetto alla provincia di riferimento. La percentuale più alta in questo senso riguarda la città di Genova, pari quasi al 65%; in altre parole il  65% delle e dei Neet residenti nella provincia di Genova vive nel grande comune, mentre il restante 35% risiede nel resto della  provincia.

Chi sono i 'Neet' nelle diverse fasce d'età

In questo rapporto l’analisi dei dati quantitativi (età, sesso, regione, etc) ha reso possibile la definizione di alcuni cluster (sottocategorie) che aiutano a raccontare e fotografare meglio il fenomeno, tendenze e ricorrenze che aiutano a delineare gruppi al di là degli stereotipi e che potrebbero guidare alla definizione di politiche e interventi specifici e davvero efficaci. Il primo cluster raccoglie i Giovanissimi fuori dalla scuola: hanno dai 15 ai 19 anni, senza precedenti esperienze lavorative e inattivi. Non percepiscono un sussidio, hanno soltanto la licenza media e vivono in un nucleo familiare composto da coppia con figli. Si tratta di un gruppo abbastanza residuale, ma allo stesso tempo significativo rispetto alla popolazione e trasversale a tutta l’Italia.

Il secondo racchiude i giovani dai 20 ai 24 anni, senza precedenti esperienze lavorative e alla ricerca di una prima occupazione. Sono residenti nel Mezzogiorno, hanno la cittadinanza italiana e il diploma di maturità. Sono in un nucleo familiare monogenitoriale, maschi e vivono in una città metropolitana o grande comune. Questo è il cluster più numeroso e mette in luce la fragilità del mercato del lavoro del sud, dove nonostante le azioni di ricerca e l’immediata disponibilità, i giovani hanno difficoltà ad introdursi per la prima volta nel mercato occupazionale.

Il terzo gruppo descrive gli ex occupati in cerca di un nuovo lavoro. Hanno tra i 25 e i 29 anni, hanno perso o abbandonato un lavoro e ora sono alla ricerca. Sono principalmente maschi, con un alto livello di istruzione, appartenenti ad un nucleo familiare single e percepiscono un sussidio di disoccupazione. Vivono nelle regioni centrali del Paese.

Infine, ci sono gli scoraggiati: giovani dai 30 ai 34 anni con precedenti esperienze lavorative e ora inattivi. Sono principalmente residenti nelle regioni del nord Italia e in aree non metropolitane. Incidono in questo gruppo il genere femminile e il nucleo familiare composto da una coppia senza figli.  

I commenti

Katia Scannavini, vicesegretaria generale ActionAid Italia spiega: "Destrutturare il fenomeno Neet e decostruire gli stereotipi che per anni hanno ostacolato la realizzazione di politiche adeguate sono passi essenziali da fare. Servono politiche integrate, sostenibili nel tempo e che rispondano in modo efficace ai bisogni specifici dei giovani, riconoscendo tra le cause della condizione di Neet le disuguaglianze che attraversano l’intero Paese. È necessario ripensare ai servizi, lavorare a stretto contatto con i territori, rafforzare le reti di prossimità, intercettare i giovani più lontani dalle opportunità. Prevenire e contrastare il fenomeno Neet significa per ActionAid garantire giustizia economica e sociale alle nuove generazioni, l’esercizio dei propri diritti, l’accesso ad eguali opportunità, indipendentemente dalla condizione socioeconomica di partenza, dal genere, dalla cittadinanza e dalla Regioni in cui si vive".

Per il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari: "Occorre modificare la narrazione sui giovani nel dibattito pubblico, per ridare loro centralità nelle politiche e negli interventi dei prossimi anni. I giovani non sono il problema del nostro Paese, ma una straordinaria risorsa fin qui inespressa. Le condizioni di contesto, infatti, li hanno relegati troppo spesso in una situazione di esclusione sociale come quella dei Neet".

"È indispensabile partire - prosegue - dall’analisi delle politiche pubbliche che non sono riuscite a ridurre l’evidente svantaggio delle nuove generazioni, come la cosiddetta Garanzia Giovani. Contrasto alla precarietà nel lavoro, rilancio degli investimenti sul sistema pubblico di istruzione e formazione, pieno ed efficace utilizzo delle ingenti risorse che l’Europa sta mettendo a disposizione, dal Pnrr ai Fondi strutturali: sono questi gli ambiti prioritari su cui agire per invertire la tendenza".

"Solo così - conclude Ferrari - potremo ridurre le disuguaglianze e i divari che, in questi anni, si sono sempre più ampliati, valorizzando le nuove generazioni nel loro ruolo di leva per la crescita sostenibile e inclusiva del Paese".

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