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Cronaca

Barbecue incendiario sul Gran Sasso, tra gli indagati anche un genovese

A causare il maxi incendio che ha raso al suolo circa 1000 ettari di vegetazione nel comprensorio protetto sarebbe stato un "campeggio abusivo" tra allevatori

C’è anche un genovese tra i 14 indagati per il gigantesco rogo che la scorsa settimana ha raso al suolo mille ettari di vegetazione nel parco del Gran Sasso in occasione di una fiera del bestiame.

Si tratta di un allevatore del capoluogo ligure che per molti anni ha abitato in Abruzzo, e che è finito nel registro degli indagati insieme con altre 13 persone, tutte tra i 24 e i 42 anni: secondo i carabinieri forestali sarebbe stato il loro barbecue sfuggito al controllo a provocare il disastro, partito dalla piana di Campo Imperatore per propagarsi rapidamente sul monte Sella e nella zona sopra Rigopiano, dove lo scorso gennaio la valanga si abbatté sull’omonimo hotel.

L’accusa formulata dai carabinieri e dalla procura dell’Aquila è quella di incendio colposo. Nella zona in cui gli allevatori si erano riuniti per un “campeggio abusivo”, infatti, era vietato accendere fuochi, complice anche la siccità, piaga dell’estate 2017, e la secchezza del territorio. Non è un caso se a distanza di una settimana, Vigili del Fuoco e volontari della Protezione Civile ancora fanno i conti con le conseguenze del rogo continuando a presidiare la zona per spegnere gli ultimi focolai ancora attivi.

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