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Cronaca Centro / Via San Vincenzo

Kavo Promedi, protesta dei lavoratori sotto Confindustria: «Dall'azienda risposte insufficienti»

Non si ferma la lotta dei lavoratori dell'azienda di Nervi smantellata lo scorso 6 febbraio, che in mattinata si sono dati appuntamento per un presidio in vista dell'ennesimo incontro per trovare un accordo

"Ingannati dalla Kavo": questa la frase stampata sulle magliette indossate questa mattina dai lavoratori della Kavo Promedi, l’azienda di Nervi smantellata nella notte lo scorso 6 febbraio senza alcun preavviso né spiegazione, che questa mattina si sono dati appuntamento davanti alla sede di Confindustria, in via San Vincenzo, per un presidio in vista dell’ennesimo incontro cui hanno preso parte i vertici dell’azienda e i rappresentanti sindacali.

«Al momento sembra non esserci alcun margine di trattativa per quanto riguarda un eventuale reintegro - ha spiegato Roberto Ferreccio, delegato Fiom Cgil in azienda - La nostra speranza adesso è che venga al più presto accordata una buona uscita per i lavoratori, 16 dipendenti e 6 interinali, rimasti senza lavoro da un giorno all’altro. L’azienda a oggi propone soltanto alcune ricollocazioni in Germania, a tempo determinato per un massimo di 9 mesi, e una sola ricollocazione in Kavo Italia. Ma non è una soluzione sufficiente».

Quello di oggi in Confindustria è il quarto incontro organizzato per tentare di trovare un accordo, che al momento sembra ancora lontano. L’azienda di via del Commercio era stata smantellata nella notte con l’ausilio di tir fatti arrivare dalla Polonia e guardie armate, il tutto prima ancora che i lavoratori avessero ricevuto le lettere di messa in mobilità. Un gesto duramente condannato dalle istituzioni cittadine, che hanno puntato il dito contro la multinazionale tedesca: «Se non ci sarà una legislazione nazionale simile a quella tedesca, austriaca e di altri paesi che hanno tenuto conto a tempo debito del problema saremo sempre in continuo preallarme perché questo caso si potrebbe replicare in altre situazioni», aveva dichiarato l’assessore allo Sviluppo economico, Edoardo Rixi, a margine dell’approvazione in Regione di una mozione per tutelare i lavoratori, aggiungendo che «questo grave episodio non deve rimanere impunito e l'azienda non se ne deve andare se prima non salda il suo debito con i lavoratori non solo per lo stipendio ma anche per la mancanza di una prospettiva lavorativa. La società meditava da novembre di delocalizzare, quindi si tratta di una scelta davvero dolosa».
 

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