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Cronaca

Arresto Ferrero, le motivazioni: "Disegno criminoso per sottrarre denaro"

Nell’ordinanza con cui il Gip di Paola ha concesso la misura cautelare dell’arresto, si legge che Ferrero avrebbe messo in atto un disegno criminoso per sottrarre somme di denaro dalle società in fallimento

Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Paola, nelle motivazioni dell’ordinanza con cui viene disposta la misura cautelare dell’arresto a carico di Massimo Ferrero, spiega nel dettaglio le attività compiute dall’ormai ex presidente della Sampdoria ritenute illecite e tali da giustificare la misura cautelare.

Nelle 27 pagine dell’ordinanza si addebitano a Massimo Ferrero oltre trenta reati previsti dalla legge fallimentare e dal codice penale, che vanno dalla bancarotta fraudolenta all’occultamento di beni in pregiudizio dei creditori. Buona parte dei reati contestati all’imprenditore romano sarebbero stati compiuti con l’ausilio di familiari e persone di fiducia, nella stessa ordinanza infatti sono comminate misure cautelari anche alla figlia Vanessa Ferrero.

Perché è stato arrestato Massimo Ferrero

I fatti riguarderebbero quattro società dichiarate fallite tra il 2017 e il 2020: la Ellemme Spa, la Blu Cinematografica Srl, la Blu Line Sir e la Maestrale Srl. Secondo i pm gli indagati, nella gestione delle società fallite, avrebbero distrutto e sottratto libri e altre scritture contabili delle società, con lo scopo di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto o di recare pregiudizio ai creditori.

Secondo le motivazioni dell’ordinanza, Massimo Ferrero e le altre persone coinvolte, avrebbero agito per rendere impossibile la ricostruzione del patrimonio o del movimento degli affari delle società, arrecando pregiudizio ai creditori.

Nel testo dell’ordinanza si legge che l'ex presidente della Sampdoria avrebbe:

"in esecuzione di un disegno criminoso quale amministratore di fatto della società Ellemme Group Srl dal 7 dicembre 2010 al 23 dicembre 2013" in concorso con il liquidatore della società "sottraevano/distruggevano in tutto o in parte con lo scopo di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto o di recare pregiudizio ai creditori, i libri o le altre scritture contabile, in modo da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio o del movimento degli affari".

"In particolare il 13 febbraio 2014 veniva denunciato il furto di un'auto, un'Audi, all'interno della quale vi era custodita una borsa in pelle contenente, tra le altre, tutta la documentazione contabile", si legge nel testo delle motivazioni dell’arresto contenute nell'ordinanza del Gip nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Paola.

Fra le accuse c'è anche la distrazione di oltre 200mila euro attraverso un contratto di leasing per una Ferrari. Nel testo dell’ordinanza, che ricostruisce i fatti a fondamento della misura cautelare, risulta che Ferrero e un altro indagato:

"cagionavano il fallimento della ‘Società Maestrale Srl in quanto dal 12.03.2009 al 14.03.2013, distraevano dal patrimonio sociale la somma complessiva di 201.434 euro. In particolare, la fallita stipulava contratto di leasing riferito all’autovettura marca Ferrari modello F430 Spider, pagando l’intero piano d’ammortamento di 246.434 euro ed alienandola successivamente alla società ‘V Production Srl introitando soltanto 45mila euro. Pertanto veniva distratta la somma complessiva di 212.434 euro".

Nel capo di imputazione, a Ferrero e un altro indagato, viene contestato anche il contratto di leasing per uno yacht "in presenza di un debito tributario, al 31.12 2017, pari ad euro 497.628, e a fronte di ricavi registrati nel corso del 2007 pari ad euro 285.658, contraendo l’impegno di pagare rate di leasing per un importo annuo pari a 600mila euro per i primi due anni e pari a 950 mila euro per i successivi 8 anni, nonostante fosse evidente – in assenza di una vera attività commerciale e di una vera struttura organizzativa della società, nonché tenuto conto dei bilanci degli esercizi precedenti – l’impossibilità di sostenere i costi aziendali e coprire i costi di gestione".

Il Gip, nel motivare e specificare le esigenze cautelari che hanno portato all’arresto di Massimo Ferrero, scrive:

“Tali operazioni appaiono nascere da un preciso disegno criminale e da una unica regia che ha il fine ultimo di accumulare beni e risorse con poco dispendio economico. L’attività di indagine svolta ha permesso di individuare la ‘cabina di regia’ in Massimo Ferrero, il quale ha gestito realmente il patrimonio sociale compiendo, all’interno del gruppo, complessi intrecci societari, avvalendosi altresì, sia dei propri familiari che di soggetti di fiducia, e svolgendo l’attività propria e tipica di amministratore”.

Nel testo dell'ordinanza, il Gip motiva così la sua decisione: 

“Si può affermare che l’analisi delle vicissitudini societarie accomuna le stesse in un medesimo destino, contrassegnato dallo svuotamento deliberatamente programmato, degli assets e dal successivo fallimento. Le manovre finanziarie hanno consentito di non soddisfare i creditori con particolare riguardo all’erario che vanta nei confronti delle società una elevata esposizione creditoria. Considerazioni queste che dimostrano la pericolosità nel campo dell’esercizio illecito di attività imprenditoriale, degli indagati, i quali dimostrano di aver praticamente condotto al fallimento quattro società con una imponente esposizione debitoria pari a 19.820.937 euro e un totale di distrazioni pari a 13.189.622 euro”.

Il Gip infina spiega le ragioni che hanno giustificato la scelta della misura cautelare dell'arresto in carcere di Massimo Ferrero, provvedimento più severo rispetto agli altri indagati:

"La particolare spregiudicatezza, la pervicacia e la scaltrezza manifestate dall'indagato nelle vicende in esame, unitamente all'elevata consistenza degli interessi economici coinvolti, fanno ritenere che non sarebbe sufficiente la misura cautelare degli arresti domiciliari - anche con applicazione del braccialetto elettronico. Ed invero, detta misura non impedirebbe al Ferrero di continuare a svolgere attività di gestione anche tramite terzi, avendo questi dato piena prova di saper ricorrere ad amministratori di comodo nei casi di maggiore difficoltà finanziaria delle persone giuridiche interessate dalla presente vicenda delittuosa", quanto si legge ancora nell’ordinanza.

"Con particolare riguardo a Massimo Ferrero – annota il Gip -, l'attualità delle esigenze è oltremodo desumibile dal numero, dalle modalità, dalla collocazione temporale dei fatti per cui si procede e dal ruolo centrale - pregresso e attuale - dallo stesso assunto nel contesto soggettivo ed economico di riferimento per come sopra descritto. Lo stesso continua a mantenere contatti con gli altri Indagati e con terzi Interloquendo su questioni afferenti alle gestioni pregresse e attuali e risulta aver rivestito e/o rivestire ruoli e cariche di rilievo In plurime società".

In conclusione, per il giudice, l'arresto dell'indagato è l'unica misura efficace per eliminare il rischio di reiterazione del reato: 

"trattasi invero dell'unica misura in grado di recidere radicalmente le possibilità di porre in essere ulteriori illeciti, anche tramite contatti/comunicazioni con altri indagati e con soggetti terzi fornendo agli stessi istruzioni e direttive; contatti e comunicazioni in riferimento ai quali le possibilità di controllo ipotizzabili in regime di arresti domiciliari appaiono, con riguardo al predetto, del tutto inadeguate".

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