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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Venditori 'furbetti': «Sono della compagnia del gas, devo aggiornare il suo abbonamento»

Cambi di gestore di luce e gas non richiesti, difficoltà a recedere da contratti firmati in maniera quasi inconsapevole. Sono sono alcuni dei motivi per cui decine di consumatori si rivolgono ogni giorno ad Assoutenti

Genova - Certamente il mercato libero per la fornitura dei servizi ha portato vantaggi come ad esempio una maggiore concorrenza e tariffe più convenienti per i consumatori. Ma, come sovente accade, c'è il rovescio della medaglia. Le aziende hanno dato vita a un vero e proprio martellamento, telefonico e porta a porta, per ottenere nuovi contratti.

Le compagnie si appoggiano ad agenzie specializzate nella vendita, che spesso, dopo aver battuto a tappeto una città, si spostano altrove. Primo problema: il più delle volte chi propone 'aggiornamenti' dell'abbonamento in realtà non fa altro che puntare a sottoscrivere un nuovo contratto con una nuova compagnia, firma su cui il venditore, evidentemente, prende una provvigione, spesso sua unica fonte di guadagno.

Quindi spesso il venditore non è un dipendente della compagnia di cui vi propone un contratto, ma un agente pagato a provvigione, ossia che guadagna in base al numero delle nuove firme che porta alla sua agenzia a fine mese.

Insomma, chi propone una qualche miglioria dell'abbonamento di luce e gas in realtà, sovente, punta a far firmare all'ignaro consumatore un nuovo contratto. Ma il venditore, in quanto tale, non potrà fornire assistenza al cliente in caso di disguidi o altre richieste inerenti la nuova fornitura. A quel punto il firmatario non potrà fare altro che attaccarsi al telefono nella speranza che, fra un 'digiti questo e quello', qualcuno trovi la soluzione alla sue richieste.

Questo evidentemente non significa che tutti i venditori e i lavoratori dei call center tentino di truffare i clienti. Ma prima di aderire a una qualche proposta, telefonica o porta a porta, è bene prendere alcune precauzioni.

Intanto capire chi abbiamo di fronte e per chi effettivamente lavora. Si tratta di persone che sono abituate a incontrare diffidenza per cui abili a vincere questo tipo di difficoltà. Magari la proposta potrebbe davvero essere conveniente, ma è la modalità con cui operano alcuni agenti che sovente non permette di verificare l'effettivo vantaggio per passare subito alla firma.

A volte capita di assistere a reazioni al limite del violento anche solo quando si cerca di prendere tempo. Basta un «vorrei pensarci un attimo» per scatenare nervosismo e risposte del tipo «ah ma noi questa zona abbiamo finito, non torniamo più». O ancora «peggio per lei. Io vengo qui per farla risparmiare e lei ancora ci sta a pensare».

Ecco questo tipo di risposte denotano la professionalità dei soggetti. Assoutenti riferisce di decine di segnalazioni di questo tipo ogni giorno. Nonostante i numerosi interventi dell'Authority la situazione non sembra ancora tornata sotto controllo.

Va ricordata la possibilità da parte del cliente di esercitare il diritto di ripensamento. Di cosa si tratta? Riportiamo la spiegazione che appare sul sito dell'autorità per l'energia. Il cliente che cambia idea dopo aver consegnato una proposta irrevocabile o aver concluso il contratto fuori dalla sede o dagli uffici commerciali del nuovo venditore (per esempio in casa propria o in un centro commerciale) o al telefono o via Internet (forme di comunicazione a distanza) ha 10 giorni di tempo per comunicare in forma scritta al nuovo venditore la propria decisione di non volere più aderire al contratto (o di rinunciare alla proposta) e conseguentemente di voler restare con il proprio attuale venditore.

I 10 giorni decorrono dal momento della consegna della proposta contrattuale irrevocabile o dalla conclusione del contratto. In caso di contratto a distanza (via telefono o internet), i 10 giorni vanno calcolati a partire dalla data in cui il cliente riceve la copia scritta del contratto.

Non ha diritto al ripensamento il cliente che ha aderito alla proposta irrevocabile o ha concluso il contratto negli uffici del venditore.

Ma anche in questo caso, a volte la possibilità di recedere è utilizzata dai venditori come leva per indurre indecisi potenziali clienti a sciogliere le riserve e 'provare' il nuovo servizio. Basta alla fine non sentirsi dire «e vedrà che mi ringrazierà».

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