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Ponte Morandi: nuove ipotesi sul crollo, aspettando un piano di demolizione

L'ex presidente della società Alga, sentito in procura come persona informata dei fatti, ha dato il suo parere su una possibile causa del crollo di ponte Morandi. Nel frattempo il procuratore Cozzi ha chiarito la situazione in merito alla demolizione

Nuova ipotesi sul crollo del ponte Morandi, collassato lo scorso 14 agosto, causando 43 vittime. Ad avanzarla è stato Agostino Marioni, sentito in procura come persona informata dei fatti dal pm Massimo Terrile. «In un primo momento avevo pensato che la causa del crollo del ponte Morandi fosse la corrosione degli stralli. Poi, vedendo alcuni video, ho iniziato a ipotizzare che a far collassare il viadotto potrebbe essere stata la caduta del rotolo di acciaio trasportato dal camion passato pochi secondi prima», ha detto l'ingegnere ex presidente della società Alga, che si occupò dei lavori di rinforzo della pila 11 nel 1993.

«L'effetto è stato quello di una cannonata», ha detto Marioni, secondo il quale l'eventuale caduta della bobina da 3,5 tonnellate da un camion in movimento a una velocità di 60 chilometri all'ora avrebbe avuto un effetto pari a quello di un colpo di cannone. Per verificare questa ipotesi, secondo Marioni, basta vedere se sulla bobina di acciaio ci sono tracce di asfalto.

I resti del ponte Morandi, Genova sconvolta da decine di morti | Foto

Per il perito di Autostrade, Giuseppe Mancini, il crollo di ponte Morandi sarebbe invece dovuto al cedimento di una campatina. La dichiarazione è stata raccolta dalla trasmissione Report di Rai3.

Intervistato da La Repubblica, il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi, ha approfondito un altro aspetto della vicenda, ovvero la demolizione del ponte Morandi, che è ferma, ma non è la Procura di Genova a bloccarla. «Sono costretto a far notare che stiamo ancora aspettando un piano di demolizione. Per ora nessuno ci ha mandato niente. Noi chiediamo solo che quando il ponte verrà demolito si tenga conto delle nostre esigenze. Ma se venisse deciso che il viadotto va abbattuto domani, certo non ci opporremo», ha detto il procuratore.

Ieri, per portare conforto alle famiglie della zona rossa, per la prima volta dal giorno della tragedia l'arcivescovo Angelo Bagnasco ha visitato il luogo del crollo di ponte Morandi. Il prelato, nel giorno della commemorazione per i defunti, ha visitato i tendoni degli sfollati in via Fillak, successivamente ha lasciato dei fiori e ha pregato per le vittime. «Sembrano due braccia che hanno perso il corpo, ma ritornerà tutto. La coesione per far ripartire questa città esiste».

Durante la visita agli sfollati ha parlato con la portavoce del comitato Giusy Moretti: «Non deve esserci paura e deve esserci unità per ricostruire la normalità di Genova a tutti gli effetti: dal lavoro alla viabilità. Le diatribe, che possono essere legittime, non devono in alcun modo rallentare la rinascita di Genova».

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