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Martedì, 19 Marzo 2024
Cronaca

Ricorso contro il risarcimento per la morte del pompiere eroe, i Vigili del Fuoco: «Oltraggioso e irrispettoso»

La compagnia assicurativa di una delle parti in causa ha definito «negligente» la condotta di Giorgio Lorefice, il caposquadra che nel 2005 è morto nell'esplosione di una cisterna che stava travasando gpl a Serra Riccò

«Offensivo e irrispettoso», oltre che molto doloroso, un «oltraggio alla dignità»: così Fabio Dattilo, capo del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, ha commentato il ricorso presentato dalla compagnia di assicurazioni Hdi contro il risarcimento riconosciuto ai familiari di Giorgio Lorefice, il pompiere morto nel 2005 a Serra Riccò nell’esplosione di una cisterna di gpl.

La compagnia assicurativa ha presentato il ricorso definendo «negligente» la condotta di Lorefice e degli altri vigili del fuoco che nello scoppio della cisterna sono rimasti gravemente feriti, in alcuni casi con invalidità permanenti: «L’esplosione è da addebitare a un intervento negligente/imprudente dei vigili del fuoco», si legge nel documento presentato contro la sentenza di primo grado del tribunale di Genova, che il 5 dicembre ha condannato Europam (allora Green Oils) e altri soggetti al pagamento di un milione e 200mila euro in risarcimenti. Per gli avvocati della compagnia assicurativa, i vigili del fuoco «avrebbero dovuto allontanarsi per la loro incolumità».

L’udienza contro l’immediata esecutività della sentenza è stata fissata per il 4 marzo in Corte d’Appello, e nei giorni scorsi il corpo dei Vigili del Fuoco si è stretto compatto intorno ai familiari di Lorefice, ai tempi della morte 50 anni e caposquadra del team intervenuto a Serra Riccò, e ai suoi colleghi. 

«Quale fu la condotta che tenne Giorgio Lorefice nell’affrontare l’incendio nel quale perse la vita il 26 gennaio 2005 a Serra Riccò è testimoniata dalla medaglia d’oro al valor civile riconosciuta dal presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi - è stato il commento del capo nazionale Fabio Dattilo - Nessun dubbio, dunque, che il nostro caposquadra affrontò la situazione nel migliore dei modi, com’era stato addestrato a fare e come la lunga esperienza gli aveva insegnato».

«A quindici anni di distanza dalla tragica scomparsa, apprendere le motivazioni del ricorso promosso da una delle parti condannata al risarcimento, rinnova nei familiari e in tutti noi un senso di grande dolore - prosegue Dattilo - Sostenere che in quell’intervento i vigili del fuoco “avrebbero dovuto allontanarsi per la loro incolumità” e che la causa dell'esplosione "sarebbe una loro colpa" è offensivo nei confronti di Giorgio e degli altri vigili del fuoco che rimasero feriti nell’esplosione del serbatoio di gpl. Non solo, è irrispettoso per il lavoro degli oltre trentamila vigili del fuoco italiani che tutti i giorni affrontano pericoli per salvaguardare la vita delle persone e i loro beni e che per compiere il proprio dovere si avvicinano alle fiamme com’è necessario per spegnerle, senza allontanarsi come li inviterebbe a fare chi ricorre contro la sentenza di primo grado. È la richiesta di una delle parti in causa chiamata a risarcire il danno, non certo la sentenza del giudice, ma sentiamo la posizione espressa come un oltraggio alla nostra dignità di servitori dello Stato e alla memoria di chi ha perso la vita».

Cisterna esplosa durante un travaso di gpl

I fatti risalgono al 26 gennaio 2005, quando un mezzo della ditta Saregas stava riversando del gpl dell’azienda Green Oils (oggi Europam) in un serbatoio della ditta Gbm. Durante il travaso l’autobotte perse gas liquido, che si incendiò. Vennero chiamati i vigili del fuoco, e durante le operazioni di spegnimento e soccorso l’autobotte esplose, uccidendo Giorgio Lorefice e ferendo altri sette pompieri.

Il tribunale civile di Genova, per la tragedia del 2005, ha quantificato in un milione e 200mila euro il risarcimento del danno: 750mila euro dovuti agli eredi di Lorefice, 450mila euro agli altri pompieri. Il giudice ha condannato al risarcimento in solido tra di loro la società Europam, i soci all’epoca dei fatti della società Saregas e l’autista del mezzo.

Per alcune parti offese è previsto il risarcimento in solido anche a carico di Allianz (la compagnia che assicurava l’autobotte). Al tempo stesso condanna Hdi (l’assicurazione di Europam) e Allianz (l’assicurazione di Saregas) «a tenere indenni» Europam e Saregas «da ogni esborso per i quali è stata pronunciata condanna», e dunque a pagare di tasca loro quanto stabilito. Gli avvocati di Hdi e Allianz, da cui sono arrivati i ricorsi, chiedono che il pagamento del risarcimento venga congelato sino a quando non si arriverà alla sentenza di appello. Il 27 gennaio i vigili del fuoco hanno organizzato un presidio di protesta davanti al tribunale.

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