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Cronaca

Marassi, neo arrestato aggredisce e morde due agenti della polizia penitenziaria

La provocazione del Sappe: "Indossate l’uniforme della polizia penitenziaria e venite a lavorare, da soli, con 200 detenuti di vario tipo"

Un 20enne appena arrestato, nel carcere di Marassi, ha aggredito con morsi, calci e sputi i due agenti che cercavano di contenerlo. A segnalarlo, il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe.

Il detenuto, originario del nord Africa, arrestato dalla polizia perché manifestava pericolo pubblico malmenando anche le forze dell'ordine intervenute, ha continuato anche in carcere il suo comportamento aggressivo, aggredendo con morsi, calci e sputi due agenti, poiché non voleva restare in carcere.

A quel punto, come ricostruisce Michele Lorenzo, segretario regionale Sappe Liguria, "si è reso necessario l’intervento del reparto sanitario, ma questo evidenzia una patologia comune a coloro i quali, e sono molti quelli in analoghe situazioni ristretti in Liguria, sono affetti da problemi psichiatrici. Bisogna avere il coraggio di ammettere che il livello di invivibilità delle carceri liguri ha toccato la massima allerta che però non viene percepita dalle istituzioni politiche ed amministrative".

Lorenzo sottolinea come gli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria non siano dotati di strumenti di protezione, nessun protocollo d’intervento, nessun rinforzo per contenere tali emergenze. "Forse – continua il Sappe - sarebbe ora di rivedere la dotazione degli strumenti a disposizione della sicurezza penitenziaria questo è necessario sia per la tutela dei detenuti sia per l’incolumità di chi in 'galera' ci lavora. Ci viene impedito anche di usare le manette quale mezzo di contenimento in caso di eccessiva violenza. Ai poliziotti penitenziari che sono stati aggrediti con morsi e calci va il nostro augurio per una pronta guarigione, ma bisogna porre dei rimedi. Marassi è un istituto che è caratterizzato da un sovraffollamento di 170 detenuti in eccesso invece dei 381 agenti previsti per un’ottimale gestione in sicurezza dell’istituto, ce ne sono poco più di 300”. 

Il Sappe evidenzia che nell’anno 2021 la polizia penitenziaria genovese ha fronteggiato 216 risse e colluttazioni, 138 casi di autolesionismo, 17 tentati suicidi, 2 suicidi e un decesso naturale in cella, 21 incendi, 121 celle danneggiate ma soprattutto ha subito 18 aggressioni. La polizia penitenziaria nella sua attività investigativa e di controllo ha sequestrato 25 telefoni, 4 dosi di sostanze stupefacenti ed un coltello rudimentale sventando anche un’evasione. 

Provocatorio il commento di Donato Capece, segretario generale del Sappe: "Perché un poliziotto penitenziario oggi, dovrebbe fermare i crimini, e in carcere se ne commettono tanti, se poi sa che si troverà nell’occhio del ciclone? Che senso ha oggi lavorare in un carcere quando gli interlocutori privilegiati e temuti dall’amministrazione penitenziaria sono le associazioni e i garanti, dimenticando quasi che esiste una figura a garanzia dei diritti dei detenuti che si chiama magistrato di sorveglianza? Forse i magistrati di sorveglianza sono stati sostituiti da tanti pseudo magistrati di garanzia sempre pronti a puntare il dito contro i cattivi di turno: i poliziotti penitenziari, controllando il loro lavoro nel nome di un garantismo spettacolarizzato, in nome di un buonismo imperante che ha portato le carceri allo sfacelo, inducendo nei detenuti la convinzione che nelle carceri italiane puoi fare di tutto. E intanto i poliziotti, come i due colleghi di Marassi a cui tutta la nostra solidarietà, restano feriti e contusi per contenere le violenze di un detenuto".

Da qui la provocazione di Capece, che propone un "garante day" nel quale tutti coloro che non hanno mai parole di condanna contro questi gravi e continui fatti violenti, indossino l’uniforme della polizia penitenziaria e vadano a lavorare, da soli e su quattro piani detentivi, con 200 detenuti di vario tipo. Secondo il Sappe, "più che soltanto una provocazione, potrebbe essere un'esperienza molto importante per chi si occupa di carcere senza però conoscerlo fino in fondo: e quando si verificherà, ogni giorno praticamente, che vengano messi a repentaglio l’ordine e la sicurezza della sezione detentiva, vedremo come si comporteranno di fronte a un detenuto con in mano una o più lamette intrise di sangue, o con una padella piena di olio bollente tra le mani pronta per essere buttata in faccia all’operatore, o con un piede di tavolino in mano pronto ad essere scagliato contro un poliziotto". 

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