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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Migranti, la proposta di Tursi: «Lavori socialmente utili per chi arriva»

Ad annunciare il nuovo protocollo l'assessore alle Politiche sociali, Emanuela Fracassi, che ha spiegato che i profughi in attesa della documentazione potranno mettersi al lavoro su base volontaria per iniziare un percorso di integrazione

Lavori socialmente utili a favore della comunità genovese per gli immigrati presenti sul territorio e ancora in attesa di ricevere i documenti necessari per iniziare un percorso di integrazione: è questa la proposta che arriva da Tursi per far fronte all’emergenza migranti, annunciata a margine del seminario ‘Verso una cultura dell’accoglienza fondata sui diritti' dall’assessore alle Politiche sociali, Emanuela Fracassi.

«Stiamo studiando con la Prefettura un protocollo di intesa per impiegare i migranti che lo desiderano, con un impegno volontario, a favore della città perché vogliamo dimostrare ai cittadini che, se il paese offre strumenti di integrazione le persone rispondono mettendosi a disposizione della comunità», ha spiegato Fracassi, aggiungendo che al momento gli sforzi sono concentrati sulla creazione di una squadra che possa fare «piccoli interventi di manutenzione e abbellimento dei quartieri popolari». 

I percorsi di integrazione rientrano nel protocollo Sprar (Sistema protezione richiedenti asilo e rifugiati) e comprendono corsi di apprendimento della lingua e impegno civico, ma la partecipazione è subordinata all’essere in possesso di regolare documentazione che a volte richiede diversi mesi: «Un tempo abbastanza dilatato, durante il quale le persone non possono lavorare in regola, ma possono comunque studiare e seguire diversi percorsi». 

E mentre a Genova sono arrivati proprio ieri altri 150 migranti, 70 dei quali rimasti a Genova (20 nell’ex ospedale psichiatrico di Quarto, 50 in un’ala del Padiglione S della Fiera di Genova), gli esperti tengono a sottolineare la necessità di sfatare luoghi comuni in grado di alimentare un allarmismo inutile e dannoso, in primis quello secondo cui i profughi porterebbero malattie: «Sino a oggi non c’è stata alcuna evidenza del fatto che arrivino malati o trasmettano malattie», ha spiegato Emilio Di Maria, medico e referente del Gruppo ligure immigrazione e salute dell’Università di Genova, aggiungendo che a oggi le uniche segnalazioni riguardano scabbia e pidocchi, «gli stessi che i nostri figli prendono nelle scuole. Sono condizioni assolutamente lievi che hanno a che fare solo con il lungo viaggio che i migranti hanno affrontato. Assistere tutte le persone che si trovano in territorio nazionale è un dovere previsto dalla Costituzione - ha concluso Di Maria - e non solo per i cittadini italiani».

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