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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

L'ombra di Minghella: 18 anni dopo nuova indagine sul serial killer genovese

Si aggiunge un nome alla già lunga lista delle vittime del killer originario di Bolzaneto: secondo gli esperti forensi, nel 1998 avrebbe ucciso una prostituta 29enne alle porte di Torino

E’ considerato uno dei più sanguinari serial killer italiani, con almeno 8 omicidi commessi tra Genova e Torino e un altro che gli è stato imputato proprio oggi, paradossalmente nel giorno della Festa della Donna: Maurizio Minghella, genovese classe 1958, nato e cresciuto a Bolzaneto, oggi detenuto nel carcere di massima sicurezza di Pavia, dove è stato condannato a scontare un totale di 131 anni di reclusione, ha ricevuto oggi un’ordinanza che lo accusa dell’omicidio di Floreta Islami, prostituta albanese che secondo il team specializzato in “cold case” sarebbe stata uccisa il giorno di San Valentino del 1998, strangolata con una sciarpa e abbandonata in corso Susa, alle porte di Rivoli (Torino).

Ribattezzato “il serial killer delle prostitute”, Minghella ha incominciato a uccidere proprio nella sua città a soli vent’anni, nell’aprile del 1978: la prima a cadere nella sua rete mortale è Anna Pagano, prostituta 20enne, seviziata, picchiata a morte e abbandonata sulle alture di Sant’Olcese, il corpo profanato dalla scritta “Bricate Rosse”, escamotage mal riuscito per depistare le forze dell’ordine. A luglio, mentre una Genova sconvolta si domanda chi sia l'autore di un delitto così efferato, viene trovata morta Giuseppina Ierardi, uccisa e abbandonata in un’auto parcheggiata lungo via di Francia, a pochi passi dal raccordo autostradale di Genova Ovest: il coinvolgimento di Minghella non verrà mai provato, ma i sospetti restano fortissimi ancora oggi. Dieci giorni dopo è Maria Catena Alba, detta Tina, una ragazza di soli 14 anni, seguita dopo soli quattro giorni dalla 21enne Maria Strimpelli, commessa di origini baresi. L’ultima è Wanda Scerra, 19 anni, amica della Strimpelli, violentata, strangolata e poi abbandonata lungo i binari ferroviari alle porte di Genova.

Un’escalation efferata su cui sono puntati tutti i riflettori e su cui le forze dell’ordine concentrano tutti gli sforzi, che nel dicembre del 1978 portano all’arresto di Minghella, che nel 1981 viene condannato dalla Corte d’Assise all’ergastolo per 4 omicidi, pena da scontare nel carcere di massima sicurezza di Porto Azzurro, sull’isola d’Elba. Dove il suo caso fa breccia prima nel cuore di un giovane don Gallo, che ne chiede l’inserimento in un programma di recupero per detenuti, e poi in quello di don Ciotti, che nel 1995 lo accoglie in una delle comunità di recupero a pochi chilometri dal carcere delle Vallette di Torino, dove viene trasferito e dove gli viene accordata la semilibertà.

Ed è proprio nel Torinese che la furia di Minghella, che ogni giorno ha il permesso di lasciare la cella per lavorare in una falegnameria, si scatena nuovamente, sino al nuovo arresto e alla reclusione nel carcere di Pavia: altre 4 le donne uccise tra il marzo del 1997 e il 2001, tutte picchiate, strangolate e poi abbandonate. Otto omicidi in totale - ma gli inquirenti sospettano che si sia macchiato di almeno 10 uccisioni - una lunga lista cui oggi si è aggiunto anche il nome di Floreta Islami, uccisa a 29 anni con una sciarpa di lana su cui gli esperti forensi hanno rinvenuto tracce di un dna che corrisponde al serial killer di Bolzaneto.

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