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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Falsi report sui viadotti, Aspi: «Ecco i documenti che attestano la sicurezza»

Spea e Autostrade sospendono i dipendenti coinvolti nell'inchiesta bis. Online le relazioni di ispezione dei due ponti e le conseguenti comunicazioni con il Mit

Il Pecetti e il Paolillo sono sicuri: lo ribadisce, Autostrade, non soltanto con la nota diffusa nel giorno in cui è scattato il blitz della Guardia di Finanza sui report “taroccati” sui viadotti firmati da tecnici e dirigenti di Aspi e Spea Engineering, ma anche con una serie di documenti che forniscono una panoramica sugli interventi sulla rete e che ha deciso di mettere online “per garantire ai cittadini la più ampia informazione sulle condizioni di sicurezza dei viadotti della propria rete”.

Si tratta di «schede di dettaglio sulle condizioni di sicurezza del viadotto Pecetti e del ponticello Paolillo», e delle relative comunicazioni inviate al Ministero dei Trasporti: "Dalle informazioni e dai documenti consultabili da chiunque emerge una condizione di piena sicurezza delle due opere", sottolinea ancora una volta Autostrade, che in queste ore fa i conti con le conseguenze dei nuovi sviluppi dell’inchiesta nata da una costola di quella sul crollo del ponte Morandi. E cioè crollo del titolo in borsa, ripresa della polemica (e della contesa) sulle concessioni, che il neo ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha confermato di voler revocare, e riflettori ancora una volta puntati addosso a piena potenza dopo un - relativo - periodo di tregua.

Viadotto Pecetti, a settembre 2018 Spea rilevata una «discrepanza tra disegni e realizzazione»

Per quanto riguarda il Pecetti, viadotto fondamentale lungo l’A26, tra il casello di Pra'-Voltri e Masone, Aspi ha diffuso tre documenti: la nota esplicativa, la relazione di ispezione “per particolare evoluzione del degrado” effettuata da Spea, e la lettera inviata al Mit datata 7 maggio 2019. Nella nota esplicativa, datata 14 settembre 2019, Autostrade riassume quanto fatto nel corso dell’anno passato: la relazione di Spea, consegnata alla Direzione di Tronco di Genova nel settembre 2018, che aveva evidenziato una perdita di precompressione su una delle dodici travi dell’opera, ha portato a lavori di ripristino (con nuovi calcoli rispetto a quelli effettuati negli anni 70-80) che si sono conclusi nel febbraio 2019 sulla base di "assunzioni ampiamente cautelative da parte del progettista". 

"Da ulteriori verifiche svolte durante l’esecuzione dei lavori è stato possibile accertare che l’effettivo dimensionamento dei cavi di precompressione era coincidente con i valori previsti nella relazione di calcolo allegata al progetto - sottolinea ancora Aspi - Per fugare qualsiasi dubbio ulteriore sulla efficienza della precompressione dell’impalcato comprendente la trave oggetto dell’intervento, nello stesso mese di febbraio è stata eseguita una prova di carico che ha confermato la piena rispondenza ai valori di progetto".

Falsi report, a far scattare l'inchiesta un dipendente Spea

Il Pecetti, insomma, non è rischio per Aspi, anche se il gip Angela Nutini, nell’ordinanza con cui ha spiccato tre misure di arresti domiciliari e sei misure di interdizione dai pubblici servizi, ha chiaramente dichiarato che la condotta dei 9 indagati ha comportato "un grave rischio per l’incolumità degli utenti della strada". Arrivando addirittura a preoccupare chi in Spea lavorava, e ha deciso di rivolgersi alla Guardia di Finanza proprio per denunciare gli interventi di alterazione dei report di alcuni dei viadotti della rete autostradale, tra cui il Moro, vicino Pescara, il Sei Luci e il Gargassa in Liguria, e il Sarno sull'A30.

Nell'inchiesta sui falsi report risultano indagati anche l'ad di Spea, Antonino Galatà e Michele Donferri Mitelli, ex responsabile nazionale delle manutenzioni di Aspi, trasferito ad altro incarico. La nuova “tornata” di indagati conta invece su Massimiliano Giacobbi (Spea), Gianni Marrone (direzione VIII tronco) e Lucio Torricelli Ferretti (direzione VIII tronco), attualmente ai domiciliari, e su Maurizio Ceneri; Andrea Indovino; Luigi Vastola; Gaetano Di Mundo; Francesco D'antona e Angelo Salcuni, per cui sono scattate invece le misure interdittive.

La procura ha rilevato che lo scorso anno, nel periodo immediatamente successivo al crollo del Morandi, gli indagati ebbero fitte e frequenti conversazioni sullo stato di salute dei viadotti di loro competenza, arrivando appunto a modificare i dati e le relazioni perché fossero più favorevoli e discutendone poi tra loro, come dimostrano le intercettazioni ottenute nonostante l'utilizzo di jammer, dispositivi per il disturbo delle frequenze cellulari.

