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Cronaca

Multe all'azienda addebitate alle lavoratrici: a Molassana il presidio contro Ladisa

Le dipendenti della ditta che si occupa di ristorazione scolastica hanno dato vita questa mattina a una protesta davanti alla sede, chiedendo che vengano ritirate

Si è tenuto in mattinata a Molassana, davanti alla sede della ditta Ladisa, il presidio di protesta contro le multe che l’azienda ha deciso di attribuire a due dipendenti della ristorazione scolastica genovese sommandole a quelle disciplinari già previste nel 

La vicenda risale alla scorsa settimana, quando i sindacati hanno reso noto che Ladisa, ditta che per il Comune di Genova gestisce più lotti della ristorazione scolastica, ha inviato a due dipendenti altrettante multe rispettivamente da 250 e 500 euro a seguito di due multe che le sono arrivate dalla committenza per 'non conformità del servizio’.

«Un metodo vessatorio come questo non era mai stato utilizzato da altre aziende che si occupano di ristorazione sul territorio - ha reso noto Filcams Cgil Genova - si tratta di un precedente gravissimo da bloccare sul nascere. L’azione di oggi, che al presidio vede molte lavoratrici della ristorazione presenti in solidarietà alle colleghe, vuole ribadire all’azienda che quelle multe pecuniarie devono essere ritirate, mentre, in questi giorni, la Filcams si è già attivata con i propri avvocati per garantire alle lavoratrici assistenza legale nel caso Ladisa insistesse ad applicare il provvedimento così come strutturato».

Le lavoratrici che hanno partecipato al presidio hanno mostrato cartelli e striscioni con scritte come «Vergogna Ladisa», e ancora «le multe te le paghi», mentre i sindacati hanno sottolineato che, oltre al «danno enorme per queste lavoratrici che vivono già una condizione di “lavoro povero”, quanto accaduto potrebbe addirittura diventare elemento ricattatorio nei confronti della committenza: nel caso di nuove sanzioni verso l'azienda, le istituzioni preposte potrebbero avere il dubbio costante che quelle stesse sanzioni ricadrebbero direttamente sulle lavoratrici e sui lavoratori interessati direttamente o indirettamente alla ‘non conformità del servizio’ contestata».

I sindacati hanno annunciato che, nel caso in cui le multe non venissero ritirate ma anzi caricate sulle buste paga delle lavoratrici, Filcams «chiamerà a rispondere e a discutere della questione anche il Comune di Genova che, al momento, è rimasto silente nonostante sia stato informato dal principio di quanto accaduto».

La replica dell'azienda

Sulla questione è intervenuta anche l'azienda Ladisa che, attraverso un comunicato, ha spiegato la propria versione dei fatti addebitando alle dipendenti gravi lacune lavorative: «Le sanzioni da 500 e 250 euro rappresentano un atto dovuto per gravi violazioni commesse, almeno in un caso potenzialmente sanzionabile con il licenziamento. In particolare una delle due dipendenti ha inspiegabilmente distrutto un “pasto campione” sottraendolo così ad eventuali controlli e analisi da parte delle autorità preposte. Tale comportamento, oggetto di ammissione dall’interessata anche in fase di istruttoria disciplinare, ha determinato una penalità da parte della civica amministrazione nei confronti dell’azienda che ha doverosamente attribuito alla dipendente tale responsabilità, prevedendo una sanzione più lieve di quella comminabile. L’azienda ha tuttavia già formalmente manifestato, in più occasioni, la propria disponibilità a sospendere temporaneamente l’esecutività del provvedimento disciplinare, onde consentire alle parti interessate di verificare attraverso un arbitrato (procedura prevista dal Ccnl) e con tutte le garanzie del contraddittorio in favore delle lavoratrici, la congruità di tale sanzione in proporzione alla gravità dell’inadempienza commesse. Nonostante ciò, le annunciate azioni “a tutela dei lavoratori” ad oggi si sono concretizzate solo ed unicamente in ingiustificate manifestazioni di protesta - quando invece la tutela del lavoratore in caso di provvedimenti disciplinari trova il suo naturale alveo proprio nella richiamata procedura "di conciliazione" cui Ladisa ha già confermato la propria eventuale adesione - con l’evidente (ma assolutamente vano) scopo di condizionare le scelte dell’azienda».

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