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Cronaca

Genova, fatti e misfatti di un 2013 da dimenticare

Si chiude un anno terribile per Genova. Dalla crisi che ha messo in ginocchio la città alle grandi tragedie che l'hanno fatta piangere. Ecco i dieci momenti più importanti del 2013 genovese

Genova piange, Genova è a pezzi. Il mugugno lascia spazio alle lacrime, la crisi ha messo in ginocchio tutta l’Italia, ma la “Superba” rischia di pagarne un conto troppo salato in un 2013 da dimenticare.

Si chiude un anno tra i più brutti nella storia recente della città, un anno fatto di tragedie, il disastro del Molo Giano su tutte, di crisi, con la raffica di imprese chiuse e aziende sull’orlo del fallimento. Un anno dove se ne sono andate troppe persone, anche alcuni volti noti, come Don Gallo, il prete degli ultimi, e Riccardo Garrone, ex patron blucerchiato.

Un anno di manifestazioni, da quelle dei lavoratori fino a quelle dei Forconi, passando per il clamoroso sciopero selvaggio dell’Amt e le manifestazioni contro il degrado di Sampierdarena e centro storico. Un anno di omicidi, con o senza dolo, da quello di Vittoria Castellini, uccisa nel mare di Camogli, a quello di Giovanna Mauro, l’anziana trovata morta con delle forbici conficcate nel collo. E poi tante, troppe morti sulle strade, da Simone Picasso e Luca Ferreccio, giovanissimi giocatori della Pro Recco morti sulla A12, a Sharon Wolf, l’istruttrice di nuoto che ha perso la vita in un frontale in Valbisagno.

Ma si tratta, purtroppo, di una lista infinita, fatta di dolore e sofferenze, di notizie che non avremmo mai voluto dare. Così come non avremmo mai voluto parlare delle decine di suicidi che, principalmente per via della crisi, hanno riempito le pagine del nostro sito. Dura stilare solamente 10 notizie per descrivere un anno intero, ma questo è il nostro lavoro. Ed ecco cosa secondo noi ha contrassegnato il 2013 di Genova, un anno da dimenticare. Con l’augurio sincero di un 2014 migliore e la consapevolezza/speranza che peggio di così difficilmente potrà essere.

21 GENNAIO: CI LASCIA RICCARDO GARRONE

Riccardo Garrone © Tm News Infophoto (3)Lunedì 21 gennaio la Sampdoria e tutta Genova piangono la morte del suo presidente, Riccardo Garrone. Il presidente onorario della Erg era da tempo malato e si è spento all'età di 76 anni. Una notizia che lacera l’ambiente blucerchiato e che lascia un vuoto in società e nel mondo del calcio. Negli undici anni di presidenza blucerchiata, ha conquistato grandi risultati come le due promozioni in serie A, l'accesso alla coppa Uefa e ai preliminari di Champion's League, entrando di diritto nel cuore del popolo doriano.

Ma la sua figura è stata importantissima per tutta la città di Genova: dal 1963 ha guidato l'azienda di famiglia Erg, portandola ad essere il primo gruppo petrolifero indipendente italiano. È stato anche presidente del Banco di San Giorgio, una delle più antiche banche italiane fondata a metà del 1400, e dal 1998 al 2000 è stato presidente dell’Associazione Industriali di Genova.

Riccardo Garrone, le foto © Tm News Infophoto

Immediata la reazione del web, da Del Piero a Marotta, passando per Buffon e Mancini, ma soprattutto quel Antonio Cassano che lo ha amato, e odiato, come un padre. «Un dolore straziante, oggi è uno dei giorni più brutti e tristi della mia vita. Rimarrai per sempre nel mio cuore e ti vorrò bene per sempre» scriverà l'attaccante.

Funerale Riccardo Garrone © Tm News Infophoto

Folla commossa al funerale, tenutosi mercoledì 23 gennaio in piazza Matteotti, alla chiesa del Gesù e dei santi Ambrogio e Andrea, di fronte a migliaia di tifosi. Presente buona parte del mondo calcistico italiano, da Moratti a Marotta, passando per diversi giocatori, ex blucerchiati e non. Un silenzio straziante in piazza, con una Genova ancora sotto shock per la scomparsa del suo presidente gentiluomo.

