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Cronaca

Anziani raggirati e derubati, in manette cugini specialisti dell'inganno

Arrestata una banda composta da 3 persone specializzate nel conquistare la fiducia di anziane vittime, introdursi nelle loro case e fuggire con gli oggetti di valore: spregiudicati e senza scrupoli, hanno colpito almeno 13 volte

Esperti, spregiudicati, soprattutto privi di scrupoli: la Squadra Mobile della questura di Genova gli ha dato la caccia per quasi un anno, ma alla fine la banda che da agosto 2017 a marzo 2018 ha messo a segno oltre dieci colpi ai danni di anziani è stata individuata e arrestata.

In manette sono finiti Carla Merlo, 44 anni, il cugino Giacomo Botto, 45 (entrambi pluripregiudicati per reati contro il patrimonio), e L.O., 22 anni, tutti di origini sinti. Mente del gruppo proprio la Merlo, che sfruttava la sua capacità di entrare in sintonia con le anziane vittime per carpirne la fiducia e intrufolarsi in casa, dove Botto faceva razzia di contanti e gioielli.

«Sono la figlia del fruttivendolo», ma i vicini si insospettiscono

Il modus operandi era sempre lo stesso: Botto individuava le vittime e poi passava il testimone alla Merlo, che si spacciava di volta in volta per la figlia del fruttivendolo del quartiere attaccando bottone con gli anziani “prescelti” e offrendosi di fare loro la spesa e portarla a casa, o ancora per la figlia di un conoscente o di un vicino di casa. Una volta conquistata la fiducia delle vittime, anche attraverso diversi incontri “esplorativi”, la coppia di ladri entrava in azione, mentre il complice più giovane restava in auto ad attenderli.

Gli investigatori coordinati dal dirigente Marco Calì erano sulle loro tracce ormai da tempo, ma la svolta nelle indagini è arrivata a settembre 2017, grazie anche all’intervento di alcuni vicini di casa di una pensionata: i due ladri si erano presentati alla sua porta con la scusa di una visita, trovando però la vittima in compagnia di un’amica. Con una scusa si erano quindi allontanati promettendo di tornare in un altro momento, ma uscendo dal portone avevano incrociato due residenti che si erano insospettiti nel vedere due volti sconosciuti e avevano provato a chiedere spiegazioni sulla loro presenza nel palazzo. Botto e la Merlo si erano rapidamente allontanati a bordo di una Panda guidata dal giovane complice senza dare risposte, facendo così scattare una segnalazione che si è rivelata fondamentale per rintracciarli.

«Abbiamo a che fare con due persone che delle truffe e dei furti avevano fatto il loro cavallo di battaglia - conferma il capo della Mobile, Marco Calì - Li tenevamo d’occhio da tempo, ma il controllo sociale in questo caso è stato decisivo: segnalandoci l’auto su cui i tre si erano allontanati, abbiamo controllato a tappeto le telecamere della zona e siamo riusciti a costruire un impianto accusatorio che ha poi portato alle ordinanze di custodia cautelare in carcere, consegnate nei giorni scorsi».

Furti seriali ai danni di anziani, banda arrestata dopo 13 colpi

Una vittima insospettita spintonata e gettata a terra

Botto e la Merlo sono stati infatti individuati e arrestati nel loro appartamento di Bolzaneto, mentre il complice 25enne è stato rintracciato in un campo nomadi in provincia di Tortona. Gli investigatori gli attribuiscono almeno 13 colpi commessi in diversi quartieri della città, da Borgoratti a Quarto passando per Marassi, Quezzi, Oregina e Molassana. In un caso, il furto si è trasformato in rapina quando un anziano con problemi alla vista ha intuito che le due persone che aveva fatto entrare in casa non avevano buone intenzioni e ha provato a fermarle: senza esitare un minuto, i due lo hanno spintonato e fatto cadere a terra, fuggendo con un bottino di 4.500 euro.

«Siamo molto soddisfatti dell’esito di questa indagine, soprattutto perché le vittime appartengono a una delle fasce più deboli della popolazione - ha spiegato ancora Calì - In casi come questo, l’attenzione dei vicini di casa e il senso di comunità assume un’importanza ancora maggiore: tenere d’occhio sconosciuti che bazzicano nel quartiere e tentato di allacciare rapporti con persone anziane può fare davvero la differenza quando si tratta di prevenire o fermare questo tipo di crimini».

Artisti del "camuffamento"

I tre arrestati, tutti in carcere, sono accusati di furto aggravato e rapina per l’episodio ai danni dell’anziano spintonato. Le indagini proseguono per accertare eventuali altri colpi commessi, un lavoro lungo e articolato complice anche la scaltrezza dei soggetti, che prendevano ogni precauzione possibile per evitare di finire nel radar delle forze dell’ordine e di fornire prove incriminanti: oltre a cambiare spesso mezzo di trasporto (ognuno veniva regolarmente “bonificato” per eliminare eventuali cimici) e a evitare di comunicare telefonicamente, si presentavano a casa delle vittime di volta in volta con occhiali, cappelli o sciarpe.

In un’occasione, la Merlo è stata convocata al commissariato di San Fruttuoso con la scusa di approfondire un’altra questione, chiedendo che si sottoponesse alla foto segnalazione: insospettita, si era presentata con un trucco molto vistoso con cui ha tentato di trasfigurare i lineamenti per evitare di essere riconosciuta in seguito dalle sue vittime.

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