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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

La figlia di Ferrero intercettata: "Non ci sta con la testa"

Dalle conversazione telefoniche, intercettate dalla Procura nel corso delle indagini su Massimo Ferrero, sono emersi dettagli circa l’insofferenza della figlia Vanessa e la spregiudicatezza del padre nelle sue attività imprenditoriali

Nel corso delle indagini dei pm di Paola (Cosenza), che nella giornata di lunedì 6 dicembre hanno portato all’arresto di Massimo Ferrero, in esecuzione di un'ordinanza cautelare del Gip del tribunale, sono emerse delle intercettazioni telefoniche che aggiungono dettagli alla vicenda.

Dalle trascrizioni delle telefonate, citate dal gip nel provvedimento che dispone l’arresto di Ferrero, emergono dettagli sui rapporti tra l’ex presidente della Sampdoria e le persone a lui più vicine, tra cui la figlia Vanessa e il commercialista Vidal.

Vanessa Ferrero manifesta più volte il suo dissenso per la gestione delle aziende di famiglia, nelle quali lei stessa è coinvolta in ruoli di vertice. Al telefono con persone di fiducia Vanessa afferma:

"Io non ho fatto una cosa delle 16 denunce penali che ho! Non ci sta con la testa, sta fuori di testa. Io mi voglio levare da questo ginepraio".

I dialoghi intercettati dagli inquirenti e ripresi dal Gip per motivare l’arresto di Ferrero mostrano un rapporto complicato e teso tra il padre e la figlia. Quest’ultima critica più volte le operazioni condotte da Massimo, giudicate pericolose e motivo di difficoltà patrimoniali per la sua stessa  famiglia:

"Invece di dire 'amore scusa che ti ho messo in questa situazione di merda, a pagà la galera, quando i problemi sono miei non tuoi, perdonami figlia diletta', così dovrebbe comportarsi. Io non c'ho manco i soldi per la spesa".

Dalle intercettazioni risulta anche la chiara volontà di Massimo Ferrero di continuare a tenere la Sampdoria, è la figlia Vanessa a riferirlo nel corso di una telefonata:

“Ma papà pe’ quello che concerne invece il discorso Sampdoria lui nun ce pensa proprio potrebbe continuare a tenerla andando avanti”.

Su questo punto sono rilevanti anche le parole del commercialista Vidal, che ha l’incarico di assistere l’imprenditore romano nella gestione delle crisi delle sue aziende, tra cui le quattro società calabresi finite nel mirino degli inquirenti della Procura di Paola.

Il commercialista riferendosi alla trattativa con gli imprenditori americani Dinan e Knaster, guidati da Gianluca Vialli, ha sottolineato i continui rialzi del presidente blucerchiato che hanno fatto saltare la cessione:

“Massimo Ferrero è un eccezionale commerciale ma è anche il peggiore nemico di se stesso. Oggi rischierebbe... di volere sempre di più... lui dice di non essere avido ma in realtà vuole sempre di più".

Nelle parole di Vidal, citate dall’ordinanza del gip, emergono ulteriori dettagli sulla gestione imprenditoriale spregiudicata di Massimo Ferrero. Nonostante l'importante esposizione debitoria delle sue società con banche e altri creditori, l’imprenditore era comunque interessato a nuovi investimenti senza occuparsi degli ingenti debiti.

“Lui ha duecento milioni di debiti” afferma Vidal, che è preoccupato per la volontà di Ferrero di acquistare un costoso appartamento nella capitale:

“Quando l’ho saputo, gli ho detto: ‘Massimo, mi fai quasi ridere, sei pieno di debiti. Non sai come ne uscirai e pensi a comprare?’”.

Vidal viene intercettato anche durante una conversazione telefonica con Vanessa Ferrero, riguardo il rifiuto del padre Massimo di vendere la società al gruppo americano:

“Massimo va avanti a sogni. Ha un c… micidiale, è una persona veramente fortunata, ma il tribunale ha voluto la dichiarazione che noi mettiamo in vendita la Sampdoria".

Il quadro che emerge dalle intercettazioni è di un imprenditore in grave difficoltà economica che ha nella Sampdoria l'unico asset remunerativo e dal quale ricavare la liquidità per sanare le società in fallimento. Lo dice in una telefonata lo stesso Vidal: "Ho capito perché sta cercando di prendere i soldi dalla Sampdoria”.

Le contestazioni della Procura sono di bancarotta fraudolenta e altri reati societari emersi nell'ambito delle indagini sul fallimento di quattro sue società con sede a Cosenza. Il legale di Ferrero, l’avvocato Tenga, subito dopo l’arresto aveva chiesto il trasferimento del suo assistito nella casa di Piazza di Spagna a Roma per poter assistere alle operazioni di apertura della cassaforte.

Richiesta respinta dagli inquirenti che hanno incaricato la Guardia di Finanza di aprire la cassaforte, l’operazione è durata diverse ore e ha richiesto l’intervento di un fabbro specializzato.

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