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Cronaca

Nave delle armi, Cgil e associazioni protestano in Prefettura

Le associazioni hanno detto "no" alla guerra e soprattutto all'attracco a Genova di navi che trasportano materiale bellico

Mobilitazione della Cgil - che questa mattina insieme a tante altre associazioni laiche e religiose ha consegnato un documento in Prefettura - per dire no alla guerra e soprattutto all'attracco a Genova di navi che trasportano materiale bellico.

Il caso della "nave delle armi"

Si è tornati a parlare dell'argomento a fine gennaio, quando è stata diffusa la notizia che nei prossimi giorni - presumibilmente dopo il weekend - dovrebbe tornare a Genova la Bahri Yambu, cargo saudita ribatezzato "nave delle armi" e già al centro della protesta del maggio 2019, quando i portuali genovesi erano riusciti a impedire che a bordo venissero caricati generatori destinati all'Arabia per la guerra in Yemen.

Non solo: nei giorni scorsi la procura di Genova ha aperto un fascicolo d'inchiesta per chiarire i movimenti della nave Bana (battente bandiera libanese) ormeggiata al terminal Messina. La nave non era stata rintracciabile per giorni tramite i sistemi gps, e questo aveva insospettito gli inquirenti. Nei giorni di "buio", la Bana potrebbe essere stata utilizzata per un traffico d'armi tra Turchia e Libia.

La protesta

«Le notizie di questi giorni sul coinvolgimento del Porto di Genova in presunti traffici illeciti di armi e il transito di materiale bellico destinato a scenari di guerra terribili come quello dello Yemen, impongono una presa di responsabilità da parte di tutti e soprattutto da parte del Governo italiano nei confronti della comunità internazionale» è il commento della Cgil Genova, che questa mattina era in Prefettura insieme ad altre associazioni. 

«La nostra mobilitazione serve a chiedere l’impegno del Governo italiano, dopo la risoluzione approvata nel giugno scorso dal parlamento sulla sospensione di armi in Yemen, perché si adoperi nei confronti della comunità internazionale per un intervento che riporti la pace in quel territorio e ovunque ci siano quelle gravi violazioni dei diritti umani, attenzionando il nostro porto con i dovuti controlli, chiarendo se il transito nel territorio italiano di armi destinate a questi conflitti, anche se provenienti da altre nazioni, sia lecito e rispetti le nostre leggi nazionali, con particolare riferimento alla 185/90, a quelle internazionali e ai principi della nostra Costituzione».

Una prima protesta era stata già organizzata il 25 gennaio, sempre davanti alla Prefettura di Genova, insieme a tante associazioni, per la mobilitazione nazionale “Spegniamo la guerra, accendiamo la pace”: «Rispetto a quell’appuntamento non abbiamo cambiato idea - prosegue la Cgil attraverso una nota - ed essendo il nostro, il porto più importante del paese, ci aspettiamo un atteggiamento di maggiore attenzione e controllo su quanto succede a Genova da parte di politica e istituzioni».

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