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Cronaca

G8 Genova: processo finito per 20 poliziotti, mancano le prove

Il gip che si occupa del pestaggio di Mark Cowell, «pur censurando come gravissima la mancata collaborazione degli investigatori con la Procura di Genova che di fatto ha impedito l'individuazione dei singoli responsabili», ha archiviato 20 posizioni

Genova - Suo malgrado il gip Adriana Petri ha archiviato venti procedimenti a carico di altrettanti dirigenti e funzionari delle forze di polizia, accusati di non avere impedito il tentato omicidio nei confronti del giornalista inglese Mark Covell e le lesioni aggravate di altri quattro giovani fuori dalla scuola Diaz la sera del blitz della polizia nel luglio 2001 durante il G8 di Genova.

Mark Covell ha vinto la causa civile nell'autunno 2012, ottenendo un risarcimento di 350 mila euro, ma la causa penale si ferma 12 anni dopo quel barbaro pestaggio. In pratica il giornalista ha ricevuto del denaro per le percosse subite, ma chi ha causato quelle percosse resta impunito. Si tratta di Giovanni Luperi, Francesco Gratteri, Gilberto Caldarozzi, Lorenzo Murgolo, Filippo Ferri, Massimiliano Di Bernardini, Fabio Ciccimarra, Nando Dominici, Spartaco Mortola, Carlo Di Sarro, Vincenzo Canterini, Michelangelo Fournier, Fabrizio Basili, Ciro Tucci, Carlo Lucaroni, Emiliano Zaccaria, Angelo Cenni, Fabrizio Ledoti, Pietro Stranieri e Vincenzo Compagnone, i venti poliziotti che quella sera avevano responsabilità di comando.

Secondo il gip non ci sono elementi probatori sufficienti per sostenere l'accusa in giudizio. La decisione arriva «pur censurando come gravissima la mancata collaborazione degli investigatori con la Procura di Genova che di fatto ha impedito l'individuazione dei singoli responsabili».

Nel decreto di archiviazione si legge che il giudice «ritiene che non possa che amaramente prendersi atto che, nonostante la lunga istruttoria e i due altrettanto lunghi gradi di giudizio nel procedimento principale, la pubblica accusa non sia riuscita, anche a causa dell'evidente azione delle forze di polizia di copertura delle responsabilità individuali, a individuare gli autori materiali della gratuita aggressione portata dagli operatori di polizia nei confronti di persone inermi che si trovavano fuori dalla scuola».

Il giudice «censura il malinteso spirito di corpo» che ha «di fatto impedito la doverosa collaborazione degli inquirenti con l'ufficio della procura nell'individuazione delle responsabilità di coloro che, macchiandosi di reati gravissimi, hanno leso l'onore di tutta la polizia italiana». La giustizia ha fatto il suo corso. Ma se la stessa gip si rammarica dell'esito dell'inchiesta, figuriamoci l'opinione pubblica.

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