FEBBRAIO: SCOPPIA IL CASO SPESE PAZZE IN CONSIGLIO REGIONALE

marylin fusco © edgardo genova (19)-2Febbraio 2013: il Consiglio Regionale nel ciclone ed ennesima beffa per i genovesi. La Procura di Genova apre un’indagine sulle cosiddette “Spese Pazze” del Consiglio Regionale. Per tutto il 2013 le fiamme gialle fanno molteplici visite in via Fieschi per acquisire i rendiconti di tutti i gruppi consiliari relativi agli anni 2008, 2009, 2010, 2011 e 2012. Biancheria intima, cravatte, regali di Natale, cene, viaggi. Addirittura cibo per gatti, tutti rigorosamente comprati coi soldi dei cittadini. Nello specifico nel ciclone sono i soldi dati dalla Regione Liguria all’Idv. Tra gli indagati per peculato Maruska Piredda, Nicolò Scialfa e Marylin Fusco. Quest’ultima al centro anche di una conferenza stampa dove mostrava tutti gli scontrini delle “spese pazze. Ciò che passa in generale è il concetto di una politica nel caos e genovesi beffati, per usare un eufemismo. Lo scandalo continuerà e il 29 ottobre il presidente del Consiglio regionale della Liguria, Rosario Monteleone (Udc), seguendo il consiglio di Claudio Burlando si dimette. Monteleone, accusato di aver presentato richieste di rimborsi senza i relativi giustificativi, si presenterà a sorpresa in aula dopo che era stata annunciata la sua assenza per problemi di salute. Inchiesta senza fine, la Finanza tornerà in Consiglio ad aprile e a dicembre, e la sensazione è che non sia finita qui.

2 APRILE: FRANA IN VIA VENTOTENE IN UNA GENOVA CHE CROLLA

Frana via Ventotene Lagaccio (7)-2Nella notte tra il primo e il due aprile gli abitanti di via Ventotene, nel quartiere del Lagaccio, vivono momenti di paura. Un boato e la terra crolla. Una grossa frana si stacca ai piedi del civico 51 e si porta con sé alcune auto. Unica nota positiva è che non ci sono state vittime. Il “day after” è da scena apocalittica. Strada chiusa al traffico, vigili del fuoco e polizia municipale al lavoro per rendere agibile il tratto. A complicare la situazione le impalcature pericolanti, dopo la frana, del civico 51 che hanno reso necessario fare evacuare il palazzo. Per i residenti inizia un calvario, fatto di paure, silenzi e promesse non mantenute. Tre le auto nella voragine, difficili le operazioni di recupero. Dopo dieci giorni di disagi gli sfollati rientrano in casa, ma tra di loro c’è ancora grande paura per la frana che è ancora lì, evidente e minacciosa.

Dopo alcuni giorni per loro arriva oltre al danno, la beffa: secondo 118 e vigili del fuoco non sussistono i rischi imminenti per l'incolumità in una via che Tursi ribadisce a caratteri cubitali essere privata. Tradotto: tutti i costi di intervento dovranno essere coperti dai residenti.

Frana in via Ventotene, le foto

Un incubo che dura per qualche mese, visto che a luglio una nuova relazione del 118 evidenzierà un rischio imminente per l'incolumità dei cittadini che di fatto autorizzerebbe il Comune all'intervento/finanziamento. È bene sottolineare infatti che, trattandosi di strada privata, intestata alla famiglia Cerusa, i cui discendenti sono residenti nel Principato di Monaco, Comune e Regione non avrebbero potuto utilizzare un finanziamento pubblico, pena un indagine della Corte dei Conti.

Albaro, frana in via Dassori 24 aprile 2013

Ma finanziamenti a parte, via Ventotene è stata solo la prima di una lunga serie di frane che hanno “spaventato” Genova. Dopo pochi giorni è toccato a via Dassori, a novembre a Sant’Alberto, pochi giorni fa in corso Monte Grappa e Pontedecimo. E via Ventotene, mesi dopo, continua a far paura.

Frana a Sant'Alberto, le foto

7 MAGGIO: UNA DISGRAZIA SENZA PRECEDENTI, LA TRAGEDIA DEL MOLO GIANO

incidente nave porto © edgardo genova (33)Jolly Nero e London Valour, due navi che hanno segnato tristemente la storia della città. Nove aprile 1970 e martedì 7 maggio 2013, due date accomunate da altrettante tragedie. La torre piloti del molo Giano nel porto di Genova è ridotta a un cumulo di macerie, la Jolly Nero, nave del Gruppo Messina, nella notte tra il 7 e l’8 maggio per una manovra errata ha letteralmente abbattuto la torre piloti (il video dell'incidente). Nove i morti, quattro i feriti. Mentre era in corso il cambio turno presso la torre di cemento e vetro alta 54 metri, la nave ha urtato con la poppa la banchina, colpendo e abbattendo la struttura. All'interno tredici persone.

