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Cronaca

Inchiesta Morandi, accuse più pesanti per gli indagati: «Erano consapevoli del rischio crollo»

Per la procura, le accuse mosse a dirigenti e funzionari di Autostrade e Ministero dei Trasporti si aggravano per la cosiddetta "colpa cosciente": sapevano del pericolo, ma non hanno ritenuto fosse necessario mettere in atto interventi tempestivi

Erano consapevoli del rischio di un crollo, ma non hanno agito in maniera tempestiva per impedirlo, ritenendo che le precauzioni prese sino a quel momento sarebbero state sufficienti: si aggravano le accuse per i dirigenti di Autostrade e i funzionari del Ministero dei Trasporti nell’ambito dell’inchiesta sul ponte Morandi.

In particolare, il team della procura che dal 14 agosto indaga per risalire a cause e responsabilità nella tragedia ha deciso di aggiungere un’aggravante alle accuse mosse verso gli attuali 21 indagati, e cioè quella di “colpa cosciente”, o “colpa con previsione”: «Si tratta di uno specifico grado di intensità della colpa - ha spiegato il procuratore capo Francesco Cozzi - e consiste nella rappresentazione dell’evento lesivo che si doveva scongiurare con la consapevolezza che potrebbe verificarsi, ma anche con la convinzione e l’intenzione di poterlo evitare».

Tradotto in parole povere, dirigenti e funzionari sapevano che il Morandi era a rischio e che il crollo era di fatto un’ipotesi realistica, ma erano altrettanto convinti che fosse remota ed evitabile. Avrebbero, insomma, sottovalutato la situazione, ritenendo che il viadotto avrebbe retto quantomeno sino ai lavori di rinforzo previsti per ottobre e comportandosi in maniera imprudente: «Non entro nel merito delle indagini, tuttora in corso - ha chiarito Cozzi - Ma sì, sul tavolo c’è anche questa aggravante, che differisce dal dolo perché il comportamento dei soggetti in questione non presuppone la volontà di far accadere la tragedia». 

La consapevolezza della condizioni del ponte, però, c’era, almeno secondo la procura, e l’ipotesi di un crollo era stata presa in considerazione in maniera concreta. Resta da capire, adesso, se il numero degli indagati crescerà anche in ragione dell’ultima lista di nomi consegnati dalla Guardia di Finanza, persone che con tutta probabilità vi sono state inserite perché, pur appunto consapevoli delle condizioni del Morandi, non avrebbero preso alcun provvedimento per impedire la tragedia.

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