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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Rubavano moto su commissione: per trasportarle, un furgone per il pesce

I carabinieri di Santa Margherita, insieme con i colleghi di Rivarolo e Cornigliano, hanno sgominato la gang specializzata in furto di motociclette di grossa cilindrata che ha colpito almeno 15 volte nell'ultimo anno

Si chiude il cerchio intorno alla gang specializzata in furti di moto che nell’ultimo anno è riuscita a mettere a segno almeno 15 colpi: dopo il primo arresto e la conseguente perquisizione di un garage, dove sono stati ritrovati una decina di bolidi risultati rubati, avvenuto lo scorso 8 luglio, i carabinieri della compagnia di Santa Margherita hanno dato esecuzione in mattinata a una serie di ordinanze cautelari firmate dal gip del tribunale di Genova, Paola Faggioni, che ha portato al trasferimento di tre uomini nel carcere di Marassi, mentre altri su altri tre pende l’obbligo di presentarsi giornalmente in caserma.

L’indagine, lunga e articolata, era partita qualche mese fa a Rapallo dopo la denuncia di furto di una moto di grossa cilindrata. I militari avevano quindi analizzato i filmati delle telecamere di sorveglianza vicine al luogo del furto risalendo a un uomo già noto alle forze dell’ordine proprio per precedenti reati contro il patrimonio. Le settimane successive sono state dedicate a pedinamenti, appostamenti e intercettazioni, e alla fine i carabinieri di Santa Margherita, insieme con i colleghi di Rivarolo e Cornigliano, sono riusciti a risalire a una vera e propria organizzazione con base a Begato, sulle alture del Ponente genovese, che sfruttava garage, fondi e officine disseminate anche a Marassi e a Sampierdarena per smantellare le moto rubate, riassemblarle su telai “puliti” e vendere i pezzi come ricambi.

In totale 15 i colpi accertati, per un giro di affari del valore di circa 300mila euro: veri professionisti del crimine che non avevano paura di agire in pieno giorno, meccanici esperti che impiegavano pochi secondi a forzare il blocca sterzo e a rendere inoffensivi eventuali allarmi, e che avevano trovato il modo perfetto per evitare che le moto venissero rintracciate tramite gps. Uno dei membri della banda, infatti, aveva messo a disposizione un furgone coibentato per il trasporto del pesce per il trasferimento delle moto rubate nei vari garage, in modo da inibire il segnale e renderle di fatto invisibili, un dettaglio che ha spinto i carabinieri a ribattezzare l’operazione “Motor Fish”.

I furti, che spaziavano da Honda a Bmw a Tmax, sono stati messi a segno in Liguria, uno a Savona, uno a Chiavari, uno a Rapallo e il resto a Genova, ma i clienti arrivavano da fuori, principalmente dalla Lombardia e dalla Campania: contatti gestiti alla luce del sole, senza timore di venire intercettati, in cui si parlava liberamente di compravendita di moto. La sicurezza della banda era tale che, al momento dell’irruzione dei carabinieri in uno dei garage, dove uno dei membri  è stato colto in flagranza mentre si accingeva a smontare l’ennesima moto, la convinzione era che i militari li avessero trovati esclusivamente avvalendosi di tecnologie avanzate come i droni. In realtà, l’indagine si è dipanata per lunghe settimane con controlli serrati, appostamenti, pedinamenti e collaborazione tra le diverse forze territoriali.

Le accuse per i 6 arrestati, tutti genovesi residenti a Begato, di età compresa tra i 30 e i 50 anni, sono di furto aggravato in concorso, ricettazione e riciclaggio. A oggi i carabinieri stanno ancora passando al vaglio i pezzi ritrovati nei vari garage e nell’officina di Sampierdarena spesso utilizzata per lo smontaggio e l’assemblaggio, e invitano chiunque abbia subito furti tra maggio del 2015 e giugno 2016 a contattare le forze dell’ordine per segnalarlo o per consentire alle indagini di procedere più rapidamente.

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