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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Balbi - Zona Universitaria / Via Balbi

Mano de Dios, Maradona "condannato" a leggere Calvino nel fantaprocesso genovese

Il finto dibattimento, organizzato dall'Associazione nazionale dei Magistrati nell'aula magna di Giurisprudenza, si è concluso con la condanna per l'ex Pibe de Oro a leggere ogni giorno 'L'apologo sull'onestà nel paese dei corrotti'

Una condanna morale a leggere per 365 giorni di fila ‘L’apologo sull’onestà nel paese dei corrotti’ di Italo Calvino: così si è concluso il fantaprocesso a Diego Armando Maradona per la cosiddetta “Mano de dios’, il gol segnato dal Pibe de Oro nei quarti di finale contro l’Inghilterra ai Mondiali di calcio del 1986.

Organizzato venerdì 13 marzo nell’aula magna di Giurisprudenza dell’Università di Genova, in via Balbi 5, dall’Associazione nazionale dei Magistrati, il finto processo si è ovviamente svolto “in contumacia”, ovvero in assenza dell’imputato, e ha visto schierarsi da un lato gli avvocati Andrea e Simone Vernazza nei panni dell’accusa e dall’altro il pubblico ministero Francesco Pinto e il sostituto procuratore Antonio Lucisano per la difesa, mentre il magistrato napoletano Antonio Salvati aveva il ruolo di giudice.

Scopo dell’evento, introdurre il tema delle cosiddette “illegalità apprezzate”, con il calciatore accusato di illecito sportivo e omicidio della lealtà sportiva: circa un centinaio di persone, tra studenti di giurisprudenza e semplici appassionati, hanno riempito l’aula magna di via Balbi 5 per ascoltare accusa e difesa analizzare nella maniera più oggettiva possibile uno dei momenti calcistici più contestati della storia, con il “pm” Vernazza che ha spiegato alla platea che «oggi questa corte è chiamata a decidere se Diego Armando Maradona quel giorno toccò o meno la palla con la mano, e seconda l’accusa lo fece, dunque se uccise o meno in quel giorno a Città del Messico la realtà sportiva, e se istigò o meno tutto il mondo a disobbedire a regole necessarie non solo per praticare correttamente gli sport, ma anche per vivere all’interno della società civile».

Finita la requisitoria, la richiesta del pm è stata la condanna dell’ex Pibe de Oro ai lavori socialmente utili, prima di passare la parola ai difensori, che hanno sottolineato come quello di Maradona sia stato un gesto «di pacificazione sociale», fatto per pareggiare i conti con gli inglesi dopo l’occupazione delle isole Faklands - Malvinas in spagnolo - da sempre rivendicate dall’argentina. Al termine dell’arringa difensiva, la parola è passata al giudice Salvati, che dopo avere stabilito che il reato è ufficialmente prescritto ha condannato il celebre calciatore alla lettura quotidiana di un capolavoro che inneggia alla legalità.

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