Viadotto Pecetti, il dettaglio delle condizioni di sicurezza

Proprio una consulente dell’Ufficio Tecnico Sicurezza Autostrade, l’ingegnere Serena Allemanni,  ha firmato la relazione di ispezione datata 28 settembre 2018, poco più di un mese dopo il crollo del Morandi: alla voce “situazione rilevata”, Allemanni parla di “rottura per corrosione dei trefoli di un cavo di precompressione” della trave 3, appartenete alla seconda campata.

L’ingegnere rileva anche tracce di umidità in soletta, “indice di un possibile danneggiamento dell’impermeabilizzazione dell’estradosso”, ed evidenzia una discrepanza “tra i disegni contabili, in cui sono presenti 5 cavi di cui 3 costituiti da 12 trefoli e 2 da 8 trefoli, e la relazione di calcolo, nella quale la trave è stata dimensionata considerando 5 cavi da 12 trefoli con tensioni di taratura tra loro diversi”.

In estrema sintesi, il Pecetti sarebbe stato costruito utilizzando 5 cavi di diverse dimensioni a seconda del numero di trefoli da cui erano costituiti, mentre il progetto prevedeva che tutti e 5 i cavi avessero lo stesso numero di trefoli. Da qui, sottolinea Autostrade, è partito l’intervento di ripristino sul viadotto, così come viene sottolineato e dettagliato nella lettera inviata al Mit.

Inchiesta falsi report, Aspi e Spea sospendono dipendenti indagati

Altrettanti documenti sono stati pubblicati per il Paolillo, così come una nota in cui Aspi prende le distanze dai Gianni Marrone e Lucio Torricelli Ferretti, i due dipendenti finiti ai domiciliari: «Autostrade per l’Italia ha deciso di sospendere i dipendenti con effetto immediato, provvedendo alla loro sostituzione - si legge in una nota - Il Consiglio di Amministrazione di Autostrade per l'Italia, convocato in via straordinaria per lunedì, valuterà ulteriori iniziative a tutela della Società».

Allo stesso modo, anche Spea si è mossa per mettere distanza tra sé e i dipendenti coinvolti nell’inchiesta: «Il Consiglio di amministrazione di Spea Engineering, riunitosi con urgenza, avendo appreso dei provvedimenti cautelari emessi dalla magistratura nei confronti di alcuni dipendenti, ha disposto la sospensione immediata dall'incarico degli stessi dipendenti - si legge in una nota - il Cda si è reso disponibile a rimettere il proprio mandato nelle mani del presidente per consentire la più efficace tutela della società».

Manutenzioni, Aspi apre sportelli per cittadini

Una vera e propria "operazione trasparenza", quella avviata da Aspi in seguito agli sviluppi nell'inchiesta falsi report, che ha portato l'azienda a decidere di aprire due sportelli, uno digitale e unno fisico nella sede centrale di via Bergamini, a Roma, che i cittadini potranno utilizzare per "presentare richiesta di accesso agli atti - fa sapere in una nota - e ricevere così la documentazione di interesse, sulla base di una procedura di accesso che sarà concordata da Aspi con le associazioni dei consumatori"

Aspi e Anas, botta e risposta sugli investimenti per la manutenzione

Non solo: Aspi ha anche tirato in causa Anas, altra concessionaria della rete autostradale italiana, sottolineando come "la spesa in manutenzione per chilometro di infrastruttura di Autostrade per l'Italia è di circa 108 mila euro all'anno (periodo 2013-2017), pari a 5 volte di più rispetto alla spesa effettuata da Anas sulla propria rete (19 mila euro all'anno tra il 2013 e il 2016) e 3 volte superiore alle concessionarie francesi e spagnole comparabili".

Dati, e dichiarazioni, che hanno suscitato l'immediata reazione di Anas: “Per la manutenzione delle infrastrutture stradali Anas spende importi analoghi rispetto ai concessionari autostradali a pedaggio - ha detto l'azienda del gruppo Fs Italiane - sulla propria rete autostradale non a pedaggio, comprensiva di raccordi autostradali (totale 1.300 km), spende in manutenzione mediamente, esclusa sorveglianza e info mobilità, oltre 98.000 euro a km/anno, e sulla sola A2 'Autostrada del Mediterraneo' la spesa raggiunge la quota di oltre 128.000 euro a km/anno".

La società sottolinea che "la rete Anas comprende inoltre 28.700 chilometri di strade statali, con caratteristiche disomogenee sia per geometria e ubicazione (come strade di montagna e altro) che per volumi di traffico e livelli di servizio".

"È evidente, quindi - conclude Anas - che il valore medio di spesa per manutenzione sull'intera rete Anas non è comparabile con quello autostradale, riferito ad arterie con geometrie, numeri di corsie e volumi di traffico ben maggiori. Su tipologie di strade simili, come evidenziato, Anas spende importi analoghi rispetto ai concessionari autostradali a pedaggio, in relazione alle risorse disponibili"..

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