Ilva: dal Nautico alla Prefettura per difendere il posto di lavoro
I lavoratori dello stabilimento Ilva di Cornigliano hanno manifestato a Genova bloccando la città. Dopo aver invaso la sopraelevata, i manifestanti si sono diretti al Salone Nautico dove sono stati accolti in sala stampa. In corteo anche Burlando e Doria
Genova - Con la rabbia sulle labbra, la paura nel cuore e scortati dai tir i lavoratori dello stabilimento Ilva di Cornigliano hanno manifestato a Genova, bloccando la città. In corteo, ieri, mercoledì 10 ottobre 2012, si sono mossi dallo stabilimento, almeno in 500, e i camion delle ditte dell'indotto hanno invaso le due carreggiate della sopraelevata cittadina mandando in tilt il traffico.
«Se chiude Taranto noi moriamo». Eccola la paura, gridata durante il corteo e dovuta al blocco degli altoforni che porterebbe anche allo stop delle lavorazioni negli stabilimenti di Cornigliano (1700 occupati di cui 1100 contratti di solidarietà), Novi Ligure e Racconigi.
Fim e Uilm sono a braccetto, a sancire la spaccatura con la Fiom che non ha partecipato. «Questa è la protesta dei boy scout», dicono i tesserati di Cisl e Uil per ironizzare con la Cgil che aveva detto «Noi non siamo i boy scout, noi siamo l'armata rossa».
Passo dopo passo con fischietti e fumogeni, dietro a striscioni per difendere il posto di lavoro, per difendere la salute dei cittadini di Taranto e per far sapere che il risanamento ambientale deve andare di pari passo con la produttività, arrivano fino alla fiera di Genova, dove è in corso il Salone Nautico.
Incontrano l'assessore regionale al Lavoro Enrico Vesco, bloccano i tornelli degli ingressi per pochi minuti, lasciandone liberi solo alcuni, poi hanno ospitalità dalla fiera e nella sala stampa del Salone, davanti anche a decine di giornalisti del settore nautico, spiegano le ragioni della loro protesta.
Mai la fiera aveva dato spazio a una manifestazione non del settore: ma è un modo per solidarizzare. La nautica è in crisi, l'acciaio pure. «Il Governo è latitante su questi temi», gridano i sindacalisti. «Monti e Passera ci devono dire se l'Italia deve essere una potenza industriale o meno. Il risanamento ambientale senza continuità produttiva renderebbe ingovernabile la situazione dal punto di vista sociale».
Dal Salone Nautico alla Prefettura, sempre in corteo, con il traffico strozzato nelle vie del centro e il suono dei clacson che si mescola a quello dei fischi. Ora al fianco dei lavoratori ci sono anche il sindaco Marco Doria e il presidente della Regione Claudio Burlando (guarda il video).
«Sono qui per ribadire che non bisogna contrapporre lavoro e salute, e per far vedere che le istituzioni, tutte, sono vicine ai lavoratori», dice il primo cittadino. E Burlando aggiunge: «È importante coniugare salute e ambiente, ma non si può pensare di perdere una filiera che vale almeno 20 mila posti di lavoro». Genova si ferma. Per non morire di disoccupazione (Ansa).