Daniele Fratantonio, Davide Morella, Michele Robazza, Marco De Candussio, Sergio Basso, Maurizio Potenza, Giuseppe Tusa, Francesco Cetrola e Gianni Jacoviello sono le vittime di questa tragedia. Enea Pecchi, Raffaele Chiarlone, Gabriele Russo e Giorgio Meo i quattro feriti.

Incidente nave porto Genova

Una tragedia immane, un’intera città sotto shock. Secondo una prima ricostruzione la portacontainer stava uscendo dal porto in retromarcia. All'altezza della torretta la manovra, usuale, per ruotarsi con la prua avanti. Ma al momento di invertire la marcia, i comandi non avrebbero risposto e la nave avrebbe continuato a procedere di poppa andando a scontrare e abbattere la torre dei piloti.

Vengono immediatamente indagati il comandante della nave, Roberto Paoloni, e il pilota Antonio Anfossi. Nel giugno 2013 vengono indagati Andrea Gais, presidente del gruppo Messina (in quanto legale rappresentante della società), il primo ufficiale Lorenzo Repetto e il terzo ufficiale Cristina Vaccaro che erano sul cargo insieme a Paoloni

Ore di lavoro senza sosta per recuperare corpi senza vita, ore di speranza, poi vana, per cercare i dispersi. Cetrola e Jacoviello sono stati gli ultimi ad essere trovati, quest’ultimo addirittura dopo i funerali di stato, il 17 maggio, dieci giorni dopo la tragedia. Scherzi amari del destino, proprio il giorno dopo la cerimonia funebre degli otto colleghi che con lui hanno perso la vita.

Funerali vittime incidente porto

Un’intera città si è stretta intorno ai familiari delle vittime il 16 maggio, nei funerali celebrati nella cattedrale di San Lorenzo, alla presenza di Giorgio Napolitano, Laura Boldrini e molte altre figure istituzionali. Un silenzio assordante in città, uno di quei silenzi che fa capire la portata della tragedia. Uno di quei silenzi che Genova non dimenticherà mai.

22 MAGGIO: GENOVA PIANGE LA SCOMPARSA DI DON GALLO

Don-Gallo-3«Alle ore 17.45 di mercoledì 22 maggio il cuore di Don Andrea Gallo cessato di battere, la comunità San Benedetto al porto e idealmente voi tutti siamo stretti intorno a lui». Questo il triste messaggio con cui il profilo facebook di Don Gallo annuncia la morte dell'amatissimo prete genovese.

Genova piange di nuovo, questa volta per il prete di strada, il suo prete di strada, il prete degli ultimi, il prete che anche (o soprattutto) i non credenti amavano. Don Gallo è morto alla veneranda età di 84 anni.

'Prete contro', 'sacerdote no global', così chiamavano Don Gallo. Fondatore e animatore della Comunità di San Benedetto al Porto di Genova, era nato nel capoluogo ligure il 18 luglio del 1928.

Folla commossa al suo funerale, il 25 maggio alla chiesa del Carmine, omelia presieduta dal cardinale Angelo Bagnasco. Ad accompagnare il feretro in chiesa un corteo di migliaia di persone partite dalla sede della comunità sotto una pioggia battente. Tanti anche i volti noti, tra questi il segretario della Fiom Maurizio Landini, il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero, l'ex leader delle tute bianche Luca Casarini, il cantante Shall Shapiro, Moni Ovadia, Vladimir Luxuria, Alba Parietti, Gian Piero Gasperini, Davide Ballardini e molti altri. Dal 22 maggio Genova è un po’ più sola.

Funerale don Andrea Gallo

12 AGOSTO: DONNA SFIGURATA CON L’ACIDO DALL’EX MARITO

1ospedale_galliera-22 agosto, ospedale Galliera. Domenica Foti, 46 anni, dipendente di una ditta di pulizie, ha appena finito il turno di lavoro, quando improvvisamente un uomo, col volto travisato, le getta dell’acido sul viso. La donna viene trasportata d’urgenza al pronto soccorso, rischia di perdere un occhio. Si iniziano a fare ipotesi, ma la pista sentimentale sembra quella più accreditata. Le colleghe parlano di un ex marito geloso, per via della fine del loro rapporto, riportando episodi di stalking ai danni della quarantaseienne. Domenica nega, ma le indagini vanno avanti. Il caso assume connotati nazionali, tanto che per risolverlo vengono chiamati anche i Ris di Parma. Un filmato incastra Giuseppe Toscano, proprio l’ex marito, riconosciuto dalla moglie in un video dell’impianto di sorveglianza dell’ospedale. In un primo momento Domenica Foti non aveva fatto il nome dell’ex compagno per volerlo difendere «non volevo metterlo nei guai e non volevo coinvolgere i miei figli che ne avrebbero sicuramente sofferto». Parole di una donna ancora sotto stato di shock, parole di una donna che devono fare riflettere su quanto il problema violenza sulle donne sia grave e di difficile risoluzione (alcuni mesi dopo ci sarà un omicidio per gelosia, a Santa Margherita, dove una badante, Patrizia Mendoza, verrà uccisa dal compagno). Giuseppe Toscano è stato arrestato, con l’accusa di stalking e sarà processato per i fatti appena descritti. Domenica Foti se l’è cavata con una lesione a un occhio e lievi ustioni al volto. Ma il dolore morale non ha a che vedere con quello fisico.

