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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Martina Rossi, i due giovani accusati di falso incontreranno i genitori per chiedere scusa

Dopo la tragedia i due non avrebbero agevolato l'accertamento della verità. Anzi, le loro risposte sarebbero state bugie per coprire gli altri ragazzi accusati di reati più gravi

Incontreranno i genitori di una figlia che non c'è più e li guarderanno negli occhi: così, i due giovani accusati di false dichiarazioni durante le indagini sulla morte di Martina Rossi vedranno madre e padre della ragazza, caduta dall'hotel delle vacanze a Palma di Maiorca per sfuggire a uno stupro. L'incontro è fissato per il 13 aprile 2023 al Tribunale di Genova, davanti al giudice Canepa. La notizia è riportata dal Corriere di Arezzo.

A ottenere questo momento, proprio i genitori della ragazza che hanno chiesto e ottenuto dal giudice che i due giovani si presentino fisicamente davanti a loro in aula, ritenendo non sufficiente la lettera di scuse recapitata mesi fa. Insomma, il padre Bruno Rossi e la madre Franca Murialdo vogliono cogliere in modo concreto la "resipiscenza", condizione essenziale affinché la giustizia si fermi senza procedere verso la sentenza.

I due ragazzi, Enrico D'Antonio e Federico Basetti, oggi trentenni, facevano parte della comitiva di Castiglion Fibocchi (Arezzo) in vacanza alle Baleari. Mentre Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi scontano i tre anni di reclusione in regime di semilibertà, per Enrico e Federico è ancora aperta la vicenda giudiziaria al Tribunale di Genova. Ieri doveva chiudersi, con la presa d'atto dell'impegno dei due attraverso la messa alla prova, cioè lavori di pubblica utilità. 

La ragazza era morta a 20 anni nel tentativo di scappare dalla camera 609 dell'hotel Santa Ana, passando da un balconcino all'altro, per sfuggire ai suoi aggressori. Perse l'equilibrio e morì dopo un volo di sei piani. Enrico e Federico non erano in quella camera, ma si intrattenevano con le amiche di Martina. Dopo la tragedia non avrebbero agevolato l'accertamento della verità. Anzi, le loro risposte sarebbero state bugie per coprire gli altri due, indagati per i reati più gravi ovvero tentato stupro e morte in conseguenza di altro reato, andato prescritto. 

Difesi dagli avvocati Alessandro Serafini e Massimo Scaioli, D’Antonio e Basetti - come scritto prima - hanno scelto la messa alla prova e hanno di fatto completato il percorso per pagare quel depistaggio con 260 ore di volontariato. Ma manca ancora un'ultima prova, fortemente voluta dai genitori di Martina: guardare negli occhi la mamma e il papà di una ragazza tragicamente morta. Anche perché nella lettera scritta dai due ragazzi ai coniugi Rossi trapela sì rammarico e dolore, ma non ci sarebbero ammissioni esplicite di colpa.

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