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Cronaca Rapallo

Rubavano identità per fornire documenti falsi, smantellata banda del Tigullio

L'operazione "Fumo di Londra" si è conclusa con l'arresto di 21 persone: menti dell'organizzazione 5 rapallini, che realizzavano finte carte d'identità per cittadini albanesi decisi a entrare in Gran Bretagna

Ventuno misure cautelari eseguite, nove delle quali in carcere, una ai domiciliari e undici che prevedono l’obbligo di presentazione in commissariato: si è conclusa con un’operazione scattata alle prime luci dell’alba e condotta dalla Squadra Mobile di Annino Gargano e dagli agenti del commissariato di Rapallo diretti dal vice questore Giacomo Turturro, su richiesta del pubblico ministero Emilio Gatti, l’operazione “Fumo di Londra”, con cui è stata smantellata una rete di criminali con base nel Tigullio che si occupavano di “rubare l’identità” a tossicodipendenti per fornire documenti falsi a immigrati di origini albanesi decisi ad arrivare in Gran Bretagna.

Al centro dell’indagine, menti e braccia operative del traffico, quattro rapallini: S.O e W.O., padre e figlio di rispettivamente 56 e 25 anni residenti a Rapallo, il 25enne F.R., anche lui di Rapallo, e P.G.M., 66 anni, di professione comandante di lungo corso sugli yacht, già arrestato nel 2013 nell’ambito di un’inchiesta sul furto del Kasioca, uno yacht da crociera di 36 metri rubato dalla Marina di Genova e recuperato in Corsica. Insieme con loro, in carcere sono finiti anche Y.K., 21 anni, e I.G., 35 anni, muratori di Rapallo, il 32enne E.S., residente a Santa Margherita, e F.A., 26enne di Borzonasca. Per tutti e 8 (all’appello mancano ancora due persone, una delle quali condannata ai domiciliari, presumibilmente all’estero) le accuse sono di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in concorso e fabbricazione di documenti falsi. Ma i ruoli, all’interno della banda, erano molto ben distinti, e ai vertici c’erano gli italiani.

Nello specifico, erano loro ad avvicinare giovani tossicodipendenti del Tigullio offrendo dosi di droga in cambio della loro identità, ed erano sempre loro (nello specifico il 56enne e il 25enne di Rapallo) a confezionare i documenti falsi. Che erano in tutto e per tutto carte d’identità rilasciate dal Comune, di cui i tossicodipendenti andavano a denunciare lo smarrimento per avere un documento nuovo più semplice da manomettere: era sufficiente staccare la fotografia dalla colla ancora fresca e sostituirla con quella dell’immigrato che desiderava espatriare (e che veniva ricercato attentamente, per far sì che le sue caratteristiche fisiche risultassero compatibili con quelle indicate sul documento), per poi organizzare il trasferimento.

Proprio le numerose denunce di smarrimento presentate ai commissariati del Tigullio, e le altrettante richieste di documento sostitutivo, hanno insospettito i poliziotti del commissariato di Rapallo, che a fine 2015 hanno iniziato a indagare portando avanti per mesi un’inchiesta fatta di intercettazioni, appostamenti e pedinamenti, che da gennaio a giugno 2016 ha portato a una prima decina di arresti di persone trovate in possesso di carte d’identità false, e in queste ore all’esecuzione delle 21 misure cautelari.

Il pacchetto, che i clienti pagavano 6-10mila euro, comprendeva la carta d’identità valida per l’espatrio, una tessera sanitaria, una piccola somma di sterline necessaria per sopravvivere una volta arrivati a Londra e i biglietti, aerei o dell’autobus, necessari per gli spostamenti. Il “benefit” era rappresentato dagli accompagnatori, che arrivavano in aeroporto (inizialmente è stato scelto quello di Parma per un viaggio diretto) o alla stazione degli autobus in compagnia del finto italiano e si fingevano membri di un gruppo di vacanzieri in partenza per la Gran Bretagna, subentrando durante eventuali controlli approfonditi da parte della polizia di Frontiera per distogliere l’attenzione dalla poca dimestichezza degli albanesi con la lingua italiana. Ad avvicinare i potenziali clienti, un gruppo di cittadini albanesi che forniva loro il servizio di "tour operator" clandestino.

Il primo ostacolo, per i falsari, si è presentato proprio in aeroporto a Parma, in procinto di imbarcarsi su un volo diretto per Londra: intercettati dalla polizia (e arrestato l’uomo che aveva con sé il documento falso), hanno cambiato tattica provando a fare diversi scali e passando per Bruxelles e Copenhagen, dove sono stati però nuovamente bloccati. Il passo successivo è stato quello di provare prima con i pullman, e poi di accompagnare direttamente in auto gli immigrati albanesi, arrivando sino a Calais, dove sono stati fermati ancora una volta. Nei piani futuri, stando a quanto accertato dagli investigatori, c’era anche l’ipotesi di sfruttare una barca per raggiungere il suolo britannico. In nessun caso, però, nonostante i numerosi tentativi, l’operazione ha avuto successo. E adesso gli arrestati rischiano dai 4 ai 12 anni di carcere.
 

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