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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Sampierdarena / Via Walter Fillak

Demolizione Morandi: assemblea pubblica sull'uso dell'esplosivo a metà giugno

Il 17 o il 18 giugno i residenti della Valpolcevera potranno partecipare a un incontro in cui il sindaco Marco Bucci fornirà dettagli sull'utilizzo delle microcariche per abbattere le pile 10 e 11

Un’assemblea pubblica con i residenti della Valpolcevera per discutere nel dettaglio il piano di demolizione con l’esplosivo delle pile 10 e 11 del ponte Morandi: ad annunciarla è stato il sindaco Marco Bucci, che a margine di una conferenza stampa, lunedì mattina, ha di fatto confermato l’utilizzo di microcariche per abbattere gran parte del troncone est del viadotto in una giornata in cui nell’ex cava dei Camaldoli si stanno tenendo altri test in vista dell’operazione.

Il 24 giugno, giorno di San Giovanni Battista, patrono di Genova, resta la data migliore, secondo il sindaco-commissario, per procedere con l’esplosione. E sul tavolo resta un piano di evacuazione parziale, in cui i residenti nell’area interessata dalla deflagrazione (tra i 250 e i 500 metri) dovranno lasciare le loro abitazioni dalle 7 del mattino alle 10 di sera: «Suggeriamo a chi ne abbia la possibilità di trasferirsi altrove, visto che ci sono anche tre giorni di festa, ma sappiamo che non è possibile per chiunque, e garantiremo ricovero e pasti. Al momento le analisi numeriche sull’esplosione ci dicono che non sarà necessario costringere queste persone a passare la notte fuori casa».

Ancora non è chiaro quante persone saranno coinvolte: nella migliore delle ipotesi 1000, nella peggiore quasi 10.000, a seconda dell’ampiezza della zona “rossa” in cui si verificherà l’esplosione. L’acqua resta la base del piano di mitigazione delle polveri messo a punto dall’associazione temporanea dei demolitori, che in queste ore sta conducendo altri test per capire in che modalità utilizzarla: a oggi si penserebbe a vasche e trincee posizionate sopra, sotto e intorno alle pile 10 e 11, e a cannoni che irrigheranno in maniera costante, cui si sommerebbero anche barriere di protezione alte 10 metri.

«Sarò il primo a entrare nella zona dopo l'esplosione che demolirà le pile, per dimostrare che va tutto bene», ha aggiunto il sindaco-commissario.

Il Pd contro Bucci: «Assemblea convocata con troppo ritardo»

La convocazione dell'assemblea pubblica da parte del sindaco Bucci non ha mancato di sollevare qualche polemica: in una nota diffusa a fine mattianta, i rappresentanti del Pd in Comune hanno puntato il dito contro il ritardo con cui l'incontro è stato organizzando, ricordando che «la sua decisione arriva dopo il lungo e inspiegabile silenzio alla richiesta avanzata nei mesi scorsi dai capigruppo del Pd di Regione Liguria e Comune di Genova, che hanno scritto a Toti e a Bucci, senza ottenere alcuna risposta. Lo stesso aveva fatto anche il Municipio Medio Ponente, avanzando una richiesta formale, con gli stessi risultati».

«Dopo avere ignorato l’iter istituzionale e la controparte politica, il sindaco si trova ora costretto a prendere atto del disorientamento dei cittadini, che vogliono un’occasione di confronto e di approfondimento per comprendere meglio i dettagli della demolizione ed essere consapevolmente informati sulle procedure messe in atto. È un diritto dei genovesi sapere ed essere rassicurati non solo a parole, ma con l’evidenza delle documentazioni - continua il grupppo consiliare del Pd - Per esempio sappiamo che l’azienda demolitrice, secondo quanto scritto a contratto, deve tenere sempre aperte due delle quattro strade interessate alla demolizione, ma su due sponde diverse, mentre attualmente sono chiuse al traffico entrambe le strade sulla sponda di levante. Non sono dettagli per chi abita e lavora in quei quartieri. Conoscere la situazione è un diritto».

Demolizione con esplosivi, comitati e Osservatorio Nazionale chiedono nuove indagini

Sempre sull'uso dell'esplosivo per la demolizione, il Comitato Liberi Cittadini di Certosa e l’Ona (Osservatorio Nazionale Amianto) hanno presetanto ulteriori osservazioni alla procura, cui avevano già consegnato un esposto a febbraio 2019 relativamente all'utilizzo delle microcariche per la pila 8, per chiedere l’apertura di nuove indagini sulla procedura che verrà adottata.

Secondo Ona e il Comitato di Certosa, la popolazione, nonostante la presenza di date ufficiose riguardo l’esplosione del ponte, non sarebbe stata messa a conoscenza adeguatamente di questa intenzione e di alcuni temi connessi come l’evacuazione e lo stoccaggio e il trasporto dei detriti delle due pile fatte saltare in aria con la dinamite: «Al di là di tutte le rilevazioni e le valutazioni, temiamo ci sia un grave rischio per la salute dei cittadini e insistiamo perché venga applicato il principio di precauzione e venga rimosso alla radice ogni forma di rischio, con riferimento alle popolazioni investite del crollo del ponte», ha detto il presidente di Ona, Ezio Bonanni.

Il riferimento è in particolare alla presenza di amianto nella struttura, accertato seppure in livelli che la struttura commissariale, Asl e Arpal sembrano ritenere non preoccupanti in caso di dispersione di polveri: «Il tema rende impossibile pensare a una “soglia rischio 0” per la popolazione dei due quartieri più vicini al Morandi, Certosa e Sampierdarena - scrivono Ona e il Comitato Liberi Cittadini di Certosa - Gli enormi piloni del ponte, inoltre, andrebbero a cadere sul terreno del Parco Ferroviario contenente amianto e altre sostanze cancerogene, così come dimostrano le analisi effettuate sul pietrisco dalla stessa struttura commissariale. Nei mesi scorsi, inoltre, un prodotto incapsulante blu e rosso è stato utilizzato e presumibilmente assorbito dal terreno. La ricaduta di enormi massi di calcestruzzo potrebbe rilasciare nell’aria polveri pericolose. Una evacuazione “coatta” in una zona densamente abitata e il problema della frantumazione e del trasporto dei detriti, rappresentano molto bene il quadro critico, soprattutto per la popolazione residente, che una demolizione con esplosivo porterebbe. 

La richiesta è di maggiore trasparenza in fatto di documentazione e procedure, associata a più centraline per il controllo della qualità dell’aria e a uno screening epidemiologico sulla popolazione, con particolare riguardo per i bambini. E anche dal punto di vista della ricostruzione, i cittadini puntano il dito contro le modalità con cui viene portata avanti, con riferimento alle terre di scavo e alle polveri prodotte: «Non vengono trattate come rifiuto speciale ma, come diverse testimonianze foto e video di alcuni residenti indicano, le terre di scavo non vengono né bagnate né trattate come si dovrebbe con prodotti adeguati o inertizzanti - scrivono in una nota congiunta - La gestione di questo grande cantiere, ad oggi, è sembrata non tenere in conto la peculiarità più delicata: la presenza di un centro urbano e di una popolazione di numero importante, intorno all’ex viadotto Morandi. Una “svista” del genere non può essere tollerata».

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