1 OTTOBRE: ANZIANA UCCISA A FORBICIATE A BORGORATTI

 Giovanna Mauro Mori-2Il mese di ottobre si apre con un efferato omicidio il cui colpevole non è ancora stato assicurato alla giustizia. Una donna di 90 anni, Giovanna 'Nina' Mauro Mori, viene trovata morta, all'interno del suo appartamento al civico 7 di via Copernico a Borgoratti, in un lago di sangue, con ancora un paio di forbici conficcate nella gola. È da poco passata l'ora di cena del 1 ottobre quando la quiete della zona viene rotta da un via vai di pattuglie della polizia. Quello che gli inquirenti si trovano davanti è una scena a cui nessuno vorrebbe assistere: le macchie di sangue iniziano nel corridoio e passo dopo passo diventano sempre più grosse fino ad arrivare al corpo straziato di Giovanna Mauro. L'assassino ha atteso la donna sul pianerottolo, è entrato in casa con lei e poi, forse per impadronirsi della pensione che però lei non aveva ritirato, l'ha aggredita brutalmente con un paio di forbici. Sotto le unghie dell'anziana viene trovato del materiale biologico. Per poter svolgere accertamenti su questi campioni di Dna e confrontarli con altri, il pubblico ministero Cristina Camaiori, titolare dell'inchiesta, ha iscritto un vicino di casa nel registro degli indagati. Ma i successivi accertamenti non sono al momento stati sufficienti a risolvere il caso.

22 OTTOBRE: CROLLO PONTE FONTANABUONA

carasco ponte crollato 2-2-222 ottobre, torna l’incubo alluvione a Genova. Questa volta a essere maggiormente colpita è la Fontanabuona, Carasco in primis. Nella notte succede l’inimmaginabile: crolla il ponte sul torrente Sturla, sulla provinciale 225. Subito si pensa a una tragedia sfiorata, due le auto rinvenute in un primo momento nel torrente, due le vite salvate per un pelo. Ma qualche giorno più tardi l’amara verità: in realtà le auto cadute dal ponte in quella nefasta notte erano tre. Sulla terza auto, rinvenuta solamente cinque giorni dopo il disastro, hanno perso la vita due contadini di Moconesi, Lino Gattorna, 68 anni, conosciuto nel comune come il "tedesco", e Claudio Rosasco, 46 anni.

L’illusione di averla “scampata” fa ancora più male. Le due vittime erano in viaggio per il Veneto, e alle 2 si trovavano sopra il ponte crollato per via dell’alluvione.

Le vittime sono solo l’apice di un concatenarsi di problemi, tra cui famiglie sfollate e una valle intera senza il suo ponte. Al via i lavori di rifacimento, prima per la demolizione, poi per la ricostruzione. Tante le iniziative dei residenti per sottolineare la tragedia che ha colpito la Fontanabuona e chiedere, anzi pretendere, che non accada mai più.

19-23 NOVEMBRE: SCIOPERO SELVAGGIO AMT

sciopero amt 19 novembre-2Il primo caso della storia, un “unicum” in Italia. Un’intera città senza mezzi di trasporto per cinque giorni per via dello sciopero selvaggio dell’azienda Amt contro la privatizzazione voluta dal Comune di Genova.

Problema esploso per via di una delibera del consiglio comunale, che apre all'ipotesi di privatizzazione di alcune aziende partecipate, fra cui Amt. Martedì 19 novembre 2013 il testo era al vaglio dell'aula e dalle prime ore del mattino gli autobus sono rimasti fermi nelle rimesse. Cinque giorni senza bus in un clima surreale. Lo scenario fatto dal solito via vai di autobus è stato sostituito da moltitudini di cittadini, che armati di pazienza sono andati a scuola o al lavoro a piedi. Organizzato anche un presidio itinerante di solidarietà ai tranvieri.

