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Cronaca

Morandi, la perizia conferma il deterioramento. Bucci a Roma per la scelta finale

Il sindaco commissario incontra il ministro Toninelli prima di annunciare a chi sarà affidato il compito di ricostruire il viadotto. Dalla Svizzera la conferma sul pessimo stato del ponte

La perizia effettuata sui 17 reperti del ponte Morandi inviati nel “super laboratorio” di Zurigo, in Svizzera, sembrano confermare la tesi su cui la Procura sta lavorando già dai giorni immediatamente successivi al crollo del viadotto: le condizioni testimoniano un alto grado di deterioramento di gran parte delle componenti analizzate, compresi i tiranti considerati a oggi i responsabili del cedimento.

I dettagli della perizia sono elencati in un report di 120 pagine arrivato sul tavolo del team della procura, coordinato dal procuratore capo Francesco Cozzi, e dei periti delle diverse parti coinvolte nell’inchiesta. A redigerlo gli specialisti dell’Empa, il Laboratorio federale di prova dei materiali e di ricerca di Dübendorf, che hanno anche riconsegnato i reperti analizzati affidandoli al confine ai militari del Primo gruppo della Guardia di finanza, che li hanno trasferiti nell’hangar che Amiu ha messo a disposizione della Procura per custodire tutti i materiali recuperati legati all’indagine.

Adesso toccherà ai periti italiani studiare la relazione e capire - e attribuire - le responsabilità su un manufatto che nel corso degli anni era più volte stato indicato come necessario di attenzioni particolari proprio per la complessità del progetto e della manutenzione. Le analisi svizzere sembrano però avvalorare la tesi secondo cui i cosiddetti stralli avrebbero ceduto per deterioramento dei materiali, impossibili da controllare per la loro stessa conformazione: spessi cavi d’acciaio contenuti in un involucro di calcestruzzo. 

Bucci incontra Toninelli, il ministro: «Ce la faremo entro il 2019»

Dal punto di vista della ricostruzione, invece, proseguono le trattative per cercare di costituire un’altra maxi cordata che metta a disposizione diverse competenze, e di cui - nelle intenzioni del sindaco-commissario Marco Bucci - dovrebbero far parte anche Salini-Impregilo, Fincantieri, Gruppo Fs e Cimolai, l’azienda di Pordenone che ha presentato tre progetti firmati dall’architetto spagnolo Santiago Calatrava. Che, secondo le ultime indiscrezioni, avrebbero convinto più di quelli presentati dalla cordata promossa da subito dal governo: di questo Bucci ha parlato in mattinata con il ministro Danilo Toninelli, nel corso dell'incontro che si è tenuto a Roma.

«Stamattina al Ministero ho incontrato il commissario Bucci per discutere delle operazioni di demolizione e ricostruzione del Ponte di Genova - ha detto il ministro alle Infrastrutture - Il lavoro procede spedito e a giorni partiranno i cantieri che ridaranno alla città la normalità che merita.
Abbiamo visto i progetti: ci sono i soldi per la nuova infrastruttura, per gli sfollati e per ogni esigenza. Tutto dovrà essere pagato da Autostrade per l’Italia, come è doveroso che sia. Credo ce la faremo a ultimare i lavori sul ponte entro il 2019».

Ponte Morandi, si discute della demolizione 

A oggi sono 21 le persone iscritte nel registro degli indagati (oltre ad Autostrade per l’Italia e Spea, la sua controllata incaricata di effettuare le manutenzioni sui viadotti) per il crollo del Morandi. Le accuse sono di omicidio colposo e stradale, disastro e attentato alla sicurezza dei trasporti. E mentre si attende la nuova relazione dei periti della procura, che verrà esposta lunedì 17 dicembre nel corso dell’udienza per l’incidente probatorio, si discute anche del piano di demolizione di quanto resta del Morandi e della ricostruzione del nuovo viadotto. 

Per quanto riguarda la demolizione, l’ostacolo maggiore riguarda le modalità e i tempi: stabilito che sarà una cordata di 10 aziende a occuparsene, resta da chiarire se l’alternanza tra gru per lo smontaggio ed esplosivo riceverà il benestare della Procura e del giudice per le indagini preliminari. L’idea è quella di partire dal lato Ovest con lo smontaggio, e di usare l’esplosivo sul lato Est, quello in cui sono presenti anche le case evacuate che in questi giorni sono in corso di acquisizione da parte del Comune per una ormai certa demolizione. L’utilizzo dell’esplosivo sembra però avere suscitato perplessità tra gli avvocati di alcuni degli indagati, che vorrebbero conservare integre alcune parti del viadotto ai fini d’inchiesta.

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