La delibera sull'ipotesi di privatizzazione delle aziende partecipate è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Un vaso riempito a poco a poco per tutto il 2013, apertosi con un aumento del biglietto integrato treno-bus e un piano aziendale per salvare l'azienda fatto di sacrifici per i lavoratori. Poi un susseguirsi di scioperi e manifestazioni e un primo piano di salvataggio dell'azienda bocciato dai lavoratori. Invasioni di Tursi e, a maggio, un accordo sul nuovo piano aziendale: il Comune avrebbe concesso ad Amt degli immobili (per aumentare il capitale sociale dell'azienda e quindi ricevere più finanziamenti dalle banche) e, per contropartita, i lavoratori hanno dato al Comune circa 8 milioni e 400 mila euro, decurtandoli dalle proprie buste paga.

Ma a soli sei mesi di distanza ci si è trovati al punto che Amt andava verso un passivo per il 2014 di 8,3 milioni di euro. Ed ecco che la protesta è esplosa martedì 19 novembre, giorno della discussione in aula della delibera. In breve la seduta è stata sospesa con manifestazioni in tutta la città. Così, fra un vertice e l'altro, anche mercoledì. Giovedì pomeriggio ripresa dei lavori in consiglio comunale. Il sindaco si è rifiutato di ritirare la delibera e fuori la protesta è andata montando. L'opposizione ha abbandonato l'aula, che ha votato il provvedimento: approvato. Il sindaco Marco Doria ha ribadito a più riprese di non voler dar vita alla privatizzazione di Amt. Sabato dipendenti Comune trovano l'accordo e lo sciopero selvaggio ha la sua conclusione. L'azienda resta pubblica. Per fare tornare i conti del bilancio 2014, il Comune si è impegnato a ricapitalizzare l'azienda con 4,3 milioni di euro. Altri 4 milioni arriveranno da una ristrutturazione aziendale.

Sciopero Amt, manifestazione di solidarietà ai lavoratori

Negli anni i finanziamenti statali al trasporto pubblico sono andati via via assottigliandosi, ma questo non è coinciso con una revisione dei criteri di assunzione dei dirigenti, troppi e strapagati. I lavoratori non vogliono essere loro a pagare il prezzo di questa mala gestione, per questo hanno dato vita a una protesta durata cinque giorni consecutivi, con gli autobus rimasti nelle rimesse, fatto mai avvenuto prima in Italia.

17 DICEMBRE: SERIAL KILLER EVADE DA MARASSI

Bartolomeo Gagliano serial killer-2Erano da poco passate le 6.00 e stava ormai ultimando le consegne per conto del panificio dove lavora a Savona, quando è stato avvicinato da un individuo che, sotto la minaccia di una pistola, lo ha costretto a risalire in auto per recarsi a Genova.

Prima di lasciare Savona, però, ha obbligato la vittima a caricare in auto tre borse. Durante il viaggio il rapinatore, tra le altre cose, ha confidato di aver bisogno di un passaggio fino a Genova per far rientro al carcere di Marassi entro le 9.00.

Il malvivente era Bartolomeo Gagliano, pericoloso serial killer, accusato di tre omicidi e un tentato omicidio. Gagliano aveva approfittato di un permesso premio concessogli dal direttore del carcere di Marassi per evadere. Da qui inizia la sua fuga, terminata dopo quattro giorni, quando, incastrato dalla targa e da alcuni clienti di un bar, che lo hanno riconosciuto, viene arrestato in quel di Mentone, in Francia. Un caso che sbalordisce, non solo per l’evasione in sé, ma per alcune dichiarazioni del direttore del carcere genovese, Salvatore Mazzeo «non a conoscenza del curriculum del serial killer» e del ministro Cancellieri, che prende ad esempio quanto avvenuto per rimarcare come lo stato italiano funzioni, quando forse l’esempio dovrebbe essere preso proprio per dimostrare il contrario.

Il ministro Cancellieri ha poi disposto il trasferimento di Mazzeo, momentaneamente al provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria. La decisione ha creato scontento a Marassi, tanto che alcuni detenuti si sono detti pronti allo sciopero della fame. La sensazione è stata quella che il direttore del carcere abbia fatto un po' da capro espiatorio. Certamente a causa di dichiarazioni poco caute, ma anche stavolta è parso che a pagare il prezzo più caro siano stati i 'buoni', quelli che si fanno mettere in mezzo, e non i veri responsabili.

Un anno di Genova, gli scatti più significativi del 2013

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